Dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina: la rivelazione di nuovi crimini sionisti contro il nostro popolo, nel contesto della guerra genocida in corso, riafferma che l’occupazione sionista è l’entità coloniale più degenerata, criminale e brutale del mondo moderno.
Il nemico sionista continua a commettere crimini di guerra di brutalità e criminalità senza pari contro il nostro popolo palestinese, il più recente dei quali è stato l’attacco al fisioterapista Fadi Al-Wadiya come parte del sistematico attacco alle équipe mediche, l’utilizzo da parte dell’esercito di occupazione di un giovane palestinese come scudo umano nella città di Jenin e il lancio di un cane poliziotto contro un’anziana donna palestinese che dormiva nel campo di Jabalia.
Inoltre, la decisione di ridurre la quantità di cibo fornita ai prigionieri palestinesi, sotto le dirette istruzioni del fascista e razzista Ben Gvir, al di sotto del minimo previsto dal diritto internazionale, è un crimine di guerra e una forma di tortura e atrocità commesse contro i prigionieri. Allo stesso modo, un crimine ancora più orribile è stato rivelato dalla presenza di un prigioniero palestinese della Striscia di Gaza che aveva perso gli occhi e alcuni dei suoi organi interni. Questi sono crimini che hanno oltrepassato i confini e tutte le norme umanitarie.
Questi crimini senza precedenti da parte dell’entità sionista canaglia rivelano ancora una volta la completa complicità della comunità internazionale, che richiede a tutte le persone libere del mondo di intraprendere un’ampia azione per fermare questi crimini e ritenere responsabili gli autori di questi crimini, coloro che li finanziano e quelli che li coprono.
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina Dipartimento centrale dei media 26 giugno 2024
Le campagne per la liberazione del prigioniero politico Julian Assange alla fine hanno costretto gli Stati Uniti a liberarlo.
La decisione presa questa notte, di giungere ad un patteggiamento fra la giustizia americana e il fondatore di Wikileaks che ha portato alla sua scarcerazione, in segreto, lunedì, è certamente una gran buona notizia ma non risarcisce i torti subiti non solo da Julian Assange ma da chiunque crede nella libertà di espressione e di stampa. Il giornalista australiano, va ricordato, è stato perseguitato dagli Usa, nel silenzio complice degli alleati, da quando, con un lavoro di inchiesta eccezionale rivelò le pratiche di violenza indiscriminata e i crimini di guerra commessi dai militari statunitensi in Afghanistan ed in Iraq. Una mole mostruosa di documenti che fece imbestialire l’amministrazione Usa al punto da costruire contro di lui e Wikileaks una campagna di vero e proprio terrorismo. Accusato di aver messo a rischio le attività militari americane, rischiava una pena di 175 anni di carcere. Se l’è cavata, si fa per dire, con una residenza forzata dal 2012 al 2019, nell’ambasciata dell’Ecuador in Gran Bretagna, dove aveva trovato asilo politico poi revocato e poi in 5 anni di detenzione in un carcere di sicurezza londinese sempre in attesa di un’estradizione che equivaleva alla morte. In tante e tante si sono battuti per la sua liberazione ma, per avere una chiara idea di quanto l’informazione in Italia sia deformata, sotto ogni governo la copertura di questo caso è stata pochissima sui tg. Ci sono detenuti di serie A e di serie B evidentemente. Il patteggiamento è una decisione pilatesca degli USA. Assange ha riconosciuto di aver commesso un reato, rivelando segreti, in cambio è condannato alla stessa pena, 62 mesi, già scontati in Gran Bretagna. Per questo da oggi è cittadino libero ma resta irrisolta una questione: chi racconta gli scenari di guerra è sotto minaccia di fare la stessa identica fine di Julian Assange.