Tutti abbiamo ben presente quanto successo sulla gravissima e tutt’altro che conclusa vicenda cosiddetta del “Keu” la quale, ultima in ordine di tempo – al di là degli aspetti penali che prefigura – ha mostrato come ci fosse un sistema radicato di interessi particolari che ha trovato gravi e continuative sponde nelle istituzioni e nella politica toscana.
Fra i tanti aspetti che emergono vi è quello secondo il quale si è dimostrato come alla base vi fosse una certa idea di modello di sviluppo sbagliato, devastante ambientalmente e socialmente. La stessa idea ci pare emerga da alcuni dei successivi provvedimenti – approvati o il cui iter non è al momento concluso – da parte della Regione Toscana. Stiamo parlando in particolare della legge 47 approvata a fine novembre scorso, della proposta di legge 92 e della normativa passata sotto la denominazione di “legge delle motoseghe”. Pur avendo tematiche parzialmente diverse lo spirito delle suddette è sostanzialmente identico: destrutturare le norme per la tutela e lo sviluppo armonico del territorio – in particolare la legge 65/2014 c.d. “legge Marson” e minare le sovra ordinate normative nazionali e regionali come il Piano Paesaggistico e il PIT, operare una forte deregulation, aprire ad uno sviluppismo quasi senza regole come elemento di rilancio dell’economia regionale. Il tutto – si pensi alle norme che aprono al maggiore consumo di suolo, a togliere di mezzo gli strumenti di partecipazione e di valutazione ambientale come VIA, VAS e AIA, ma anche derogare ai vincoli nelle aree boschive – nella solita logica dell’emergenza permanente (magari con la necessità di portare a casa progetti del Piano Nazionale di Ripresa e resilienza che nessuno ha discusso nei consigli comunali e tantomeno con le cittadine e cittadini, con voci e dichiarazioni preoccupanti di risuscitare o accelerare alcune “grandi opere” già ampiamente bocciate in ogni sede).
Al di là dei giudizi generali è chiaro che con queste tre norme in particolare siamo di fronte ad un attacco senza precedenti all’ambiente, al paesaggio, ad uno sviluppo armonico e duraturo per la nostra regione, ma anche al ruolo programmatorio effettivo della stessa regione o meglio degli strumenti di pianificazione urbanistica. Insomma ci pare un passo indietro epocale proprio nel momento in cui è ormai chiaro a tutti come una radicale modifica del modello di sviluppo, come una transizione ecologica della economia e della società non siano rinviabili e non possano essere relegate a dichiarazioni di principio in qualche documento o convegno.
Per questo facciamo appello a tutte le cittadine e a tutti i cittadini, associazioni, forze politiche e di cittadinanza, sindacali della Toscana, senza nessuna logica primigenia o proprietaria, per portare avanti un più incisivo – molti di voi si sono già espressi e mobilitati ma ad ora i risultati latinano, come se si fosse davanti ad un muro di gomma – rapporto reciproco che possa permettere in tempi brevi di mettere in atto iniziative di contrasto alle normative suddette. In particolare i firmatari del presente appello terranno un presidio regionale – sotto la sede del Consiglio Regionale della Toscana, a Firenze – il prossimo mercoledì 26 gennaio, dalle ore 16:30 sotto la sede del Consiglio Regionale via Cavour, 4 Firenze, per far sentire la voce dei tanti e tanti che dicono di no a tutto questo e propugnano una idea diversa di modello di sviluppo, la tutela dell’interesse generale e fermare l’avanzare di questa deregulation che rischia di dare un colpo durissimo alla nostra regione.
