Sabato 8 febbraio ore 15:00 CORTEO ANTIFASCISTA!
in occasione del Giorno del Ricordo, contro il revisionismo storico e a supporto della mobilitazione contro il DDL Sicurezza.
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in occasione del Giorno del Ricordo, contro il revisionismo storico e a supporto della mobilitazione contro il DDL Sicurezza.
Comunicato stampa emesso dall’ufficio stampa governativo con un aggiornamento sulle principali statistiche del genocidio perpetrato dall’occupazione israeliana nella Striscia di Gaza da 470 giorni:
➢ (470) giorni di genocidio.
➢ (10.100) massacri commessi dall’esercito dell’occupazione israeliana.
➢ (61.182) martiri & dispersi.
➢ (14.222) dispersi (non sono arrivati negli ospedali fino al 18 gennaio 2025)
➢ (46.960) martiri giunti negli ospedali (Ministero della Salute).
➢ (9.268) massacri commessi dall’occupazione israeliana contro famiglie palestinesi (il Ministero della Salute).
➢ (2.092) famiglie palestinesi annientate dall’occupazione, cancellate dal registro civile (l’uccisione di padre, madre e tutti i membri della famiglia). Numero totale di martiri da queste famiglie è di 5.967 (il Ministero della Salute).
➢ (4.889) famiglie palestinesi annientate dall’occupazione, di cui è rimasto solo un membro. Il numero totale di martiri da queste famiglie supera gli 8.980 (il Ministero della Salute).
➢ (17.861) martiri bambini.
➢ (214) bambini neonati nati e uccisi durante il genocidio.
➢ (808) bambini di meno di un anno di vita uccisi durante il genocidio
➢ (44) martiri a causa di malnutrizione, carenza di cibo e politica di fame.
➢ (8) martiri a causa del freddo intenso nelle tende dei rifugiati, tra cui 7 bambini.
➢ (12.316) donne martiri uccise dall’occupazione israeliana.
➢ (1.155) martiri tra il personale medico (il Ministero della Salute)
➢ (94) martiri della protezione civile uccisi dall’occupazione israeliana.
➢ (205) martiri tra i giornalisti uccisi dall’occupazione israeliana.
➢ (736) martiri tra il personale di sicurezza e per l’assistenza umanitaria uccisi dall’occupazione.
➢ (150) crimini di attacco contro il personale di sicurezza e per l’assistenza umanitaria da parte dell’occupazione.
➢ (7) fosse comuni allestite dall’occupazione all’interno degli ospedali.
➢ (520) martiri recuperati dalle 7 fosse comuni all’interno degli ospedali.
➢ (110.725) feriti e infortunati arrivati negli ospedali (il Ministero della Salute).
➢ (15.000) feriti che necessitano di trattamenti a lungo termine (il Ministero della Salute).
➢ (4.500) casi di amputazione, di cui il 18% sono bambini, secondo il Ministero della Salute.
➢ (70%) delle vittime sono bambini e donne.
➢ (400) feriti tra giornalisti e operatori dei media.
➢ (220) centri di accoglienza e rifugio colpiti dall’occupazione israeliana.
➢ (38.495) bambini vivono senza i loro genitori o senza uno dei due.
➢ (13.901) donne hanno perso il marito durante il genocidio.
➢ (3.500) bambini sono a rischio di morte a causa di malnutrizione e carenza di cibo.
➢ (12.700) feriti necessitano di viaggiare all’estero per ricevere cure.
➢ (12.500) malati di cancro sono a rischio di morte e necessitano di cura.
➢ (3.000) malati con diverse patologie necessitano di trattamenti all’estero.
➢ (2.136.026) casi di malattie infettive a causa degli spostamenti forzati (il Ministero della Salute).
➢ (71.338) casi di infezione da epatite virale a causa degli spostamenti (il Ministero della Salute)
➢ (60.000) donne incinte sono a rischio a causa della mancanza di assistenza sanitaria.
➢ (350.000) pazienti con malattie croniche sono a rischio a causa del blocco israeliano che impedisce l’ingresso di farmaci.
➢ (6.600) persone arrestate dall’occupazione nella Striscia di Gaza dall’inizio del genocidio.
➢ (360) casi di arresto tra il personale sanitario (l’occupazione ha giustiziato 3 medici nelle prigioni).
➢ (48) casi di arresto tra i giornalisti i cui nomi sono noti.
➢ (26) casi di arresto tra i membri della protezione civile.
➢ (2.000.000) sfollati nella Striscia di Gaza.
➢ (110.000) tende danneggiate & inutilizzabili per gli sfollati.
➢ (216) sedi governative distrutte dall’occupazione israeliana.
➢ (137) scuole e università distrutte completamente dall’occupazione.
➢ (357) scuole e università parzialmente distrutte dall’occupazione.
➢ (12.800) studenti uccisi dall’occupazione israeliana durante la guerra.
➢ (785.000) studenti privati dell’istruzione dall’occupazione israeliana.
➢ (760) insegnanti e personale educativo uccisi dall’occupazione durante la guerra.
➢ (150) scienziati, accademici, professori universitari e ricercatori giustiziati dall’occupazione.
➢ (823) moschee completamente distrutte dall’occupazione.