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Quante situazioni di sfruttamento sono state messe alla luce ( inutilmente)? Ricordate la storia degli immigrati invisibili a raccogliere pomodori per qualche centesimo al chilo, storia che coinvolse anche l’ “onorevole” Bellanova ( cgil, Italia Viva…) che parve cadere dalle nuvole? e tutte le vicende di donne rumene usate, sfruttate ed anche violate nelle baraccopoli dello sfruttamento in Puglia, clima e scene da campo di sterminio…? Ed anche quanto portato alla ribalta da Sumahoro, prima che la stupidità ed ingordigia dei familiari facessero oscurare le sacrosante denunce da costui effettuate dietro una triste questione personale…. Adesso siamo difronte all’ennesimo fatto, dico fatto e non sospetto, del disumano sfruttamento di un porco padrone che, sentendosi dio, dispone del tempo, del corpo, della vita di quello che nella nostra Repubblica ( fondata sul lavoro) dovrebbe essere un LAVORATORE SALARIATO ma che nella realtà è, letteralmente, CARNE DA MACELLO. Satnam Singh, 31 anni, indiano lasciato morire d’agonia. Prima il lavoro in condizioni di totale sfruttamento, insieme a centinaia di altri; poi la tragedia: un macchinario avvolgi-plastica agguanta il braccio di Singh recidendolo dal corpo. Il padrone, presente, invece di precipitarsi all’ospedale spenge la macchina agricola, prende il corpo del bracciante, lo riversa in un pulmino e lo va a scaricare, vivo agonizzante, difronte all’abitazione stessa del povero cristo, morente. Con mostruoso e disumano cinismo va a fare una doccia, lava il pulmino e quindi va a cercare due avvocati. Nel frattempo Singh, dissanguato, muore dopo 36 ore di agonia… Stomacherebbe pensare che una fine del genere l’ha fatta il gatto di casa…. Questa la ricostruzione dei fatti riportata dalla stampa odierna. Rabbia, dolore, ma anche stupore ed incredulità, difronte ad un’indifferenza, una violenza, una barbarie del genere. Ma la riflessione politica richiede che si prenda atto che la brutalità, la freddezza e l’ingordigia di profitto del sistema capitalista che alleva e cresce questi mostri ( altro che imprenditori che danno lavoro!) non può che essere risolta tramite la distruzione di questo stesso sistema. Non è (solo) una questione di umanità! In questo sistema, in particolare da quando l’Impresa è assurta al rango di Religione di Stato, divinità alla quale è lecito tutto, episodi del genere sono solo “incidenti di percorso”. L’ideologia capitalista vuole trasformare tutti nell’Uomo-imprenditore-di-se-stesso, unica concezione del nostro vivere, per cui un povero bracciante che vive per lavorare ( e non che lavora per vivere, come voleva la civiltà novecentesca) non è altro che un piccolo sfigato imprenditore che investe il proprio tempo con l’obbiettivo di risolvere INDIVIDUALMENTE i suoi problemi e collocarsi, almeno, fra i “garantiti” che, stante un salario di sopravvivenza, senza certezza sanitaria, senza istruzione di qualità, potrà comunque trascorrere il suo poco tempo libero a spippolare un i-phone o andare in qualche Mall incarnandosi, a sua volta, in un consumatore di beni, ossia una persona felice! ” Ci ha rovinati tutti!” hanno dichiarato, almeno a quanto riportano i quotidiani main-stream, i familiari del padrone-assassino recitando ovviamente la parte delle povere vittime! Loro, benefattori dei pezzenti, sbattuti sui giornali e, chissà, processati da un tribunale per colpa di un cretino che ha pensato bene di farsi spappolare un braccio, invece di lavorare dall’alba a quasi notte per uno stipendio da capogiro di qualche euro al giorno ( la ditta che lo sfruttava dichiara due milioni di euro – Fonte: La Repubblica). E chissà quanti altri “imprenditori”, quanti ministri ( chissà perché viene in mente Santanchè), quanti sottosegretari, padroni e padroncini penseranno la stessa cosa: che roba! non si può più rapinare la società come si deve che succede sempre qualcosa… quasi quasi ci vorrebbe una legge che trasformi l’omicidio sul lavoro in una svista “contabile”…. Perché la tragedia nella tragedia è che il fallimento della moderazione socialdemocratica, lo sdoganamento, prima, e l’avanzata in questi tempi delle destre fascistoidi, la disperazione che non trova risposta, creano una sottocultura dilagante nella quale i ricchi sono belli, giusti ed intoccabili, a prescindere. E che chi ha le pezze al culo è perché se lo è scelto o perché iddio in persona ha voluto così. E questa sottocultura attraversa e corrompe le menti, anche quelle di noi sfruttati. Proletari di tutti i Paesi, Unitevi.
