I bombardamenti sionisti in Libano non impediranno alla resistenza di continuare la sua resistenza e di espandere i suoi attacchi.
Le esplosioni diffuse e insidiose che hanno preso di mira simultaneamente e in sequenza i dispositivi di comunicazione detenuti dai cittadini libanesi in varie regioni del Libano rappresentano una grave escalation sionista. Ciò avviene come parte di un nuovo tentativo di occupazione mirato a interrompere la situazione di sicurezza in Libano e destabilizzarne la stabilità.
Questa vasta escalation sionista, che viene portata avanti in un coordinamento confermato con gli Stati Uniti e le potenze occidentali, mira a colpire il cuore del Libano e tentare di indebolire la resistenza che ha ripetutamente dimostrato la sua capacità di affrontare questi pericolosi eventi.
Il Fronte afferma il suo pieno sostegno e solidarietà al Libano e alla sua resistenza, augurando una pronta guarigione ai feriti.
Questi recenti eventi confermano l’intenzione in corso della forza occupante di esercitare pressione sul Libano e di svolgere vaste operazioni volte a creare una nuova realtà che serva i suoi interessi militari e di sicurezza, culminando nella decisione del governo sionista.
Siamo fiduciosi che la resistenza sia in grado di assorbire questo attacco insidioso e di rispondere con forza per riflettere la sua coesione e resilienza. Inoltre, queste operazioni non scoraggeranno la resistenza dal continuare a sostenere la resistenza a Gaza nella sua continua lotta contro l’occupazione.
Le ripetute minacce sioniste di lanciare un’aggressione su vasta scala contro il Libano saranno affrontate solo con maggiore fermezza e resistenza. Il popolo libanese e le sue forze di resistenza hanno ripetutamente dimostrato la loro capacità di sventare qualsiasi piano che li prendesse di mira e di rispondere all’escalation con un’escalation ancora maggiore.
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina Central Media Office 17 settembre 2024
Ieri sera la camera dei deputati ha approvato a larghissima maggioranza il Ddl 1660, col quale senza troppi giri di parole, si istituisce in Italia lo stato di polizia. 🔴 Il blocco stradale e quindi gli scioperi diventano reato penale con condanne fino a 2 anni di carcere; 🔴 le proteste in carcere o nei Cpr possono essere punite col carcere fino a 20 anni; 🔴 idem per chi protesta contro le grandi opere; 🔴 Anche la “propaganda” delle lotte è punibile fino a 6 anni, essendo considerata “terrorismo della parola”; 🔴carcere fino a 7 anni per chi occupa una casa sfitta o solidarizza con le occupazioni; 🔴 Fino a 15 anni per resistenza attiva 🔴 Fino a 4 anni per resistenza passiva (nuovo reato, ribattezzato “anti-Ghandi”) 🔴 Facoltà per forze dell’ordine di detenere una seconda arma personale al di fuori di quella di ordinanza e al di fuori del servizio. 🔴 Carcere immediato anche per le madri incinte o con figli di età inferiore a un anno 🔴 Dulcis in fundo, si vieta agli immigrati senza permesso di soggiorno finanche l’uso del cellulare, vincolando l’acquisto della SIM al possesso del permesso.
Tutto ciò col silenzio complice delle “opposizioni parlamentari” , le quali al di là di un voto contrario puramente di bandiera non hanno mosso un dito per contrastare realmente le nuove leggi “fascistissime”, peggiorative rispetto allo stesso codice Rocco. Anzi: su circa 160 parlamentari, al momento del voto a Montecitorio l'”opposizione” ne aveva in aula soltanto 91!!! Non solo: prima della votazione finale del Ddl, PD e 5 stelle hanno presentato alcuni ordini del giorno (recepiti dal governo) che impegnavano quest’ ultimo ad incrementare la spesa per assumere nuovi agenti di polizia e di guardie penitenziarie : l’ennesima riprova di come, al di la di qualche sfumatura, nella sostanza siano tutti uniti nella direzione di un inasprimento dei dispositivi repressivi, funzionale alla guerra e all’economia di guerra, cioè di fatto all’introduzione di una vera e propria legge marziale!