➢ (158) moschee gravemente danneggiate dall’occupazione, necessitano di restauri.
➢ (3) chiese colpite e distrutte dall’occupazione.
➢ (19) cimiteri distrutti completamente o parzialmente dall’occupazione, su un totale di (60).
➢ (2.300) corpi trafugati dall’occupazione israeliana dai cimiteri della Striscia di Gaza.
➢ (161.600) abitazioni distrutte completamente dall’occupazione.
➢ (82.000) abitazioni distrutte dall’occupazione, rese inabitabili.
➢ (194.000) abitazioni parzialmente distrutte dall’occupazione.
➢ (100.000) tonnellate di esplosivi lanciati dall’occupazione israeliana sulla Striscia di Gaza.
➢ (34) ospedali bruciati, danneggiati o messi fuori servizio dall’occupazione.
➢ (80) centri sanitari messi fuori servizio dall’occupazione.
➢ (162) strutture sanitarie colpite dall’occupazione.
➢ (136) ambulanze colpite dall’occupazione israeliana.
➢ (206) siti archeologici e storici distrutti dall’occupazione.
➢ (3.680) chilometri di linee elettriche distrutte dall’occupazione.
➢ (2.105) trasformatori elettrici aerei e sotterranei distrutti dall’occupazione israeliana.
➢ (330.000) metri lineari di reti idriche distrutte dall’occupazione.
➢ (655.000) metri lineari di reti fognarie distrutte dall’occupazione.
➢ (2.835.000) metri lineari di strade e vie di comunicazione distrutte dall’occupazione
➢ (42) strutture, stadi e palestre distrutti dall’occupazione.
➢ (717) pozzi d’acqua distrutti dall’occupazione e messi fuori servizio.
➢ (88%) il tasso di distruzione nella Striscia di Gaza.
➢ (+38) miliardi di dollari le perdite dirette iniziali del genocidio.
Tutto ciò, non grida giustizia?
ORDINE DEL GIORNO PER IL RITIRO DEL DECRETO LEGGE N. 1660 “SICUREZZA”
Il Congresso della Federazione Provinciale di Firenze del Partito della Rifondazione
Comunista condivide le preoccupazioni e lo sdegno espressi da larghi strati della società
italiana dopo che il governo neofascista, per mano dei ministri Nordio, Piantedosi e
Crosetto, ha perfezionato nel ddl “sicurezza” un insieme di norme chiaramente (e diremmo
sfacciatamente) orientato alla repressione dei soggetti che questa maggioranza politica
considera persone marginali e potenzialmente contrarie all‟interesse dei potenti.
Solo per citare alcuni aspetti, l‟introduzione del delitto di rave party, il reinserimento del
pericolo di fuga tra le esigenze cautelari idonee a motivare le misure cautelari per i
minorenni nel famigerato decreto Caivano. Emerge l‟attacco alle grandi città come luoghi
in cui la produzione del valore produce scintille di resistenza e persino di contropotere. Il
blocco stradale diviene un reato e si prevede il divieto di accesso a determinate zone delle
città a determinati “soggetti”. Dall‟altra parte si intende ampliare in modo abnorme lo
spazio di manovra delle “forze dell‟ordine”
Viene introdotto il reato di rivolta all‟interno di un istituto penitenziario. L‟associazione
Antigone ha definito il ddl il più grande e pericoloso attacco alla libertà di protesta nella
storia repubblicana.
In generale, si criminalizzano fasce sociali come gli immigrati “irregolari”, i senza dimora, i
rom, i detenuti, gli attivisti e le organizzazioni che organizzano dissenso.
Il ddl segna, tuttavia, un momento di discontinuità perché sta emergendo pur
faticosamente un fronte unito contro la tattica della destra coagulato da una strategia
costituzionale. Un fronte che va dalla rete dei Negozianti italiani canapa ai collettivi
studenteschi più radicali, dai Giuristi democratici, alle associazioni del volontariato
carcerario, da Articolo 21 ai lavoratori organizzati della ex GKN. Un fronte meticcio che
attraverso la parola d‟ordine del ritiro immediato del ddl ha evidenziato un potenziale
ricompositivo di tutte le vertenze attraverso le quali i soggetti sociali declinano il conflitto
capitale-lavoro, capitale-ambiente, capitale-corpi e libertà-repressione, in quanto nasce da
manifestazioni territoriali e regionali, dagli scioperi, dalle occupazioni di scuole e facoltà,
dall‟astensione dalle udienze dei penalisti.
Il portato di tutte le manifestazioni ha già inciso significativamente: il Capo dello Stato ha
richiesto – a differenza da ciò che non ha fatto col decreto Caivano – la modifica di tutte le
norme più manifestamente incostituzionali. Si tratta di tre gruppi di norme: quelle norme
„anti-borseggiatrici rom‟ che rendono facoltativa la esecuzione della reclusione per le
donne incinta o madri di figli fino a un anno e obbligatoria l‟esecuzione penale per le madri
fino a tre anni, di quella discriminatoria verso il cittadino extraUE per l‟acquisto di una sim
telefonica e di quelle incriminanti la resistenza passiva nei reati di rivolta carceraria e
rivolta in CPR.