Firmatari: Partito della Rifondazione Comunista – Toscana Firenze Città Aperta Una città in comune – Pisa Piana contro le Nocività Presidio No Inceneritori No Aeroporto Medicina democratica Italia Nostra – Firenze Associazione Progetto Firenze Associazione Piazza della Vittoria Comitato Sorvolati Brozzi Peretola Quaracchi Le Piagge Comitato mamme no inceneritore Associazione Vas vita salute Ambiente Comitato Ambientale di Casale (Po) Ass. Ambientalista Val Fegana – Tereglio (LU) Associazione Atto Primo Salute Ambiente Cultura Comitato Difendiamo la nostra salute-Prato Sud Comitato In mezzo ad un autostrada (prato) ExtintionRebellion – Prato Pro Bisenzio Gruppo Consiliare “Sinistra progetto Comune” – Firenze Enrico Carpini – Consigliere Città Metropolitana di Firenze Gruppo Consiliare “Buongiorno Empoli – Fabbrica Comune” – Empoli Gruppo Consiliare “Campi a Sinistra” – Campi Bisenzio (FI) Gruppo Consiliare Liberamente a Sinistra – Comune di Scarperia e San Piero (FI) Gruppo Consiliare Ora Barberino – Comune Barberino del Mugello (FI) Gruppo Consiliare “Mugello in Comune” – Unione montana dei Comuni del Mugello Federico Verponziani – Consigliere Comunale – Comune di Casole d’Elsa (SI)
Oggi sulla stampa sono uscite le intenzioni della regione toscana di modificare il percorso della nuova tranvia T2, che collegherebbe Sesto Fiorentino con Peretola, togliendo però le fermate che dovrebbero passare all’interno del campus universitario di Sesto Fiorentino, a detta loro per diminuire i tempi di percorrenza. Dopo venti anni dall’inaugurazione del polo scientifico, ancora non si è in grado di garantire un collegamento efficiente per un complesso che tiene insieme non solo strutture dell’università di ricerca, innovazione e formazione, ma anche enti privati.
Questo luogo è da sempre letteralmente una terra di nessuno che vede scarsa attenzione da parte delle istituzioni su più fronti: oltre a quello del collegamento viario si sono aggiunte nel tempo sia il rilancio della nuova pista aeroportuale, che va a minare le attività di ricerca e sviluppo che si svolgono attualmente, sia la scarsa attenzione a rendere questo luogo vivibile, attraverso servizi, sia per studentə che per lavoratorə.
La gestione disastrosa della pandemia da parte dell’Università degli Studi di Firenze aggrava una situazione che già prima presentava mancanze su tutti questi aspetti. La carenza di spazi e di politiche che favoriscano l’accessibilità ai luoghi tenendo conto delle norme anti-COVID vede aumentare il tasso di abbandono degli studi e di frequentazione dei plessi. In particolare per l’utenza studentesca, ma anche per l’utenza universitaria tutta, nessuno è stato in grado di prendersi delle responsabilità per mettere a disposizione degli spazi adeguati per non lasciare le persone fuori dagli edifici tra una lezione e l’altra o durante l’ora di pranzo, specialmente ora che inizia la stagione invernale e delle piogge.
Non c’è bisogno di essere comunistə per rendersi conto delle scelte miopi di questa dirigenza politica e amministrativa, che non ha mai colto davvero le potenzialità di centri di eccellenza a livello internazionale come questo, e che non è mai stata in grado di valutare gli spazi di crescita sia culturale che economica che potrebbero offrire alla città.
La notizia di oggi è l’ennesima riprova di quello di cui studentə e lavoratorə del polo scientifico lamentano da anni: lo stato di abbandono completo di questo luogo.
Questo pomeriggio una delegazione della segreteria provinciale di Rifondazione Comunista Firenze, Lorenzo Ballerini (consigliere comunale di Campi a Sinistra) e Daniele Lorini (candidato sindaco di Sesto Popolare) hanno portato la loro solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici del Cartonificio Fiorentino a Sesto Fiorentino.
Da questa mattina il personale dipendente dello stabilimento è infatti in sciopero e in presidio a causa del fortissimo rischio di chiusura, a cui seguirebbe il trasferimento ad Altopascio di una parte dei quasi 100 dipendenti e il licenziamento dell’altra.
Quella del Cartonificio Fiorentino è una realtà storica del territorio della Piana ed è inaccettabile che, ancora una volta, sia chi lavora a dover pagare. La crisi economica connessa alla pandemia ha visto i ricchi diventare sempre più a scapito di lavoratrici e lavoratori che sono sempre più precari, sottopagati e vincolati dal ricatto del padrone.
Ribadiamo quindi la nostra completa solidarietà alla vertenza del Cartonificio Fiorentino, ribadendo ancora la volta la necessità di un piano di sviluppo alternativo per Sesto Fiorentino e la Piana tutta, che metta al centro i diritti di chi lavora senza andare a discapito dell’ambiente.
La manifestazione di ieri è stata un’importante tappa nella lotta del collettivo di fabbrica gkn e ha dimostrato che il tema del lavoro smuove ancora migliaia di persone.