Ora la parola passa al senato, il quale sicuramente approverà in tempi brevi questa ignobile ed infame legge.
Documentazione di una serie di recenti attacchi di coloni e IOF in Cisgiordania.
Tulkarem: L’occupazione ha continuato a prendere d’assalto il campo profughi di Tulkarem, provocando ingenti distruzioni di proprietà e infrastrutture. Le forze hanno bruciato la casa del martire Ahmed Salit.
Le IOF hanno impedito alle squadre della Mezzaluna Rossa di entrare nel campo profughi di Tulkarem per trasportare casi medici all’ospedale, nonostante il precedente coordinamento tramite il Comitato Internazionale della Croce Rossa.
Tubas: Le IOF hanno assediato una casa nella città di Tammun e hanno impedito alle squadre mediche di raggiungere un giovane ferito nelle vicinanze. La Mezzaluna Rossa ha recuperato il ferito che era stato gravemente ferito alla coscia dagli spari dell’occupazione. Sono stati segnalati quattro feriti dagli spari delle IOF.
Le IOF hanno arrestato e aggredito i cittadini durante l’assalto alle loro case nella città di Tammun.
Ramallah: Le IOF hanno preso d’assalto il villaggio di Kharbatha Bani Harith, a ovest di Ramallah, e arrestato i cittadini.
Nablus: I coloni dell’insediamento “Rehalim” hanno attaccato le case vicine all’incrocio del villaggio di Yatma, a sud di Nablus, e hanno appiccato incendi nella zona.
Altro fronte (Libano meridionale): fonti di sicurezza europee affidabili ad Al-Mayadeen: — L’attacco condotto da Hezbollah all’Unità 8200 a “Glilot” e alla base “Ein Shemer” ha ottenuto un grande successo.
L’attacco ha causato diversi morti e feriti.
Il numero di morti dell’Unità 8200 di intelligence “israeliana” ha raggiunto quota 22.
Il numero di feriti dell’Unità 8200 di intelligence “israeliana” ha raggiunto quota 74.
Vogliamo ricordare il tragico momento della storia moderna del “cortile di casa” statunitense pubblicando una biografia ( tratta da Wikipedia) del fondatore del Partito comunista del Cile, Luis Emilio Recabarren e pubblicando un canto di Victor Jara ( a sua volta trucidato nello stadio di Santiago del Cile dai golpisti assassini) a lui dedicato. Buona lettura e buon ascolto.
Nato a Valparaíso da una poverissima famiglia di origine basca[1], lavorò come operaio tipografico fin da giovane età e si dedicò all’attività politica fondando nella propria città natale, il porto di Valparaíso, varie organizzazioni e giornali che esortavano alla solidarietà all’interno della classe operaia. Assunta la direzione del quotidiano El Trabajo (Il Lavoro), fu imprigionato per 8 mesi a seguito della pubblicazione di duri articoli che criticavano le condizioni dei lavoratori nel nord del Paese. Nel 1905 si trasferì nel porto settentrionale di Antofagasta, dove pubblicò il periodico La Vanguardia (L’Avanguardia).
Fu eletto deputato per il Partito Democratico nel 1906, ma non poté assumere l’incarico perché, essendo agnostico, rifiutò di giurare sulla Bibbia. Ebbe poi nuovamente problemi con la giustizia per le sue pubblicazioni ferocemente critiche nei confronti del governo cileno, e dovette lasciare il Paese stabilendosi in Argentina. Qui entrò a far parte del Partito Socialista. Nel 1908 si recò in Europa (visitando Spagna, Francia e Belgio) e tornò in Cile a fine anno.