La battaglia, tuttavia, non è che all‟inizio dal momento che il movimento non può accettare
nulla che non sia il ritiro di tutto il ddl.
ODG PALESTINA – CONGRESSO PROVINCIALE PRC FIRENZE 19 GENNAIO 2025
Quello che stiamo vivendo è un momento tragico dell’umanità.
La riprese delle guerre in Europa e nel Medio Oriente, le minacce alla integrità nazionale degli stati e alla
sovranità dei popoli, la riproposizione di regimi autoritari nell’America latina, la caccia aperta alle risorse
dell’Africa, l’instabilità del continente asiatico, la minaccia alle libere vie di comunicazione e di rifornimento,
il costituirsi di una vera “internazionale nera” che accoglie tutte le forze reazionarie, guerrafondaie e
filofasciste, l’ascesa alla presidenza Usa delle tendenze più oltranziste dell’apparato industriale-militare
americano minacciano di trascinare l’intero mondo in una catastrofe tale da ricondurci ai tempi del
medioevo. Il rafforzamento della NATO e della carica offensiva, la crescita delle spese militari nei paesi
dell’Occidente a danno dello stato sociale, sono funzionali alla costruzione di un contesto di guerra
permanente, di economia di guerra, di “democrazie” autoritarie.
Questa è la attuale forma sotto cui si presenta il capitalismo del XXI secolo, oligarchico, antidemocratico,
che sbarazzatosi della lotta di classe e schiacciato i popoli, è in costante lotta per conquistare o mantenere
gli spazi di predazione.
In questa situazione il conflitto per la distruzione del popolo palestinese acquista particolare valore
simbolico. Come dice Didier Fassin ” il consenso alla distruzione di Gaza ha creato una immensa frattura
nell’ordine morale del mondo.(…) Questa accettazione alla devastazione di Gaza e del massacro della sua
popolazione, a cui bisogna aggiungere la persecuzione degli abitanti della Cisgiordania, lascerà una traccia
indelebile nella memoria delle società che ne saranno responsabili”. Siamo, infatti, ormai di fronte non
soltanto alla definitiva distruzione del concetto di diritto internazionale, ma, ancora una volta, siamo silenti
di fronte al genocidio di un popolo, come lo furono le classi dirigenti e gli “indifferenti” d’Europa di fronte
allo sterminio del popolo ebraico operato dalle bande nazifasciste.
Quello che sta avvenendo a Gaza è un genocidio, una distruzione di un popolo e della sua cultura, per altro
iniziato più di 77 anni fa. Quando si bombardano gli ospedali e le scuole, si distruggono i cimiteri, si
cancellano i pozzi, si affamano due milioni di persone, si rendono inutilizzabili interi territori coperti di
macerie e quando le vittime civili raggiungono l’80% delle vittime globali della guerra, quale altro concetto è lecito utilizzare?
In questo quadro, la condizione dei prigionieri politici in Israele è particolarmente vergognosa. Arresti
abusivi sono all’ordine del giorno come le detenzioni amministrative senza alcun limite e spiegazione. Per
questo riteniamo che il militante e resistente Marwān Barghūthī, arrestato abusivamente in quanto coperto
dall’immunità parlamentare, e detenuto da 22 anni nelle prigioni israeliane costituisca una figura chiave
capace di restituire credibilità all’autorità palestinese e nel contempo rappresenti pienamente la volontà
indomabile del suo popolo.
Per questo chiediamo al Partito della Rifondazione, di impegnarsi nella campagna per la sua liberazione,
con tutti gli atti possibili, levando così alta la voce a difesa della dignità di tutti gli uomini e donne della
resistenza palestinese.
Marwān Barghūthī, è uno dei detenuti da difendere e da liberare dalle infami galere, come lo è Abdullah
Öcalan, come lo furono Nelson Mandela, come lo furono i nostri compagni Umberto Terracini e Antonio
Gramsci.
LIBERTA PER BARGHUTHI, LIBERTA PER OCALAN, LIBERTA PER IL POPOLO PALESTINE E IL POPOLO CURDO.
Ordine del Giorno sulla MULTIUTILITY
La Federazione provinciale di Firenze del Partito della Rifondazione Comunista porta avanti,
attraverso la propria attività e quella di tutte le proprie articolazioni locali, la battaglia contro la
cosiddetta Multiutility toscana dei servizi.
L’incorporazione di tutta una serie di società pubbliche del settore dei servizi in ALIA SPA, si
configura in modo inevitabile come un ulteriore passo verso la privatizzazione di fatto e di diritto
della gestione di acqua, rifiuti e non solo.
La mobilitazione portata avanti a livello politico, istituzionale e di movimento ha ottenuto in
questi anni di lotta importanti risultati: la quotazione in borsa della nuova società, che
sembrava inevitabile fino a poco tempo fa, è messa in discussione da alcuni degli stessi
promotori dell’aggregazione e dallo stesso Partito Democratico, che pur si è reso politicamente
responsabile di questa deriva. L’iniziativa di una serie di Sindaci e amministratori locali, alcuni
dei quali eletti anche grazie al sostegno di Rifondazione Comunista, ha contribuito al formarsi
di un fronte contrario all’operazione Multiutility, che si è guadagnato una buona visibilità ed un
ampio sostegno nell’opinione pubblica. Infine, anche l’assetto della futura gestione del servizio
idrico è diventato oggetto di dibattito, con la quota del soggetto gestore da assegnare al privato
contestata da più parti e che sarà quantomeno ridimensionata.