La nostra comunità ha risposto con una forte partecipazione, che ha animato lunga parte del corteo. La lotta di “insorgiamo” è ancora solo all’inizio, e sarà lunga la strada che abbiamo davanti, ma il tentativo di cambiare i rapporti di forza nella società è parte del nostro compito come comuniste e comunisti.
Ringraziamo quindi tutte le compagne e tutti i compagni per l’impegno messo ieri nella riuscita del nostro spezzone, la risposta alla mobilitazione è stata forte e sentita! Un ulteriore ringraziamento a tutte le persone accorse da fuori Firenze e alla giovanile, particolarmente numerosa!
“Dopo sei anni si apre una nuova organizzazione interna all’interno di un partito che vive in questo 2021 i 30 anni della sua storia, nel centenario del comunismo italiano e nel ventennale di Genova”
Il 4 e 5 settembre 2021, presso l’Unione Operaia di Colonnata (Comune di Sesto Fiorentino), si è tenuta la due giorni dell’XI congresso provinciale del Partito della Rifondazione Comunista di Firenze: i 15 circoli del territorio hanno visto la partecipazione di 218 compagne e compagni, nei mesi di luglio e agosto, che hanno eletto le 51 persone delegate alla discussione che si è svolta primo fine settimana di settembre.
Per la nostra organizzazione si apre un nuovo ciclo, che vede la fine del mandato svolto per sei anni dal Segretario provinciale uscente, Dmitrij Palagi, eletto due anni fa in Palazzo Vecchio come consigliere comunale della coalizione Sinistra Progetto Comune.
Il nuovo compagno eletto per questo incarico è Lorenzo Palandri, già coordinatore della giovanile del partito e consigliere del Quartiere 2 del Comune di Firenze (sempre per SPC). Lo affiancherà come tesoriere Mario Noferini e la nuova Segreteria, così composta: Valentina Adduci, Lorenzo Ballerini, Enrico Carpini, Manuela Ciriello, Maila Fulignati, Giada Funghi, Diletta Gasparo, Daniele Lorini, Anna Nocentini, Domenico Stumpo.
Il nuovo presidente del Comitato Politico Federale è Roberto Travagli, mentre alla presidenza della Commissione di Garanzia è stata confermata la Paola Serasini.
Questo momento di riorganizzazione del partito è stato segnato da un elemento di forte unità: al documento unitario si è aggiunta l’approvazione di diversi ordini del giorno all’unanimità e l’ampio consenso registrato durante le votazioni dei nuovi organismi.
Il Partito della Rifondazione Comunista concluderà il suo congresso nazionale il 22, 23, 24 ottobre 2021 a Chianciano Terme, approvando anche un nuovo statuto e rilanciando la storia di una realtà che vive i suoi 30 anni di storia guardando al futuro, per dare una prospettiva alle ragioni del comunismo, che portarono alla “scissione di Livorno” del 1921 e alle manifestazioni di Genova del 2001.
Questa è la mia ultima occasione di introdurre i nostri lavori da segretario provinciale, quindi userò l’occasione per ringraziarvi, rubando alcuni minuti alla nostra due giorni di congresso provinciale.
In un discusso fumetto di fine secolo scorso, che graficamente ricostruisce la leggenda della battaglia delle Termopili, c’è un passaggio che ha sicuramente segnato la mia immaginazione: dice che non ci dovrebbe essere spazio per la tenerezza, nella dimensione pubblica, quindi provo a usare questa improbabile citazione della mia infanzia per impegnarmi a non dare spazio alle lacrime che in questi giorni ho sentito avrebbero potuto far parte dei nostri lavori.
Da questa estate, come ormai molte persone di voi sanno, mi capita spesso di unire le persone all’interno di Palazzo Vecchio: ogni volta mi ritrovo a consegnare delle parole di Benigni sulla felicità, scelte dal Comune di Firenze. Sfruttando quanto ha scritto Marc Augé, provo a specificare che non c’è nessun obbligo a doversi dire felici, mentre si dovrebbe sempre cercare di vivere al meglio possibile i momenti delle nostre vite. In apparenza potrebbe sembrare esserci poco di politico in questo ragionamento, invece sono convinto dell’importanza di avere questa consapevolezza anche nel nostro sforzo di essere e costruire una futura umanità, libera dallo sfruttamento e dalle iniquità.