Gli Stati Uniti e l’Occidente sono responsabili del più orribile disastro umanitario della storia moderna, commesso dal nemico sionista nella Striscia di Gaza.
Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ritiene l’America e l’Occidente responsabili delle condizioni catastrofiche senza precedenti vissute dal nostro popolo nella Striscia di Gaza nel mezzo della continuazione della guerra sionista di genocidio e della distruzione sistematica di tutti gli aspetti della vita.
Oggi, la Striscia di Gaza sta vivendo il peggior disastro umanitario della storia moderna, commesso contro di essa con la partecipazione diretta americana, la collusione internazionale e il silenzio arabo. La chiusura completa dei valichi ha portato a conseguenze catastrofiche per la vita dei cittadini, con una grave carenza di beni essenziali, tra cui latte per neonati, integratori alimentari e medicinali. Migliaia di feriti dall’aggressione e pazienti affetti da malattie croniche rischiano di morire a causa della chiusura dei valichi.
Il Fronte avverte che lo spettro della carestia e della morte per sete minaccia tutte le aree della Striscia di Gaza, in particolare nel nord della Striscia e nelle zone affollate da migliaia di sfollati, soprattutto alla periferia della città di Rafah, che soffre la crisi mancanza di beni di prima necessità e grave carenza d’acqua a causa degli attacchi ai pozzi d’acqua e agli impianti di desalinizzazione, e al diretto attacco sionista alle tende degli sfollati nonostante le abbiano dichiarate aree sicure. La Striscia di Gaza e i civili innocenti si sono trasformati in un banco di prova aperto per varie armi americane bandite a livello internazionale.
Il silenzio del mondo di fronte a queste atrocità è sospetto e rivela la caduta delle maschere del cosiddetto mondo libero e di chi piange sui diritti umani. I detenuti della Striscia di Gaza, come rivelato dai prigionieri rilasciati, sperimentano livelli orribili di tortura, mutilazione e altri metodi brutali.
Chiediamo urgentemente alle persone libere del mondo di espandere l’intifada globale contro la guerrasionista di genocidio sulla Striscia e contro tutte le entità occidentali coinvolte in questi crimini, in particolare America, Gran Bretagna e Germania. È diventato chiaro che c’è il via libera occidentale all’occupazione per distruggere tutti gli aspetti della vita, le infrastrutture e lanciare una guerra di fame sulla Striscia alla luce del fallimento degli obiettivi militari.
Chiediamo ai paesi arabi di attuare le loro decisioni per imporre la rottura dell’assedio e portare materiali di soccorso e forniture essenziali nella Striscia senza alcuna condizione o decisione da parte dell’occupazione. Eventuali carenze o ritardi porteranno al proseguimento e all’aggravamento di questo disastro.
Nonostante tutte queste atrocità, Gaza rimarrà salda, un cimitero per i sionisti e i loro scagnozzi, e continuerà a lottare per la sua esistenza e la sua vita. Siamo fiduciosi che trionferà in questa guerra globale sionista-occidentale contro di essa.
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina Dipartimento centrale dei media 21 giugno 2024
Nei ballottaggi che si sono svolti in Regione, abbiamo tutti successi di liste di centrosinistra o di liste vicine al nostro partito. Segnaliamo, in positivo, i buoni risultati del Partito a S. Miniato ( PI) e Poggibonsi ( Si). Buona l’affermazione anche a Piombino (Li) che, comunque, assieme a Cortona (Ar), Ponsacco ( Pi) ed Agliana (Pt) sono gli unici comuni ( su 18 in cui si è votato per il secondo turno) che hanno visto l’affermazione di candidati sindaci appartenenti a coalizioni di centro destra.