Il XII° Congresso di Rifondazione Comunista della Federazione di Firenze impegna il Partito a
continuare a sostenere la battaglia contro la quotazione in borsa della Multiutility e per
un’eLettiva ripubblicizzazione del servizio idrico, attraverso l’esclusione dei privati dalla futura
gestione e favorendo la costruzione di una società in house, coerentemente con gli indirizzi
espressi dai cittadini e dalle cittadine italiane in occasione del referendum del 2011. Da
mandato pertanto al nuovo Comitato Politico Federale ed alla nuova Segreteria per
intraprendere le necessarie azioni politiche, di concerto con i movimenti e con i rappresentanti
istituzionali del Partito e quelli delle liste sostenute dal Partito.
Congresso Provinciale di Rifondazione Comunista Firenze
18 e 19 gennaio 2025
Ordine del giorno
L’impegno politico e sociale, contraddistinto da tenacia e generosità, di Anna Nocentini è
riconosciuto da tutte le realtà che ha attraversato. Impegno in difesa della salute, dei diritti dei
lavoratori, della parità di genere, in favore degli immigrati e contro la povertà.
In riconoscimento quindi della sua azione condotta con intelligenza, premura e
coinvolgimento proponiamo al Congresso provinciale quanto gi votato all’unanimità dal
Congresso del Circolo Firenze Università, cioè di rinominare lo stesso:
“Circolo Firenze Università – Anna Nocentini”.
Firmatari
Monica Sgherri
Luciano Malavasi
John Gilbert
SOLIDARIETÀ PER LE MANIFESTANTI E I MANIFESTANTI TUTTƏ CHE A BRESCIA HANNO SUBITO UN FERMO
INTIMIDATORIO DI 7 ORE IN QUESTURA, CON TRATTAMENTI LESIVI DELLA DIGNITÀ PERSONALE
Esprimiamo solidarietà per i fatti avvenuti a Brescia lo scorso 13 gennaio, per quanto è
accaduto a 23 attiviste, attivisti e attivistə di Extinction Rebellion, Ultima Generazione e
Palestina Libera.
Queste persone, durante un sit-in pacifico davanti ai cancelli della Leonardo Spa sono state
identificate e tenute in Questura per ben 7 ore. Stavano manifestando, per chiedere allo Stato
italiano e alla società produttrice di armamenti, di interrompere la complicità del genocidio
palestinese e dei crimini di guerra contro l’umanità che si stanno consumando a Gaza.
Si tratta di un’azione che può essere riconosciuta solo come intimidatoria.
Non solo, le donne e le persone femminilizzate sono state costrette a spogliarsi e a fare
flessioni umilianti (squat) per dei controlli.
Alcune persone fermate, poi, sono state denunciate arbitrariamente per “adunanza sediziosa”,
accusandole di “accensioni ed esplosioni pericolose” (per aver acceso fumogeni), o per
imbrattamento (ad esempio, per aver scritto su un muro “Palestina libera”). Ad altre è stato
consegnato un foglio di via.
Quanto accaduto dimostra come il governo attuale, così come con la proposta del DL1660
denominata “Decreto Sicurezza”, intenda aYrontare il dissenso pacifico.
La lesione del diritto a manifestare pacificamente le proprie opinioni non può che trovare la
nostra solidarietà.
Combatteremo con tutte le nostre forze, qualsiasi lesione al diritto democratico.
Dalla neo-eletta Segreteria Provinciale riceviamo la comunicazione finale sul Congresso della Federazione Fiorentina contenente anche la presentazione della segreteria stessa. A tale comunicazione fa seguito, su questa stessa pagina, il Documento Politico finale licenziato, all’unanimità, dal Congresso stesso. Nella “home page” del sito, alla categoria “PROVINCIALE”, troverete i vari OdG approvati dalla stessa assise, inerenti la posizione espressa dal Partito su alcune questione di rilevanza nazionale.
Alla neo-segreteria ed al Segretario Palandri questa redazione porge i migliori auguri di buon lavoro: alla lotta, compagni!!!
Comunicato della Segreteria Provinciale eletta nel XII congresso
Quello del Congresso è un momento importante nelle comunità politiche. Si tirano le fila sui risultati raggiunti, ci si confronta sulle prospettive e ci si prendono impegni per il futuro. Un momento impegnativo ma profondamente democratico.
La Federazione di Firenze del Partito della Rifondazione Comunista ha concluso i lavori del suo XII Congresso, che si è tenuto il 18 e 19 gennaio 2025 al Circolo ARCI Rinascita di Campi Bisenzio.
La due giorni ha visto partecipare molte realtà (istituzionali, partitiche, sindacali e associative) che hanno accettato l’invito a portare il proprio saluto, a conferma della radicalità sul territorio e dell’attiva militanza sui vari temi.