I sei anni in cui ho svolto l’incarico che mi avete affidato sono stati e saranno un riferimento di momenti positivi in questo senso, perché ho sentito di essere al servizio di una comunità in cui abbiamo tentato di stare insieme fuori dalle dinamiche che governano il tempo presente.
In alcune occasioni ho perso la pazienza e vorrei scusarmi in questo caso per aver detto cose sbagliate: essere un dirigente del partito ha sempre voluto dire dover fare il massimo per essere utile alla nostra organizzazione, quindi anche nei momenti di maggiore stanchezza avrei dovuto avere più cura di questa consapevolezza.
I 30 anni di Rifondazione Comunista sono anche i 30 anni della nostra realtà provinciale, dove abbiano cicatrici legate a scissioni e divisioni interne. Tornano fuori, spesso. Non ci aiutano a svolgere al meglio la funzione per cui pratichiamo le nostre militanze quotidianamente: costruire conflitti, unire le lotte, organizzare un’alternativa di società che superi in positivo lo stato di cose presenti.
Sono convinto che dobbiamo accettarle, perché sono comunque parte di una storia di cui abbiamo bisogno: non è casuale l’incompatibilità del realismo capitalista con ogni ipotesi di futuro. L’avvenire è associato a un peggioramento delle condizioni di vita, appare un ineluttabile avvicinamento al disastro, sia esso ambientale o sociale.
Venti anni fa al sangue di Genova è seguito quello delle Torri Gemelle, poi sono arrivate le guerre in Afghanistan e in Iraq: nel frattempo nuove modalità di comunicare si sono diffuse, con una società in cui l’atomizzazione è il segno distintivo dei modi in cui stiamo insieme. Il tempo sembra mancarci, sgretolato in una costante corsa con cui affrontare le emergenze. Non pretendo di parlare a nome della mia generazione, ma è per me evidente quanto Rifondazione Comunista abbia smesso – a livello diffuso – di essere uno spazio in cui impegnarsi per l’ambiente e i diritti (sociali e civili), venendo accostata nell’immaginario collettivo a immagini spesso pensate in bianco e nero. Una cosa magari bella, ma superata, a cui si pensa – nel migliore dei casi – con nostalgia.
Quanto pesasse l’esperienza del socialismo reale sovietico nel dibattito interno al partito lo ho scoperto dopo: per me – ingenuamente – l’iscrizione a Rifondazione era il modo di poter dare una mano a scaricare i manifesti dalla sede. Non so chi ci fosse di voi quella sera, quando passando con la macchina, mentre tornavamo in Mugello, dissi ai miei genitori che avrei voluto essere parte di quella scena: uscivate dal Progresso ed è certo che non siamo la stessa organizzazione di 17 anni fa, ma non è cambiato il desiderio di poter essere utile.
In quei primi anni, quando abbiamo fatto nascere il Circolo Impastato, insieme a Umberto Santino e Giovanni Russo Spena, abbiamo parlato di criminalità organizzata e borghesia mafiosa: purtroppo non siamo andati avanti su quella tematica, altrimenti avremmo potuto inserirlo nelle letture di quanto avviene sul riciclo dei rifiuti e la strada regionale 429, in relazione alle concerie e al “sistema toscano” che appare dalle cronache della stampa di questi mesi. All’epoca circolavano voci sulla mia presunzione: le richiamo volentieri, perché studiando i Frati Minori (i francescani) mi sono imbattuto in questo paradosso. Se pensi di poter essere utile è chiaro che hai un’ambizione molto forte, forse più di chi magari si accontenta di un incarico e di vedersi realizzato individualmente. In questi sei anni mi avete fatto sentire utile.
Se ricostruisco tutto questo è perché vorrei leggere quello che abbiamo fatto con sincerità soggettiva, in modo che gli anni a venire possano essere ancora più importanti.
Quel Circolo Impastato ha espresso una parte significativa delle persone che sono state in Segreteria provinciale in questi sei anni: abbiamo iniziato il nostro mandato con il ritorno della Festa Nazionale di Rifondazione Comunista, che poi abbiamo garantito fino al 2020, con un’edizione che ha affrontato anche la sfida della pandemia.