Rientrato nel Paese, fu condannato nuovamente al carcere. Tornò in libertà nell’agosto del 1909. Nel 1911 si stabilì a Iquique. Molto deluso del proprio partito, fu in questa città che fondò nel 1912, insieme a una trentina di operai, il Partito Operaio Socialista (POS).
Nel 1915 fu candidato a deputato ad Antofagasta ma fu sconfitto a seguito di brogli. Si trasferì allora a Valparaíso e vi rimase fino all’inizio del 1916, quando viaggiò lungo il Cile in direzione sud, giungendo fino a Punta Arenas. Nel 1918 tornò in Argentina e partecipò alla fondazione del Partito Comunista Argentino, entrando a far parte della sua prima Direzione Nazionale.
Al rientro in Cile, partecipò al III Congresso del POS, nel quale fu avviata la strada per l’ingresso nella Terza Internazionale e per la trasformazione in Partito Comunista del Cile. Fu candidato alla Presidenza della Repubblica nel 1920. Al momento delle elezioni, che videro il successo di Arturo Alessandri Palma, Recabarren era nuovamente in carcere. Nel 1921, ad ogni modo, fu rieletto deputato ad Antofagasta.
Impressionato dalla Rivoluzione Russa, dopo il Congresso del Partito di gennaio del 1922 che sancì ufficialmente la trasformazione del POS in Partito Comunista del Cile, Recabarren si recò in Unione Sovietica per partecipare al Congresso dell’Internazionale Comunista. Tornò in Cile nel febbraio del 1923. Nel 1924 non volle ricandidarsi alle elezioni, e il 19 dicembre dello stesso anno si tolse la vita, apparentemente a causa di una depressione provocata sia da problemi personali che politici.
Queste montagne sono sempre più sotto attacco, nell’unione di interessi tra politica e imprenditoria, per ricavare nuovi profitti in nome del presunto “progresso” che nulla ha a che fare col nostro benessere
Industria estrattiva, mega impianti eolici, nuovi impianti di risalita, nuove infrastrutture stradali a più di 1500 m di altitudine.
Uniamoci per dire NO alla malagestione, alla distruzione e al degrado di queste aree voluti per: -sfruttarne ogni risorsa possibile per ragioni di profitto -procedere con la loro trasformazione in siti industriali voluti da lobby finanziarie -trasformarli in aree destinate ad un turismo consumistico e distruttivo –urbanizzarli per renderli usabili ed accessibili senza riguardo e consapevolezza –snaturarli della loro bellezza e del loro valore nella continuazione di un sistema socioeconomico distruttivo e disumano
DIFENDIAMO LA NATURA DA CUI DIPENDIAMO PER ESISTERE! Unisciti a noi Sabato 28 settembre dalle 15.00 in Piazza Duomo n.10 a Firenze
Il Coordinamento delle cinque montagne Dalla parte della Terra, senza compromessi
Pagine Esteri, 27 agosto 2024. La polizia israeliana ha disposto la chiusura, ad Haifa, della sede del Partito comunista (Maki) dove era in programma, per lunedì 26 agosto, la proiezione del nuovo film del regista palestinese Mohammad Bakri.
La segretaria della sezione, Reem Hazan, è stata convocata due volte dalla polizia, che l’ha interrogata sull’evento. Le autorità hanno poi deciso di chiudere la sede per dieci ore (dalle 19.00 di lunedì alle 5.00 di martedì) a causa di non meglio precisati “pericoli alla pace pubblica”, facendo riferimento a informazioni riservate e di intelligence.
