Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Firenze
Cosa sta succedendo?
Si stanno votando in questi giorni nei comuni della Città Metropolitana i Piani Economici Finanziari di ALIA per il 2022, con aumenti rivisti al rialzo rispetto al 2021 fino ad un + 8,6%.
Un problema di democrazia
Anche all’interno del Partito Democratico ci sono sindaci che hanno esplicitato l’assenza di tempo per poter discutere gli aumenti (Bagno a Ripoli, Calenzano, comuni del Mugello). Come nel 2021 c’è difficoltà a capire quali sono i calcoli e le cifre che retroattivamente cambiano i costi dei servizi di gestione dei rifiuti. Le competenze si rimbalzano tra Arera, ALIA, ATO Toscana Centro, mentre i Comuni sono trattati come meri ratificatori degli aumenti e semplici pagatori. Le istituzioni democratiche vengono ridotte a soggetti passivi, che possono solo registrare informazioni tecniche.
Perché gli aumenti?
L’attenzione è concentrata, come già nel 2021, sulla mancanza di impianti, ma c’è anche chi punta il dito sul passaggio al porta a porta e sulla mancata costruzione dell’inceneritore nella Piana. Sono gli stessi dati, però, che contraddicono queste ricostruzioni: i costi del trasporto dei rifiuti e per il trattamento dell’indifferenziato, non sono aumentati, mentre a lievitare sono stati i costi di gestione, non compensati dal valore generato dal recupero dei materiali.
Riguardo ai problemi nella filiera dei rifiuti che non permette di “chiudere il cerchio”, emblematico è quanto succede con la frazione organica: sempre più protagonista con l’aumento della raccolta differenziata, ma con impianti sul territorio che non la riescono a gestire.
Il compostaggio a Faltona (Borgo San Lorenzo) ha una percentuale di scarto, che finisce fuori regione per lo smaltimento, del 20%. Il sito di Montespertoli è oggetto di lavori per l’implementazione, mentre l’impianto TMB di Case Passerini è stato addirittura sequestrato nel 2018 per gravi irregolarità. Nel frattempo, è emerso come la cosiddetta bioplastica finisca nell’indifferenziato, sempre per la mancanza di tecnologie adeguate.
Chi controlla ALIA?
Comprendere invece cosa siano i “costi di gestione” non è facile e dovrebbe essere approfondito, magari verificando l’operato del management degli ultimi anni e le responsabilità di chi lo ha sostenuto. ATO Toscana Centro dice che c’è un problema con ALIA: ma quest’ultima società è una controllata del Comune di Firenze, che ne detiene una partecipazione di oltre il 58%, a cui si affiancano altri enti locali e partecipate pubbliche.
L’ossessione per l’inceneritore
La Regione Toscana arriva con anni di ritardo a ipotizzare impianti alternativi agli inceneritori, nonostante la storica lotta di movimenti, comitati e sinistre per una politica “rifiuti zero”. Ancora oggi i Sindaci di Prato e Firenze insistono nel chiarire che per loro era necessario realizzare l’impianto di “termovalorizzazione” di Case Passerini. La scelta deve essere netta, complessiva e chiara. Di chi è la colpa degli oltre 3 milioni dati a HERA per farla uscire da Q. Thermo, la società creata a suo tempo apposta per costruire l’inceneritore poi (per fortuna) mai realizzato? Invece di insistere su un’opera sbagliata, chi governa si deve assumere le sue responsabilità e chiedere scusa.
I costi maggiori sono per uno sviluppo più sostenibile?
Magari. A differenze delle destre non ci interessa cavalcare la retorica “contro le tasse”. Nulla di male a pagare di più per un servizio efficace, capace di riciclare e recuperare, di tutelare l’ambiente, la qualità della vita e la salute delle persone. Il problema è che questi aumenti sono legati al passato, non al “nuovo” porta a porta.
Quindi?
Quindi dobbiamo pretendere un’inversione di tendenza. Una nuova politica di gestione dei rifiuti, nettamente contraria all’idea di poter bruciare il futuro. Una gestione trasparente di tariffe, costi e servizi. Un’assunzione di responsabilità nei confronti di ALIA e di ATO Toscana Centro. Una centralità degli enti locali e dei consigli comunali, per favorire la partecipazione. Il contrario del progetto di multiutility di cui ci parlano, che renderà i servizi completamente impossibili da controllare e gestire dal basso.
Abbiamo bisogno di una politica capace di governare, assumersi responsabilità, prendere decisioni chiare e programmare, discutendo con la cittadinanza. Non di una classe dirigente pronta a scaricare le proprie colpe sui comitati in difesa dell’ambiente e le sinistre.