L’esponente di Rifondazione Comunista e ex Ministro, durante la sua partecipazione alla rubrica quotidiana “Buongiorno Italia” di Casa Radio, ha espresso una forte opposizione al disegno di legge sulla riforma dell’autonomia differenziata, approvato recentemente dalla Camera dei Deputati. Nel recente dibattito politico italiano, la riforma sull’autonomia differenziata ha suscitato forti reazioni. Paolo Ferrero, figura di spicco di Rifondazione Comunista e già ministro, non ha esitato a esprimere il suo deciso dissenso in merito alla legge approvata dopo un’intensa maratona notturna alla Camera dei Deputati.
La sessione ha visto 172 voti favorevoli e 99 contrari, dimostrando una divisione netta tra le varie forze politiche presenti in Parlamento.
Il testo della riforma, fortemente voluto dalla Lega e dal Ministro Roberto Calderoli, segue una precedente approvazione al Senato. Questa riforma permetterà alle Regioni italiane di amministrare in modo indipendente diverse materie che finora erano sotto il controllo dello Stato, modificando significativamente il panorama della governance locale. Tuttavia, secondo Ferrero, queste modifiche rappresentano un pericoloso stravolgimento dell’ordine costituzionale italiano.
Durante la sua apparizione a “Buongiorno Italia”, programma curato da Giovanni Lacagnina, Ferrero ha chiarito i suoi punti di vista. “Quello che sta facendo il Governo Meloni è un vero golpe bianco,” ha affermato, aggiungendo che “l’approvazione del premierato insieme all’autonomia differenziata sono un grave insulto alla Costituzione italiana”. Le sue parole riflettono una preoccupazione profonda per un’eventuale centralizzazione del potere nelle mani del Primo Ministro e una disomogenea distribuzione delle competenze, che potrebbe portare a uno squilibrio tra le regioni.
Critici come Ferrero temono che l’autonomia differenziata possa tradursi in una maggiore autonomia fiscale e amministrativa per regioni già più ricche e sviluppate, aggravando le disparità esistenti tra nord e sud dell’Italia. Questa prospettiva solleva interrogativi sull’equità e sulla coesione nazionale, temi centrali nella storia repubblicana italiana.
Il dibattito si inserisce in un contesto più ampio di tensioni politiche e sociali, in cui il Governo Meloni cerca di implementare una serie di riforme che, secondo i suoi sostenitori, potrebbero portare a un’amministrazione più efficiente e più vicina ai cittadini. Tuttavia, l’opposizione critica queste riforme come tentativi di consolidare il potere politico a discapito della democraticità e dell’unità del paese.
La riforma dell’autonomia differenziata non è solo una questione di gestione amministrativa, ma tocca corde profonde legate all’identità e alla solidarietà nazionale. Con il trasferimento di più poteri alle regioni, i detrattori della legge temono che le politiche regionali possano divergere significativamente, creando sistemi di welfare, istruzione e sanità marcatamente differenti, in base alla geografia.
La discussione si estende anche alla prospettiva internazionale, dove cambiamenti di questo calibro potrebbero influenzare l’immagine e le dinamiche interne dell’Italia. È fondamentale, quindi, che il dibattito su tali riforme sia ampio e includa tutte le voci interessate, per evitare decisioni che possano compromettere il tessuto sociale e politico della nazione.
In conclusione, la posizione espressa da Paolo Ferrero evidenzia la profonda divisione tra i sostenitori della riforma, che vedono nell’autonomia differenziata un passo verso un federalismo più marcato e moderno, e coloro che vi vedono un pericolo per l’unità e l’equità del paese. Come questa battaglia politica si svilupperà nei prossimi mesi sarà cruciale per il futuro dell’Italia, sia a livello nazionale che regionale.
Dopo tanta retorica sulla patria e il tricolore il governo di Giorgia Meloni ha dato il via libera alla frantumazione leghista dell’unità nazionale. Traditori della patria spaccano l’Italia e stracciano la Costituzione.
Un giorno e una notte per stravolgere l’assetto del Paese: ieri il Senato ha licenziato in prima lettura la legge sul premierato, stanotte la Camera ha votato il DdL Calderoli sull’autonomia differenziata.
Due misfatti in poche ore: la torsione autoritaria e lo spacchettamento della Repubblica. La democrazia parlamentare e l’uguaglianza dei diritti trattati come oggetti di scambio da un governo che tradisce la Costituzione sulla quale ha giurato. Hanno portato a compimento il regionalismo predatorio, insensibili ai moniti di Banca d’Italia, della CEI, dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, in spregio delle opposizioni dentro e fuori il Parlamento, di un vasto movimento sociale che in questi anni ha tenuto alta la mobilitazione.