Mohammad Bakri, palestinese con cittadinanza israeliana, è l’autore del film-documentario “Jenin, Jenin“, girato nel 2002 all’interno del campo profughi palestinese, immediatamente dopo l’irruzione e la violenta invasione dell’esercito israeliano che causò diverse vittime, molte delle quali civili. Attraverso le voci dei protagonisti di uno degli eventi più sanguinosi della Seconda Intifada e dell’operazione militare “Muraglia di difesa”, Bakri ha raccontato gli scontri tra l’esercito israeliano, presente con centinaia di uomini e mezzi e i combattenti palestinesi del campo profughi, avvenuti in mezzo a migliaia di civili. Tra le vittime decine di palestinesi e circa quindici soldati israeliani. Quando l’esercito andò via, metà del campo profughi era ridotto in macerie. Molti testimoni oculari parlarono di azioni violente dei militari contro la popolazione civile e Israele venne accusato di aver compiuto crimini di guerra. Accusa rigettata da Tel Aviv che anzi attaccò Bakri, portandolo in tribunale. Nel 2021 una corte ha dichiarato il film “Jenin, Jenin” illegale in Israele, vietandone la proiezione e la distribuzione e ordinando il sequestro di tutte le sue copie. Il regista è stato accusato di diffamazione da un soldato che per circa 5 secondi compariva all’interno della pellicola, ripreso in un’immagine d’archivio. Bakri è stato condannato a risarcire il militare e a pagare le spese processuali.
Dal 2002 è ritornato più volte a Jenin. Anche nel luglio 2023, quando, durante un’altra incursione israeliana, vennero uccisi 12 palestinesi e un soldato. Anche in quell’occasione, come in decine di altre, il campo venne distrutto dai mezzi militari, che rivoltano l’asfalto e fanno a pezzi la rete idrica e quella elettrica.
È stato allora che Mohammad Bakri ha deciso di realizzare un nuovo documentario per raccontare i raid e gli eventi degli ultimi 19 anni, una sorta di sequel. Il titolo è simile ma non uguale: “Janin, Jenin“. Ed era questo nuovo lavoro, per il quale in Israele non esiste, almeno fino ad ora, nessuna censura, a dover essere proiettato lunedì 26 agosto nella sede del Partito comunista di Haifa. Per l’occasione, erano stati organizzati un incontro con il regista e una raccolta fondi per la campagna “Think about Gaza”, con lo scopo di sostenere la popolazione della Striscia.
Reem Hazan, insieme al Centro legale per i diritti delle minoranze arabe in Israele, Adalah, hanno inviato martedì 27 agosto una lettera urgente al procuratore generale israeliano, Gli Baharav-Miara, chiedendogli un intervento immediato “per fermare la persecuzione politica della polizia nei confronti del Partito comunista israeliano”. Il Partito comunista e il movimento politico israeliano Hadash hanno definito “fascista” la decisione della polizia. Un avvocato di Adalah presente agli interrogatori della segretaria della sezione del partito, ha definito l’ordine di chiusura “illegale”, perché “viola i diritti di espressione politica e di riunione”.
Nella lettera si fa presente che l’evento non è stato cancellato e che anzi è riprogrammato per il 9 settembre 2024. Gli avvocati di Adalah hanno quindi chiesto al procuratore generale di ordinare alla polizia di Haifa di non ostacolare nuovamente la manifestazione e di impedire “ulteriori violazioni della libertà di espressione” e di riunione politica di cittadini e residenti. “Non siamo a conoscenza – continuano i legali – di alcun caso dai tempi del governo militare in cui la polizia abbia emesso un ordine di chiusura di una sezione di un partito politico in Israele […] Questo abuso è gravemente aumentato da quando il ministro razzista di estrema destra Ben-Gvir è entrato in carica. La polizia conduce una campagna di soppressione delle critiche legittime alla brutale guerra di Israele contro Gaza, che ha portato a centinaia di arresti ingiusti volti a deterrenza e punizione. Nonostante ciò, il Procuratore di Stato e il Procuratore generale non solo non sono riusciti ad agire contro questa campagna di silenziamento e intimidazione, ma hanno anche, in alcuni casi, sostenuto attivamente la sua continuazione”.
