Pontassieve, 16 luglio 2024 – Alternativa Comune Pontassieve esprime la più ferma condanna per il vile atto avvenuto nei giardini allestiti per il festival Apriti Cielo, dove la bandiera della comunità LGBTQIA+ è stata bruciata. Questo gesto rappresenta non solo un attacco alla comunità LGBTQIA+ ma anche un’offesa ai valori di inclusione, rispetto e solidarietà che sono alla base della nostra società.
In un momento storico in cui è fondamentale promuovere l’inclusione e il rispetto dell’altro, atti di odio come questo non possono e non devono essere tollerati. Pontassieve è e deve rimanere una comunità inclusiva, dove ogni individuo, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale o identità di genere, si senta accolto e rispettato.
La nostra lista Alternativa Comune nata dall’incontro di partiti di sinistra quali sono Movimento 5 Stelle, Rifondazione Comunista e Sinistra per Pontassieve – afferma Alessandro Cresci, consigliere comunale, – sarà sempre dalla parte del rispetto dell’individuo e contro ogni forma di discriminazione, per costruire un futuro di maggiore coesione e rispetto. Invitiamo tutti i cittadini a unirsi a noi nel condannare fermamente questo atto di odio e a partecipare alle iniziative che verranno organizzate per ribadire il nostro sostegno alla comunità LGBTQIA+ e a tutti coloro che si battono per i diritti civili.
Solo attraverso l’unione e la solidarietà possiamo contrastare l’odio e promuovere una cultura di pace e rispetto per tutti.
Alternativa Comune esprime piena solidarietà a Ruinart organizzatore del Festival Apriti Cielo e fa proprie le parole di Gaetano Carducci “l’intolleranza spesso si manifesta di nascosto, nel buio, perché spesso ci si vergogna di quello che si sta facendo”.
Mentre festeggiamo per i risultati delle elezioni francesi, mostrando una certa invidia per i nostri cugini d’oltralpe, molti di noi si chiedono ma come è stato possibile? Come è stato possibile sconfiggere le destre? Come è stato possibile costruire un Fronte Popolare non fondato sulla politica del meno peggio ma al contrario con una posizione politica molto radicale? Come è stato possibile che un candidato di sinistra come Jean-Luc Melenchon fosse alla guida dello schieramento? Senza voler analizzare in questa sede cosa succederà in Francia nei prossimi giorni o fare i pronostici sulle grandi manovre in corso per impedire alla sinistra di governare, qui di seguito cercherò di rispondere ad alcune di queste domande, aiutato da una lunga frequentazione nel corso degli anni con Melenchon.
Partiamo innanzitutto da Melenchon, un leader di sinistra, popolare, antiliberista e contrario ad ogni logica del “meno peggio”. Melenchon, oltre 15 anni fa ha rotto con il partito Socialista ed ha dato vita al Partì de Gauche, al Front de Gauche – col PCF – e poi a France Insoumise. In tutti questi anni, prima di arrivare alla costruzione della NUPES (2022) e poi del Nouveau Front Populaire (2024), ha lavorato a costruire una sinistra di classe e antiliberista in Francia, in polemica frontale con l’indirizzo politico del Partito Socialista. In questo contesto, anche in autonomia dal PCF, si è sovente rifiutato di sostenere i socialisti nelle elezioni amministrative, comprese quelle delle capitale.
Melenchon ha quindi perseguito in questi 15 anni la crescita della sinistra di alternativa, sottolineando la necessità di battere la sinistra liberista quale condizione per poter unire la sinistra e sconfiggere le destre sottraendogli il consenso popolare. Il Nostro si è quindi sempre rifiutato di convergere su programmi e candidati imposti dal Partito socialista in quanto forza più grande, ponendosi l’obiettivo di rovesciare i rapporti di forza all’interno della sinistra, facendo in modo che la sinistra radicale diventasse più grande della sinistra moderata. Questo rovesciamento di rapporti di forza e quindi di linea politica è stata la condizione per l’alleanza della sinistra. Sempre in questa direzione di marcia il Partì de Gauche di Melenchon chiese addirittura l’espulsione di Syriza dal Partito della Sinistra Europea dopo che questa aveva accettato di governare sul programma imposto dall’Unione Europea. Parlare quindi di Melenchon come espressione del centro sinistra come se fosse Elly Schlein è una pura fesseria: i punti di riferimento di Melenchon sono Chavez ed Evo Morales, non certo i socialisti europei e non a caso nel 2022 venne in Italia a sostenere le liste di Unione Popolare.