Oltre sessanta iscritte e iscritti, di cui 49 delegate e delegati dei Circoli di tutta la Provincia, hanno preso parte al Congresso, contribuendo ad un dibattito stimolante, profondo e schietto sulle prospettive e sul lavoro che ci attende e all’elaborazione di un documento politico conclusivo che è stato approvato all’unanimità.
Il Congresso ha inoltre visto la Federazione di Firenze del Partito di Rifondazione Comunista rinnovare le sue cariche: Lorenzo Palandri e Mario Noferini sono stati confermati rispettivamente segretario e tesoriere e Marco Toccafondi è stato eletto Presidente del Comitato Politico Federale. La nuova segreteria provinciale proposta da Palandri è formata da Gabriele Bini, Enrico Carpini, Giancarlo Coccheri, Giada Funghi, Diletta Gasparo e Domenico Stumpo, a cui si aggiunge Lorenzo Sodero in qualità di coordinatore dei Giovani Comuniste/i Firenze.
Documento politico approvato all’unanimità dalla platea congressuale della Federazione di
Firenze del Partito della Rifondazione Comunista – 19 gennaio 2025, Campi Bisenzio
Il Congresso provinciale del Partito della Rifondazione Comunista della Federazione di Firenze
ringrazia le compagne e i compagni che hanno partecipato ai congressi di Circolo e apprezza la
relazione di apertura del Segretario.
Hanno partecipato 174 iscritte e iscritti, con un consenso al documento 1 di 17 vo2 (pari al 10,05%) e al documento 2 di 152 vo2 (pari al 89,95%), con 5 astensioni.
LA GUERRA
Il progetto del Comando NATO a Rovezzano chiarisce quanto i conflitti militari e l’aumento delle
spese militari abbiano un impatto anche locale. Il nostro impegno per la pace deve proseguire nel
sostegno ai movimenti che si muovono per il ripudio della guerra, con l’obiettivo di rafforzare e
favorire le convergenze con le lotte per la giustizia sociale e ambientale.
Il Partito si impegna, quindi:
FOCUS su libertà d’espressione, diritto alla CASA e diritti dei MIGRANTI
Martedì 21 gennaio- dalle 18.15 al dopocena
Circolo 25 Aprile, via Bronzino 117, Firenze
Due sessioni di lavoro con pausa cena
PROGRAMMA DEI LAVORI
18.15 apertura lavori, Chiara Giunti
18.30: 1a sessione: DIRITTO AL DISSENSO E REPRESSIONE
modera Paolo Solimeno
18.45: Inasprimento delle pene e panpenalismo, relazione di Beniamino Deidda, ex magistrato-
19.10: Manifestazioni, carcere e torture – relazione di Letizia Bertolucci, avvocata –
19.30-19.55 domande dal pubblico e risposte
20.00 PAUSA pizza/pasta SU PRENOTAZIONE* al ristorante della cdp- costo Euro 10.
21.00: 2a sessione: INCONTRO SU EFFETTI DEL DDL SICUREZZA SUI DIRITTI ALLA CASA E DEI MIGRANTI.
modera Sandra Carpi Lapi
21.15: Gli effetti su diritto alla casa –Alessandro Mori e Urbano Rosa, avvocati
22-23,45: CONFRONTO CON INTERVENTI, DOMANDE E RISPOSTE
Cena- costo 10 euro, per prenotazione contattare entro domenica 19 gennaio a
Massimiliano: massiand72@gmail.com– whatsapp 339 719 6089
Firenze Città Aperta e Giuristi Democratici Firenze
Articolo di Samidoun.
Aumentano le tensioni in Cisgiordania mentre continua l’assedio di Jenin da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese
La mortale operazione militare dell’Autorità Nazionale Palestinese a Jenin continua ad alimentare le fiamme delle tensioni interne in Cisgiordania. Nel frattempo, i leader israeliani chiedono operazioni “simili a quelle di Gaza” in Cisgiordania e di tagliare tutti i legami con l’Autorità Nazionale Palestinese.
Di Mondoweiss Palestine Bureau 8 gennaio 2025
Le forze di sicurezza palestinesi si radunano nel luogo di una protesta contro gli scontri tra le forze di sicurezza palestinesi e i militanti nella città di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale occupata, il 21 dicembre 2024. (Foto: Mohammed Nasser/APA Images)
Le forze di sicurezza palestinesi si radunano nel luogo di una protesta contro gli scontri tra le forze di sicurezza palestinesi e i militanti nella città di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale occupata, il 21 dicembre 2024.
La Cisgiordania occupata è tornata alla ribalta nelle ultime settimane, poiché le tensioni alimentate sia da Israele che dall’Autorità Nazionale Palestinese minacciano di destabilizzare una situazione già instabile nel territorio.
Martedì, le tensioni sono esplose dopo l’uccisione di tre israeliani e il ferimento di otto in un attacco con sparatoria nei pressi di Qalqilya, nel nord-est del territorio palestinese. La sparatoria ha provocato una serie di reazioni israeliane, con funzionari di alto rango che hanno chiesto azioni militari israeliane su larga scala “simili a Gaza” in Cisgiordania.