Solo pochi giorni prima, il 7 agosto, la polizia ha bloccato la proiezione del film Gaza’s Untold Stories from Ground Zero, una raccolta di 22 cortometraggi realizzati da diversi autori durante la guerra in corso a Gaza, progetto del regista palestinese Rashid Masharawi. Le forze armate hanno fatto irruzione nel Centro Culturale Yabous di Gerusalemme pochi minuti prima dell’inizio dell’evento, annunciandone la cancellazione. La proiezione è stata poi rinviata e spostata a Betlemme, nei Territori palestinesi occupati.
PRIMA UNA VALANGA DI BUGIE SULL’OSPEDALE SERRISTORI (CHE IL PD HA DISTRUTTO) ED ORA SULLA REALIZZAZIONE NEL COMUNE DI FIGLINE INCISA VALDARNO DI UNA CASA DI COMUNITÀ E UN OSPEDALE DI COMUNITÀ! Per i COBAS è inaccettabile che invece di sviluppare e potenziare l’offerta del servizio ospedaliero e territoriale diminuiscono servizi e attività sanitarie pubbliche! DOPO aver perseguito per anni l’obbiettivo di smantellare l’Ospedale Serristori quale presidio sanitario per acuzie, tagliando posti letto e riducendo tutta l’offerta di degenza ospedaliera fino ad arrivare a sopprimere il Pronto Soccorso H24, regalando al privato e al mercato specialistiche di ogni sorta, DOPO aver partorito un discutibile e costoso modello di assistenza quale il Centro Medico Avanzato (per cistiti, piccole abrasioni, punture di insetti, suture di piccole ferite, rimozione di punti ecc) del quale ne vanno fieri solo il Presidente della Giunta Regionale Giani e tutto il PD locale in pompa magna DOPO aver annunciato la destinazione di oltre 4 milioni di euro di fondi del PNRR per realizzare sul territorio una Casa di comunità e un Ospedale di comunità che avrebbero dovuto consentire l’integrazione della residua offerta di servizi sopravvissuti al depotenziamento dell’Ospedale Serristori DOPO aver trasferito a tal scopo da più di 6 mesi i servizi del Distretto di Via da Verrazzano (servizio infermieristico domiciliare, punto prelievi ecc) all’interno del presidio ospedaliero oramai diventato quasi una scatola vuota, non solo i lavori dei due “carrozzoni” non sono mai iniziati ma la situazione all’interno del presidio ospedaliero Serristori è diventata inaccettabile, il nuovo Sindaco di Figline Incisa in continuità con la precedente “non vede, non sente e non parla” ma in aggiunta assistiamo all’indecoroso spettacolo di nomine di notabili all’interno dell’altro carrozzone la cosiddetta Società della Salute. Ma il Sindaco che è l’autorità sanitaria di riferimento per i cittadini cosa dovrebbe vedere e contrastare per ottemperare al rispetto dei principi Costituzionali sul diritto alla salute?: la riduzione dell’attività del laboratorio analisi da 12H a 6H, la riduzione dell’attività cardiologica per l’utenza esterna da 12H a sole 6H giornaliere, la riduzione dell’attività di radiologia e la scomparsa di medici e tecnici sanitari, la riduzione delle attività di specialistica ambulatoriale quasi inesistente durante il periodo estivo (si parla di oculistica, dermatologia, urologia, chirurgia, otorino-laringoiatria), la riduzione dell’attività dell’odontoiatria che passa da 5gg a solo 2gg di apertura alla settimana, la quasi scomparsa della pediatria che da 6gg passa a 1g alla settimana, la chiusura “agostana” delle sale operatorie e della week surgery! È paradossale che il Sindaco di Figline Incisa non faccia sentire la sua autorevolezza su quanto la Direzione Generale della USL Toscana Centro sta attuando, così come è sospetto il silenzio in merito al mancato inizio dei lavori per la Casa e per l’Ospedale di Comunità!! Appare infine singolare, al limite “del pensar male”, che i due Carrozzoni sopra citati offrano gli stessi servizi attualmente erogati dall’Ospedale Serristori…non sarà che questo sia già diventato all’insaputa di tutti l’Ospedale di Comunità??! Figline Incisa Valdarno 28/08/2024
Perché non si fermano i massacri in Ucraina e Gaza? Agli Usa conviene la guerra permanente. Da mesi e mesi siamo chiamati a convivere con un massacro quotidiano di migliaia di persone. La situazione più insopportabile è in Palestina dove l’esercito israeliano sta compiendo da mesi un genocidio del popolo palestinese, un orribile massacro dove bambini e ragazzi – che sono la maggioranza della popolazione palestinese a Gaza – muoiono ogni giorno a causa delle bombe e della mancanza di acqua e di cibo. Insopportabile perché le sofferenze che si consumano in questo campo di concentramento a cielo aperto che è diventata Gaza avvengono in mondovisione, sotto gli occhi di tutti e tutte.