Ci siamo riuniti a lungo una volta a settimana, con il Comitato Politico Federale che è diventato un luogo di condivisione importante, capace di riunirsi ogni mese, prima della Covid-19. L’emergenza sanitaria ha accentuato alcuni miei limiti soggettivi: è difficile per me delegare. Mi racconto che è perché mi dispiace chiedere aiuto, ma comunque è un elemento che con facilità può rappresentare un problema. Spero che da domani, con l’elezione dei nuovi organismi provinciali, inizi un nuovo modo di lavorare, ancora più condiviso, in cui sviluppiamo una rinnovata consapevolezza di cosa possa essere una comunità.
Spesso ci ritroviamo additati come una struttura “vecchia”, sia dalle persone che incontriamo durante i volantinaggi che dalle altre realtà con cui ci relazioniamo: “voi avete queste responsabilità”, “voi avete esaurito il vostro ruolo”, o in positivo “voi siete ancora un Partito”. In quel momento è chiara l’esistenza di un noi, di cui ancora non ci prendiamo abbastanza cura. Penso sia impossibile una torsione identitaria e settaria di Rifondazione Comunista, però esplicito che nella consapevolezza del noi ci deve essere lo sforzo di tenerlo aperto alla quotidianità in cui viviamo.
Lo facciamo anche quando ci ritroviamo all’interno delle istituzioni, garantendo la massima correttezza verso chi ha condiviso con noi la proposta elettorale e sforzandoci di lasciare sempre aperte le porte a ogni percorso di unità possibile, un’impostazione che sono convinto dovremo continuare a praticare, fuori dai tatticismi. Troppo spesso ci dimentichiamo che aspiriamo alla rivoluzione, come rottura radicale con il presente. Quando parliamo della Costituzione come rivoluzione promessa, dobbiamo anche ribadire la responsabilità di chi ha inserito all’interno di quella Carta il pareggio di bilancio, contraddicendo il senso stesso di quanto ci è stato lasciato dalla Resistenza.
All’interno di una comunità le differenze devono arricchirsi e non scomparire: però nella condivisione dell’obiettivo dobbiamo sempre ricordarci di riconoscerle e accettarle, sapendo che la lealtà è un modo di stare insieme.
Con le compagne e i compagni abbiamo ricoperto gli incarichi con importante coscienza, sapendo i livelli diversi delle responsabilità: la Segreteria provinciale ha sempre sostenuto le decisioni prese, senza mai votare, senza mai sottrarsi a ogni impegno che ci siamo assunti. Se talvolta ho dato l’impressione di dare per scontata la forza che ha saputo darmi il suo sostegno voglio qui chiedere scusa. Il Comitato Politico Federale non è stato da meno, specialmente quando si è trattato di prendere posizione per elezioni comunali di Firenze: quando siamo passati dall’ipotesi di una lista in solitaria al progetto unitario di Sinistra Progetto Comune, senza mai far venire meno la centralità delle nostre posizioni politiche e di priorità. Ogni appuntamento elettorale è per noi occasione di fare il punto di militanze costanti, interne ai movimenti e tese a ottenere il meglio per le nostre classi sociali di riferimento.
Le compagne e i compagni di Rifondazione attraversano le piazze con chiara riconoscibilità, anche quando siamo senza bandiere, dando un significato particolare al noi di cui parlavo.
Insieme abbiamo affrontato non poche delusioni e ci siamo però saputi togliere qualche soddisfazione: la cosa più importante è però essere qui, come partito, come spazio delegato dal voto di 219 compagne e compagni, in un quadro organizzativo che esprime il senso di essere partito, come strumento per agire nella società.
Non c’è alcuna “eredità” che viene lasciata, ma una fase nuova, segnata da una situazione pesante.
La vertenza della GKN e quella della Textprint ci ricordano l’essenza del capitale, come le devastazioni ambientali, per cui si tornerà in piazza il 24 settembre con il nuovo sciopero globale per il clima, indetto in chiave generazionale da realtà che hanno saputo ridare speranza, almeno in parte, all’opinione pubblica.