Dopo la sparatoria nei pressi di Qalqilya, il ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich ha dichiarato che Israele dovrebbe “passare dalla difesa all’offensiva” in Cisgiordania, aggiungendo che “Jenin e Nablus devono assomigliare a Jabalia in modo che Kfar Saba non assomigli a Kfar Azza”. Jabalia è la città nel nord di Gaza che è stata oggetto di una massiccia campagna di pulizia etnica da parte dell’esercito israeliano alla fine dell’anno scorso, con conseguente spopolamento quasi totale dell’area, distruzione diffusa e uccisione e rapimento di centinaia di persone. Kfar Saba è una città nel centro di Israele, e Kfra Azza è il kibbutz israeliano nel sud che è stato attaccato il 7 ottobre 2023.
Il ministro della sicurezza nazionale israeliano di estrema destra, Itamar Ben-Gvir, ha commentato la sparatoria a Qalqilya dicendo che “coloro che cercano di porre fine alla guerra a Gaza avranno una guerra in Cisgiordania”, e ha chiesto di “tagliare tutti i legami con l’Autorità Nazionale Palestinese”, che secondo lui “sostiene il terrore”.
Il capo dei consigli degli insediamenti israeliani, Yossi Dagan, ha invitato l’esercito israeliano ad aumentare la repressione dei palestinesi, sostenendo che “se l’esercito avesse isolato Nablus e ispezionato ogni persona che entrava e usciva, l’attacco non sarebbe avvenuto”, invitando lo stato di Israele a “confiscare tutte le armi palestinesi e combattere Abu Mazen [il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese] che permette questi atti”.
Lunedì, il governo israeliano si è riunito per discutere della situazione in Cisgiordania, su richiesta di Bezalel Smotrich. Dopo l’incontro, l’ufficio del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha annunciato che Netanyahu aveva approvato “nuove misure di difesa e attacco in Cisgiordania”. Il ministro della guerra israeliano Yizrael Katz ha anche affermato che Israele “non tollererà una realtà in Cisgiordania simile a quella di Gaza”, aggiungendo che l’esercito israeliano “condurrà ampie operazioni nelle città [palestinesi] da cui provengono i terroristi”.
Israele sta portando avanti grandi offensive militari in Cisgiordania, in particolare nella sua parte settentrionale, da più di tre anni. Tuttavia, queste nuove minacce sono particolarmente allarmanti in quanto giungono solo due settimane prima dell’insediamento dell’amministrazione Trump, ritenuta a sostegno dei piani israeliani di annettere la Cisgiordania. A novembre, Smotrich ha affermato che il 2025 sarà l’anno dell’annessione della Cisgiordania da parte di Israele .
L’Autorità Nazionale Palestinese continua l’operazione mortale di Jenin
Le richieste israeliane di intensificare le tensioni in Cisgiordania giungono nel contesto di una campagna militare in corso da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese, l’organismo che ha un governo limitato in alcune aree della Cisgiordania, contro i gruppi di resistenza armata palestinese nel campo profughi di Jenin.
Gli scontri tra le Forze di sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese (PASF) e i combattenti della Brigata Jenin hanno finora causato la morte di 14 palestinesi, tra cui sei membri delle PASF, un combattente della Brigata Jenin e sette civili, tra cui bambini e un giornalista . Durante la sua operazione, che l’AP ha lanciato all’inizio di dicembre 2024, ha tagliato l’elettricità e l’acqua al campo, suscitando reazioni negative da parte dei residenti e dei combattenti della resistenza, che hanno accusato l’AP di “imporre un assedio” a Jenin. Il portavoce delle forze di sicurezza dell’AP, Anwar Rajab, ha respinto le accuse, affermando che “la circolazione dentro e fuori dal campo” continua normalmente e ha accusato i combattenti della Brigata Jenin di aver sparato alle squadre di manutenzione dell’elettricità e dell’acqua.
“Stiamo vivendo da un mese senza elettricità”, ha detto a Mondoweiss un residente del campo di Jenin che ha chiesto l’anonimato . “La gente si riunisce di notte attorno alle stufe, mentre alcuni giovani cercano di allungare i cavi elettrici dai pali fuori dal campo”, hanno descritto. “Gli scontri scoppiano all’improvviso e poi si calmano, ma la gente preferisce restare in casa per evitare il fuoco vagante, ed evitano di salire sul tetto dopo che un uomo e suo figlio sono stati colpiti sul tetto di casa”.
“Molte persone hanno lasciato completamente il campo, e solo coloro che non hanno parenti fuori dal campo sono rimasti”, hanno continuato. “Io stesso sono andato a casa di mia zia in città, e quando sono tornato al campo per controllare la casa, le forze di sicurezza dell’AP hanno ispezionato il mio documento di identità e lo hanno conservato prima di farmi entrare, e me l’hanno restituito quando sono tornato per lasciare di nuovo il campo”, hanno detto. “La vita all’interno del campo è paralizzata, tutto è chiuso, e coloro che possono andarsene se ne vanno”, hanno aggiunto.
Secondo il comitato dei servizi popolari del campo di Jenin, circa 3.000 dei 15.000 residenti del campo se ne sono andati a causa dei combattimenti. Tali esodi di massa dal campo sono stati precedentemente osservati durante operazioni simili della durata di giorni da parte dell’esercito israeliano , che attacca frequentemente Jenin e il campo profughi per colpire i combattenti della resistenza lì.