Di Auschwitz l’umanità ha saputo dopo: qui lo sappiamo in tempo reale e sappiamo che domani accadranno nuovamente le atrocità che sono accadute oggi. Sappiamo tutto di questa mattanza che solo la falsa coscienza ci può far chiamare guerra: le azioni di decimazione della popolazione palestinese non hanno nulla a che vedere con la guerra ma sono un genocidio finalizzato alla pulizia etnica della striscia di Gaza. A questa situazione inumana a cui partecipiamo con la fornitura di armi al governo israeliano – l’Italia è al terzo posto nella classifica di fornitura delle armi con cui vengono massacrati i palestinesi – si accompagna la nostra compartecipazione al massacro in corso in Donbass. Una guerra che l’Ucraina ha già abbondantemente perso ma che il governo ucraino – supportato dalla Nato – non vuole chiudere con una trattativa. Una guerra che vede centinaia e centinaia di ucraini mandati al macello quotidianamente.
Accanto al genocidio in corso in Palestina e il massacro che non si vuole interrompere in Ucraina, vengono messi i presupposti per vari altri focolai di guerra: in Moldavia, in Georgia, tra Filippine e Cina, tra Taiwan e la Cina e così via. Anche a casa nostra, i governanti parlano di reintrodurre il servizio militare obbligatorio e la presenza di ben pasciuti generali nelle scuole diventa sempre più frequente. La domanda che dovrebbe sorgere spontanea, in ogni persona dotata di buon senso, è “perché?”. Come mai la Cina 20 anni fa veniva fatta entrare nel WTO e la Russia invitata ala G8 e adesso queste nazioni – e i loro relativi popoli – sono diventati nemici mortali della nostra civiltà? Come mai nei decenni passati, in nome della libera concorrenza e dei benefici per i consumatori sono stati tolti i dazi e la concorrenza su scala mondiale tra i lavoratori è diventata la regola e adesso vengono messi dazi in ogni settore? Addirittura si parla di dazi del 100% sulle auto elettriche cinesi (cioè raddoppiandone i prezzi), mettendo definitivamente in soffitta l’idea di combattere il cambio climatico con la sostituzione di auto a combustione interna con auto elettriche. Perché questo rovesciamento non motivato di posizioni politiche ed economico?
La risposta è tragicamente semplice: perché gli Stati Uniti si sono resi conto che se il mondo fosse rimasto in pace per i prossimi vent’anni, loro avrebbero perso la loro posizione di rendita sul piano economico – vivono con un tenore di vita superiore del 20% a quello che potrebbero unicamente grazie alle ruberie finanziarie ed economiche che fanno a livello mondiale – e avrebbero visto annullarsi il maggior potere che hanno in termini militari. Non sarebbero più la potenza egemone e il mondo diventerebbe multipolare.
Per questo le classi dominanti degli Usa hanno deciso che la guerra sia il modo migliore per difendere i loro interessi e questo stanno facendo con una dedizione degna di miglior causa.