Ora chi ha indegnamente sventolato in Aula i vessilli secessionisti si prepara a passare all’incasso.
Non sarà così facile: ci opporremo con i ricorsi alla Corte Costituzionale, il blocco delle intese, i referendum per impedire di realizzare questo scempio.
Ora le opposizioni parlamentari, in primis il PD, sono tenute a comportamenti coerenti con quanto affermato ieri in piazza a partire dal ritiro delle intese firmate a suo tempo da Bonaccini per la Regione Emilia Romagna e dalla presentazione dei ricorsi da parte dei presidenti delle regioni. Ricordiamo che l’autonomia differenziata è stata resa possibile dalla modifica della Costituzione nel 2001 da parte del centrosinistra a cui solo noi ci opponemmo.
Ancora una volta la destra avanza sull’autostrada aperta dal centrosinistra.
Rifondazione Comunista lavora da anni con i comitati per la crescita di un largo movimento unitario e per questo ieri eravamo in piazza a Roma. Unità per salvare la Costituzione e scongiurare la disgregazione del nostro paese.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Tonia Guerra, responsabile campagna contro autonomia differenziata del Partito della Rifondazione Comunista
A cosa pensi se ti dicono Firenze? Al Rinascimento, ai Medici o forse ai milioni di turisti che sperano di trovare un alloggio sotto i 200 euro a notte. Pensi al Duomo, alla Fiorentina e magari pensi al progetto del nuovo stadio, ti chiedi quanto costerà e se ce ne sia davvero il bisogno. Pensi al giglio, al calcio storico, al vino rosso e al lampredotto. Dopo un po’ che abiti a Firenze inizi a pensare a chi ci vive. E magari pensi se Leonardo avesse previsto tutti questi Airbnb nella sua Città Ideale. Pensi a come in mezzo alle piazze ci sia sempre qualcuno che fotografa o riprende qualcosa. Pensi ai selfie, alle macchine fotografiche e alle telecamere. Ecco alle telecamere che ti riprendono sempre forse non ci pensi. Ma quando te le fanno notare ti accorgi che sono ovunque. Firenze è la città più sorvegliata per numero di abitanti in tutto il territorio Italiano.
Con l’installazione della Smart Control Room la polizia municipale è in grado di controllare le attività urbane h24. Sensori intelligenti per la sicurezza, per l’anti-terrorismo, per il traffico, per l’ambiente, per i rifiuti. La città ti guarda, registra e risponde in autonomia. Nel 2019, annunciando l’installazione della millesima telecamera Nardella dichiarava “avanti tutta con la sperimentazione della Control Room attraverso il nuovo software, modello Tel Aviv, che rileva azioni sospette, pur rispettando la privacy dei cittadini”. A completare il pacchetto promozionale erano presenti Lorenzo Perra e Liora Schchter, assessori per il comune di Firenze e Tel Aviv, i quali, in un tentativo malriuscito di revisionismo storico, hanno tentato di tracciare le origini della ‘smart city’ alla Città Ideale di Leonardo, sostenendo: “È credenza popolare che il termine “smart city” sia nato negli ultimi anni, ma in realtà risale già al 1488, quando uno dei più grandi inventori e imprenditori della sua epoca, Leonardo da Vinci, concepì “la città ideale”.
Dietro alla campagna promozionale dei due comuni si nasconde però una verità più amara: Firenze si ispira a quel modello di sorveglianza urbana che alimenta il sistema di apartheid Israeliano. Nel settore della sorveglianza Israele si è sempre distinta nella sua visione tanto avanguardista quanto distopica. Un settore che ha trovato a Tel Aviv un’oasi in cui programmare e testare strumenti di sorveglianza degni di un romanzo Orwelliano. La campagna promozionale si è impegnata a omettere che Israele, prima di esportare i suoi modelli di sorveglianza, utilizza i palestinesi come cavie umane per testare l’efficacia e assicurare l’affidabilità dei suoi prodotti. Gli stessi ‘software’ che si trovano nella Smart Control Room di Palazzo Vecchio sono stati testati in pratiche di profiling razziale sulla popolazione palestinese.