Il futuro è un posto strano è il titolo italiano di un romanzo pubblicato da poco nel nostro paese: parla di una donna che ricostruisce la sua vita dopo l’accusa del marito di abbandono del tetto coniugale. Ricostruisce una storia di impegno politico segnata dalla nostalgia, quasi dal rimpianto. Mi ha ricordato la frase di una persona che, avendomi visto entrare in un ascensore carico di bandiere, disse che quell’immagine gli dava il sapore di un bel passato: c’era, per me, in quelle parole, molta dolcezza e al tempo stesso un senso di sconfitta, di cui dobbiamo definitivamente liberarci, perché è sintomo di una rinuncia al futuro.
Voler essere un’alternativa di società è un obiettivo ambizioso e importante: credo che ci sia ancora molto da fare per essere in grado di prenderci cura di noi e di chi abbiamo intorno a noi. Però ho vissuto direttamente le capacità che abbiamo e so che è possibile farlo, recuperando chi in questo congresso ha avuto maggiori voci critiche verso la gestione che c’è stata.
L’invito che vi faccio è di concentrarci, negli interventi di questi due giorni, su cosa riteniamo che sia necessario fare per i prossimi tre anni, lasciando alla commissione politica la discussione sugli ordini del giorno e sul documento che dovremo votare domani.
Un compagno con cui non condividiamo la stessa collocazione politica, ma verso cui provo una stima al limite del reverenziale, una volta mi ha scritto “yours, for revolution”.
La mia conclusione di impegno da Segretario provinciale, con la richiesta esplicita di rimanere fuori dalla Segreteria provinciale, non fa venire meno la mia disponibilità militante e umana verso la nostra comunità: mi considero in debito con ognuna e ognuno di voi.
In questo senso consideratemi vostro, per la rivoluzione, e grazie, con tutta la lucidità che riesco a trovare in questo momento, sapendo quanto possa apparire retorica. Aiuterò come possibile la nuova fase che ci attende, conservando gelosamente quanto abbiamo condiviso in questi sei anni, a disposizione per chi avrà il compito di portare avanti la nostra storia in questa Federazione.
Sperando che chi si sta avvicinando ora al nostro partito, con un anno di nascita all’interno del nuovo secolo, possa ricevere il senso di una comunità che porta avanti le militanze di chi non è più insieme a noi, guardando in particolare alla generazione delle partigiane e dei partigiani, ma non solo.
È il senso della storia, intesa come capacità di guardare al futuro, insieme.
La giornata di ieri 11 agosto è stata densa di appuntamenti e, grazie ai compagni e alle compagne, siamo riusciti ad assicurare la nostra presenza ad ognuno di essi.
La mattina siamo stati presenti al suono della Martinella, suonata in presenza di una delegazione del Collettivo di Fabbrica GKN, per poi spostarci a Trespiano all’appuntamento lanciato dalla Rete Democratica fiorentina, per promuovere il ricordo di chi ha liberato la città dall’occupazione nazista e dal regime fascista.
La sera siamo tornati in piazza della Signoria a supporto dei lavoratori e delle lavoratrici della GKN, insieme a molte realtà del territorio: una chiusura del cerchio in senso metaforico, ma anche letterale.
La lotta del personale di fabbrica GKN, oltre ad aver attinto alla storia del territorio per la scelta della parola d’ordine “insorgiamo”, sta smuovendo il dibattito pubblico, coinvolgendo sia le realtà politiche e sociali presenti nella piana, sia le istituzioni.
L’attualità della memoria è oggi più che mai fondamentale e la militanza ne è il motore principale.
“Presenti alla manifestazione nazionale lanciata dal collettivo di fabbrica della GKN a Campi Bisenzio, dietro alla parola d’ordine ‘Insorgiamo’”
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro PRC/Se Segreteria provinciale PRC Firenze
Il collettivo di fabbrica della GKN di Campi Bisenzio prosegue la sua lotta con l’assemblea permanente: per oggi ha lanciato una manifestazione nazionale che partirà dai suoi cancelli e come Partito della Rifondazione Comunista saremo ovviamente presenti, assieme alle nostre comunità militanti e con tutti i rappresentanti degli enti locali della zona, sapendo quanto poco si aspettano le lavotrici e i lavoratori dalle istituzioni, che continuamente vedono le forze di governo esprimere parole di solidarietà, senza nessun tipo di azione risolutiva a favore del lavoro e di chi lavora.
L’azienda, in mano a un fondo di investimento che in pochi giorni ha guadagnato in borsa con la procedura di licenziamento e chiusura dello stabilimento, nonostante non fosse in perdita, ha beneficiato dei soldi della legge 808 per il sostegno all’industria aeronautica.