I negazionisti non sono cattivi, ma il prodotto di sistemi didattici che li hanno disegnati così Questo vuol dire che vedremo in tempi rapidi una guerra atomica dispiegata con la Russia o la Cina? Ovviamente giocando tutti i giorni con i fiammiferi è sempre possibile appiccare un incendio. Quindi noi viviamo nel perenne pericolo che anche solo per incidente avvenga una escalation che porti alla distruzione del mondo. L’incidente nucleare è possibile ma a mio parere non è l’obiettivo delle classi dominanti degli Usa: sanno benissimo che Russia e Cina sono in grado di resistere al “first strike” e quindi di distruggere gli Usa – e quindi la possibilità di vita sulla terra – anche se attaccati per primi.
L’obiettivo delle elites statunitensi non è la “bomba fine di mondo” ma piuttosto instaurare uno stato di guerre locali in tutto il mondo, possibilmente agite per procura in modo che gli ordini siano statunitensi ma i morti siano poveracci dei paesi alleati, come l’Ucraina e – domani – l’Europa. Guerre “decentrate” contro Russia e Cina, che sono i nemici da indebolire e possibilmente mettere in crisi e frantumare in modo da riprendere il dominio unipolare sul mondo stesso. La guerra permanente come strada per riprendere il comando del mondo e poter continuare a comandare e mangiare sulle spalle degli altri: questo il disegno delle elites statunitensi che ha il pieno consenso della Meloni come della Schlein. Contro questo disegno dobbiamo costruire un movimento di massa nel nostro paese e in tutta Europa.
La visita di Blinken ha portato a un’escalation di massacri lungo la Striscia di Gaza.
Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha confermato che il risultato diretto della visita del Segretario di Stato americano Antony Blinken nella regione è l’escalation di massacri lungo la Striscia di Gaza e un aumento del ritmo della guerra genocida contro il nostro popolo, in mezzo al supporto e all’appoggio assoluti forniti dall’amministrazione americana all’entità criminale sionista.
L’amministrazione americana sta guidando questo genocidio, mobilitando le sue flotte nella regione per continuare il genocidio del nostro popolo e l’aggressione contro i popoli della regione. Non c’è soluzione a questo brutale attacco coloniale se non la resistenza in tutta la regione.
Blinken ha concesso al governo nemico un nuovo mandato per continuare l’aggressione e la guerra genocida, che l’esercito di occupazione criminale ha tradotto in massacri e operazioni di sfollamento nella Striscia di Gaza, l’ultima delle quali è stata l’assedio di decine di migliaia di sfollati a ovest di Khan Younis con carri armati e bombardamenti.
Gli Stati Uniti non sono un mediatore e ciò che sta accadendo non è un conflitto marginale. Questo è un genocidio guidato dall’amministrazione americana, profondamente coinvolta nella sua pianificazione ed esecuzione insieme al nemico criminale. I popoli della regione devono accogliere la visita del criminale di guerra Antony Blinken con rabbia e rivolte contro i crimini di guerra sionisti-americani contro il nostro popolo.
Gli Stati Uniti hanno deciso di genocidiare il nostro popolo a Gaza per garantire il controllo dell’entità sionista sull’intera regione, senza incontrare alcuna significativa opposizione internazionale o araba a questo crimine storico. La guerra genocida ha rivelato l’entità della dipendenza e dell’umiliazione che i governi e le élite arabe hanno scelto come loro strada.
Il nostro popolo, con le sue capacità limitate, non può fermare il genocidio e ha urgente bisogno dell’aiuto di tutti i suoi alleati e amici per affrontare la coalizione genocida. Tuttavia, può trovare e attivare strumenti per infliggere costi elevati all’occupante e a tutti coloro che hanno partecipato al genocidio del nostro popolo.
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina Dipartimento Centrale dei Media 20 agosto 2024
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