Nel 2020, con l’installazione della millesima telecamera, Bar Paleg, corrispondente per il giornale israeliano Hareetz, scriveva ‘Il Grande Fratello arriva a Tel Aviv’, avvisando la popolazione locale di come la retorica che prevede più telecamere ai sensi della sicurezza urbana potesse similmente violare la privacy dei cittadini. Tanti, troppi, i casi in cui la sorveglianza a Tel Aviv si è rivelata inaffidabilmente guidata da un algoritmo addestrato per scovare il ‘terrorista’ anche dove il terrorista non c’è: nel 2017 un ragazzo palestinese è stato arrestato perché appariva sotto l’occhio di una telecamera con la dicitura ‘Buongiorno’. Peccato che l’intelligenza artificiale avesse sbagliato a leggere l’arabo traducendo la dicitura in ‘Li colpiremo’.
Gli algoritmi dei sistemi di sorveglianza sono addestrati con un’impostazione politica, rendendoli pericolosamente faziosi nel ‘rilevare azioni sospette’. I dataset utilizzati per programmare gli algoritmi sono spesso raccolti e annotati da esseri umani, che possono inconsapevolmente (o consapevolmente) infondere i propri pregiudizi nei dati. La retorica sull’anti-terrorismo, ad esempio, influenza profondamente la programmazione di questi algoritmi, portando a una sorveglianza sproporzionata per alcune comunità e a una sottovalutazione delle minacce provenienti da altre fonti. Non a caso, mentre le telecamere di sorveglianza possono essere estremamente sensibili a rilevare simboli o comportamenti associati all’antisemitismo, potrebbero non reagire con la stessa prontezza di fronte a segni di islamofobia o altri tipi di discriminazione.
Alla domanda “come mai più telecamere in una città dove i crimini sono in diminuzione”? Nardella ha risposto che la sorveglianza può contribuire alle misure anti-terrorismo e alla lotta al degrado urbano. A Firenze la percezione di insicurezza non è dovuta a un potenziale attacco terroristico, tantomeno a una storia di criminalità urbana degna di attenzione, ma è invece inseparabile dalla vulnerabilità economica, lavorativa e abitativa, generata dalla gestione del budget comunale. Gli investimenti per installare la Smart Control Room sono capitali che se implementati su una linea di welfare avrebbero almeno attenuato la crisi abitativa e lavorativa dei residenti fiorentini. La sorveglianza urbana è un rimedio temporaneo, un palliativo a una sensazione di insicurezza che deriva più dalla precarietà economica dei residenti che da una reale minaccia terroristica.
La domanda da porsi allora è come mai tutte queste telecamere? E se il modello Tel Aviv ha come target i palestinesi, quali sono i ‘nemici’ verso cui vieni diretta la sorveglianza urbana a Firenze? E qui si apre una discussione che va ben oltre al terrorismo, alla lotta al degrado e all’incolmabile percezione di insicurezza dei residenti Fiorentini. Oltre ai poveri, ai lavoratori precari, alle comunità gypsy e rom, ai richiedenti asilo, e a tutti quelli che non conformano con le sembianze angeliche del decoro urbano, i target della control room sono anche i professori, gli studenti e gli attivisti fiorentini. Sono stati infatti identificati e perquisiti gli attivisti scesi accanto agli studenti per sottolineare che in Palestina non è in atto una guerra ma un genocidio frutto di un sistema letale di apartheid coloniale.
La sorveglianza urbana serve anche e soprattutto a questo: depoliticizzare e ripulire le strade del centro da tutte quelle attività considerate ‘indecorose’ o incompatibili con la linea politica del comune. Nel sistema smart di sorveglianza urbana emerge la sfumatura autoritaria omessa nella campagna promozionale Firenze-Tel Aviv. È quindi importante notare che le pratiche di sorveglianza usate a Tel Aviv per segregare i palestinesi conversano con le tecniche del comune di Firenze per reprimere il dissenso politico e silenziare le manifestazioni pacifiche a favore della Palestina.
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