L’escalation degli eventi a Jenin ha aumentato le tensioni in Cisgiordania, con i palestinesi indignati per le azioni dell’AP. Sui social media, molti palestinesi hanno definito l’operazione “una vergogna” e accusato l’AP di combattere la resistenza per guadagni politici, sia per rendersi rilevante per la futura amministrazione Trump, sia per Israele, al fine di mantenere un certo potere in Cisgiordania sotto una potenziale annessione, o nella governance postbellica a Gaza.
L’AP, da parte sua, ha continuato a insistere sul fatto che la sua operazione è volta a “riprendere il campo di Jenin dagli elementi fuorilegge” e “impedire di trasformare la Cisgiordania in Gaza”. Il portavoce dell’APSF Anwar Rajab ha anche affermato che “i fuorilegge di Jenin vogliono indebolire l’AP per soddisfare le agende regionali e distruggere il progetto nazionale palestinese”.
Nel frattempo, l’AP ha esteso la sua repressione ad altre aree della Cisgiordania, conducendo una serie di arresti in Cisgiordania, prendendo di mira i combattenti della resistenza e i cittadini palestinesi che hanno criticato l’operazione dell’AP a Jenin. Ammar Dweik, il capo della Commissione indipendente palestinese per i diritti umani, l’organismo ufficiale di controllo dei diritti umani palestinese, ha affermato domenica che ci sono stati “almeno 150 arresti, alcuni dei quali di membri della Brigata di Jenin, ma alcuni di loro familiari”. Dweik ha anche affermato che ci sono state segnalazioni di maltrattamenti di detenuti documentati in filmati.
L’AP ha anche ordinato la chiusura dell’ufficio di Al-Jazeera a Ramallah e ne ha vietato le attività nei territori controllati dall’AP. La mossa ampiamente criticata è avvenuta dopo che il canale ha trasmesso una copertura critica dell’operazione Jenin dell’AP. Dopo il divieto, che è stato paragonato a una chiusura simile di Al Jazeera da parte di Israele l’anno scorso , i provider Internet palestinesi hanno bloccato lo streaming di Al Jazeera dai loro servizi in conformità con l’ordine dell’AP. La decisione ha ricevuto reazioni negative dai media locali e internazionali e dalle organizzazioni per i diritti umani, tra cui Reporter senza frontiere, il Palestinian Human Rights Center e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.
In risposta alla repressione dell’AP, la commissione per i diritti umani ha chiesto all’AP di aprire un’indagine su tutti i casi di palestinesi uccisi a Jenin da entrambe le parti e di divulgarne i risultati al pubblico. Nel frattempo, una coalizione di partiti politici palestinesi, organismi della società civile, sindacati e personaggi pubblici, tra cui alcuni membri di Fatah, il partito al governo dell’AP, ha lanciato un’“iniziativa sociale” per porre fine alla crisi a Jenin, invitando entrambe le parti a mostrare autocontrollo e a ricorrere al dialogo. L’iniziativa ha presentato una proposta per un “dialogo nazionale olistico” per contenere la crisi e impedirne l’espansione ad altre parti del territorio palestinese.
L’escalation interna palestinese a Jenin arriva sulla scia di diversi anni di crescenti tensioni sociali in Cisgiordania. Mentre i gruppi di resistenza armata in Cisgiordania, che hanno visto una rinascita negli ultimi tre anni, hanno ricevuto un ampio sostegno pubblico e popolarità, l’AP ha assistito al contrario. L’AP è diventata sempre più impopolare , in parte a causa di politiche come il coordinamento della sicurezza con Israele. Gli atteggiamenti sfavorevoli nei confronti dell’autorità sono cresciuti solo dal 7 ottobre 2023, e ciò che è stato percepito come inazione dall’AP per fermare il massacro dei palestinesi a Gaza.
Le tensioni interne in Cisgiordania sono state solo esacerbate dalle minacce israeliane di annessione e dall’aumento della violenza contro i palestinesi, mentre l’Autorità Nazionale Palestinese aumenta i suoi sforzi. Dall’inizio del genocidio israeliano a Gaza, nell’ottobre 2023, le forze e i coloni israeliani hanno ucciso almeno 821 palestinesi, mentre i coloni israeliani hanno sfollato circa 25 comunità beduine palestinesi nelle aree rurali della Cisgiordania.
Questo invito annuale all’azione è particolarmente urgente quest’anno per due motivi:
1) La collaborazione dell’infida Autorità Nazionale Palestinese, che infligge repressione al popolo palestinese per mantenere la propria posizione di privilegio e collaborazione con l’entità sionista. Con i finanziamenti e il sostegno delle potenze imperialiste, questo ha accelerato in modo particolarmente pericoloso nel contesto del genocidio in corso. Dal 7 ottobre 2023, l’Autorità Nazionale Palestinese ha tolto la vita a 18 martiri palestinesi e sta attualmente conducendo un assedio continuo contro la resistenza nel campo di Jenin. Continua a imprigionare decine di prigionieri politici palestinesi, tra cui studenti palestinesi, mentre spara alle forze di resistenza che difendono la terra palestinese.