Ha preso soldi pubblici e ora lascia al territorio una situazione drammatica per 500 persone, con le loro famiglie gettate nella totale incertezza, insieme ai loro mutui, affitti, bisogni.
Siamo e saremo parte di questa lotta, garantendo il massimo sostegno alle decisioni che verranno assunte dal collettivo di fabbrica e pretendendo soluzioni che rimettano al centro il ruolo del pubblico, decisivo non solo per la salvaguardia della Gkn, ma per la tenuta e il rilancio dell’automotive nella difficile transizione ecologica di fronte alla quale pesano i ritardi del capitalismo nostrano e l’assenza di questo come dei precedenti governi. Ci battiamo per l’unificazione e l’ampliamento delle lotte, l’unica strada per avviare una riconversione dell’economia che metta al centro il lavoro, la cura delle persone e l’ambiente e marginalizzi la finanza.
CONTRO ORDINANZE E DIVIETI, SPECULAZIONI, MINACCE DI SGOMBERO E LICENZIAMENTI
Manifestazione venerdì 23 luglio ore 21.00 piazza Santo Spirito
Viviamo in una città in cui un’ordinanza di Sindaco e Prefetto vieta il libero accesso alle piazze snaturando la loro funzione di incontro, scambio e socialità. La volontà di chi governa la città è quella di rimuovere da quei contesti tutti i soggetti e i gruppi che risultano incompatibili con “la città del decoro e del consumo”.
Non è un caso che queste misure vadano di pari passo con la crescita delle distese di tavoli che invadono quegli stessi spazi: lo spazio pubblico ormai è considerato come estensione delle attività private che si affacciano su quelle piazze e per chi non consuma non c’è spazio e per chi proprio non capisce la risposta è la repressione: multe, denunce, sorveglianza speciale, polizia e guardie private.
Questo aspetto mette in evidenza quale sia l’idea che Palazzo Vecchio ha della nostra Firenze: un museo a cielo aperto dove dovrebbe accedere solo chi paga il prezzo del biglietto e in cui le zone periferiche sono ridotte a dormitori, le cui novità sono solo ed esclusivamente speculazioni private ad uso e consumo del turismo di lusso.
Prova ne è la vicenda che sta vivendo il nEXt Emerson a Castello dove il centro sociale, inserito ormai da anni nel tessuto del quartiere, viene messo all’asta proprio nella logica di costruire al suo posto una struttura turistico-ricettiva. Su questa linea, anche i continui attacchi al progetto di recupero e lotta di Mondeggi Bene Comune dimostrano che l’amministrazione comunale conosce solo due strade: l’abbandono e il degrado da un lato e la privatizzazione e l’alienazione dall’altro.
Vorremmo sapere con quale coerenza il Sindaco Nardella si rechi allo stabilimento Gkn occupato dagli operai definendo scandaloso il comportamento di un fondo d’investimento che licenzia più di 500 operai. Proprio lui, abituato a girare l’Europa come fosse un agente immobiliare pronto a vendere pezzi della nostra città un tanto al chilo al migliore offerente, oppure a blindare e privatizzare intere porzioni di città per cene di gala, sfilate e matrimoni. Come può non comprendere e non considerarsi complice di chi fa del calcolo economico, della sete di profitto e di divisione degli utili la propria bussola?
Non è questa la città che vogliamo.
Noi vogliamo una città in cui “riqualificare”, parola tanto in uso, significhi costruire scuole, ambulatori e dotare un quartiere dei servizi essenziali, costruire piazze con verde e panchine perché siano luoghi di incontro e non solo di passaggio, valorizzare le esperienze di autogestione e protagonismo di chi si organizza al di fuori delle logiche di mercificazione della socialità, dello sport e della cultura. Vogliamo una società e una città più giuste, i cui spazi pubblici possano esser vissuti anche da chi di soldi in tasca non ne ha o ne ha meno di altri! Vogliamo una città in cui non si debba pagare o consumare per accedere alle piazze! INSORGIAMO!
Per queste ragioni saremo in piazza venerdì 23 luglio: per chiedere il ritiro immediato delle ordinanze di divieto e chiusura delle piazze, per opporci ad ogni forma di privatizzazione del patrimonio pubblico, per gridare il nostro sostegno alla lotta degli operai GKN.
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