2) Questo è un momento urgente per il potenziale scambio di prigionieri ricercato dalla Resistenza palestinese. Contrariamente alla propaganda sionista e imperialista, la Resistenza è la forza primaria che cerca uno scambio di prigionieri significativo combinato con il ritiro completo delle forze sioniste genocide dalla Striscia di Gaza. Una delle massime priorità dello scambio di prigionieri è il rilascio dei leader della resistenza detenuti nelle prigioni sioniste, con condanne elevate, che il regime ha rifiutato di rilasciare negli scambi passati, tra cui Ahmad Sa’adat, Marwan Barghouti, Abdullah Barghouti, Abbas al-Sayyed, Hassan Salameh, Ibrahim Hamed, Mahmoud al-Ardah e altri.
I prigionieri palestinesi sono leader della Resistenza, in prima linea per la giustizia e la liberazione, che sopportano scioperi della fame e lottano senza sosta con una volontà incrollabile verso la libertà in mezzo alle condizioni più terribili di tortura, abusi, negligenza medica e uccisioni deliberate. Dall’ottobre 2023, stanno affrontando una violenza esponenziale da parte dei sionisti, una violenza che ha portato al martirio di oltre 50 prigionieri palestinesi, con violenza estrema rivolta in particolare contro il numero imprecisato di palestinesi di Gaza rapiti dall’occupazione e detenuti in famigerati campi di tortura come Sde Teiman.
Ahmad Sa’adat è un leader del movimento dei prigionieri palestinesi e del movimento di liberazione nazionale palestinese, nonché un simbolo palestinese, arabo e internazionale della resistenza al sionismo, al capitalismo, al razzismo, all’apartheid e alla colonizzazione. Preso di mira per il suo ruolo politico e la sua chiarezza di visione, rimane intatto e intatto, nonostante l’oppressione imposta a lui e a migliaia di altri prigionieri politici palestinesi.
A 23 anni dal suo arresto, è giunto il momento della libertà per Ahmad Sa’adat, per i suoi compagni leader della Resistenza e per tutti i prigionieri palestinesi nelle carceri sioniste, imperialiste, reazionarie e dell’Autorità Nazionale Palestinese.
32 anni dopo Oslo, è giunto il momento di denunciare la cosiddetta Autorità Nazionale Palestinese e di denunciare il suo “coordinamento della sicurezza” e il tradimento nei confronti del popolo palestinese, nel campo di Jenin e ovunque.
76 anni dopo la Nakba, è giunto il momento della liberazione della Palestina, dal fiume al mare!
Chiediamo una settimana internazionale di azioni dal 15 al 22 gennaio, chiedendo la liberazione di Ahmad Sa’adat e dei suoi compagni leader della resistenza, avanzando la richiesta di uno scambio di prigionieri e la fine del genocidio a Gaza e in tutta la Palestina occupata, e sottolineando il ruolo malevolo dell'”Autorità Palestinese” nella lotta di liberazione palestinese. Agisci per intensificare l’escalation contro l’entità coloniale genocida sionista, organizza per la giustizia in Palestina !
Cosa puoi fare a livello locale?
Sostieni la settimana di azione per la liberazione di Ahmad Sa’adat e di tutti i prigionieri palestinesi.
Educa attraverso le tue reti: organizza una discussione sui leader della Resistenza e sui prigionieri politici, condividi risorse su Ahmad Sa’adat e sui prigionieri palestinesi sui social media e nella tua comunità
Organizza o unisciti a una protesta o manifestazione contro il genocidio sionista-imperialista in corso in Palestina con un contingente, cartelli o striscioni per Ahmad Sa’adat e i prigionieri palestinesi
Organizzare una manifestazione presso l’ambasciata dell’Autorità Nazionale Palestinese o in un luogo simile per chiedere la fine delle offensive dell’Autorità Nazionale Palestinese nel campo di Jenin e in tutta la Cisgiordania contro il popolo e la resistenza.
Organizza un evento, una protesta, uno stand didattico o un incontro per scrivere lettere durante la Settimana d’azione.
Organizza eventi, azioni e proteste per chiedere la libertà per Ahmad Sa’adat e tutti i prigionieri palestinesi. Protesta in spazi pubblici, campus e spazi comunitari.
Partecipa alla campagna sui social media. Pubblica una foto o un messaggio video che chiede la libertà per Ahmad Sa’adat e i suoi compagni prigionieri palestinesi.
Sostieni la liberazione di Abla Sa’adat, la moglie di Ahmad, imprigionata dal settembre 2024.
Usa gli hashtag #freeallpalestinianprisoners, #freeahmadsaadat
“La lotta palestinese per la liberazione nazionale è parte integrante del movimento internazionale dei popoli per la liberazione nazionale, la giustizia razziale ed economica internazionale e la fine dell’occupazione, del colonialismo e dell’imperialismo”. – Ahmad Sa’adat
La Palestina sarà libera, dal fiume al mare!
Corteo da Piazza Santa Maria Novella con arrivo in Piazza San Marco passando per San Lorenzo.
FERMIAMO IL GENOCIDIO! RICORDIAMOCI DELL’OPERAZIONE “PIOMBO FUSO”!!!