Il fatto che in Francia sia esistita in questi 15 anni una sinistra degna di questo nome, di cui Melenchon e il PCF, con il Fronte de Gauche, sono stati protagonisti, insieme alla determinazione della CGT guidata dai comunisti, ha favorito un significativo conflitto sociale che noi in Italia ci siamo sognati. La forza politica e sindacale della sinistra di alternativa è cresciuta nello sviluppo di un conflitto sociale e lo ha a sua volta favorito. Questo ha determinato un punto decisivo di maturazione della realtà sociale francese fondato sulla consapevolezza della propria forza e della propria dignità, il contrario del senso di impotenza e di fatalismo che caratterizza la situazione italiana. Non a caso addirittura nel movimento di lotta francese contro la precarizzazione si sono ritrovati riferimenti al fatto che non bisognava fare come in Italia. La costruzione della sinistra di alternativa sul piano politico e sindacale ha quindi favorito ed è stata a sua volta favorita dalle lotte e dal protagonismo sociale di un popolo che ha sempre operato per prendere nelle proprie mani il proprio destino e non certo per delegarlo a qualche uomo della provvidenza.
Su questa base si è arrivati ad aggregare la NUPES nelle legislative del 2022 e le Nouveau Front Populaire oggi: non una aggregazione di ceto politico di centro sinistra ma una aggregazione popolare di sinistra in cui le forze di centro sinistra non hanno l’egemonia. In questo contesto è nato il programma di cui Melenchon rivendica la realizzazione: non una serie generica di promesse da disattendere alla prima occasione ma l’impegno a realizzare nei primi 15 giorni di governo l’aumento del salario minimo a 1.600 euro netti, l’abolizione della riforma pensionistica di Macron e l’imposizione di un prezzo calmierato per i beni di prima necessità.
Il risultato francese – che in ogni caso segna positivamente la situazione transalpina – non è quindi frutto del caso o di un miracolo, ma l’esito ricercato di un lungo scontro politico in cui la prospettiva della sinistra di alternativa si è imposta sulla sinistra liberista. Comprendere questo può essere utile per cercare, anche a casa nostra, di individuare dopo decenni di sconfitte, una strada solida su cui procedere, evitando illusioni e presunte scorciatoie.
Il Fronte Popolare ha salvato la Francia e fermato i fascisti. Grazie alle nostre compagne e ai nostri compagni della France Insoumise e del Partito Comunista Francese che, con i sindacati e i movimenti sociali, hanno ricostruito una forza e credibilità della sinistra con anni di lotte durissime contro le politiche neoliberiste e antipopolari di Macron e anche precedentemente di Hollande. Senza questa opposizione non ci sarebbe stato il successo del Fronte Popolare con un programma economico sociale radicale e proposte come l’abbassamento dell’età pensionabile a 60 anni e il salario minimo a 1600 euro. Con determinazione antifascista il Fronte Popolare ha praticato unilateralmente la desistenza che ha fermato l’estrema destra, mentre i macroniani e i media del grande capitale hanno con una campagna infame con l’accusa assurda di antisemitismo contro Melenchon hanno di fatto indotto elettorato centrista a non sostenere nei ballottaggi i candidati della France Insoumise. Stasera festeggiamo ma non dimentichiamo che l’autostrada ai fascisti in Francia l’hanno aperta i governi neoliberisti di Macron, beniamino per anni della classe dirigente del PD e del centrosinistra. Ora il grande capitale cercherà di dividere il Fronte Popolare per impedire il cambiamento.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Le campagne per la liberazione del prigioniero politico Julian Assange alla fine hanno costretto gli Stati Uniti a liberarlo.
La decisione presa questa notte, di giungere ad un patteggiamento fra la giustizia americana e il fondatore di Wikileaks che ha portato alla sua scarcerazione, in segreto, lunedì, è certamente una gran buona notizia ma non risarcisce i torti subiti non solo da Julian Assange ma da chiunque crede nella libertà di espressione e di stampa. Il giornalista australiano, va ricordato, è stato perseguitato dagli Usa, nel silenzio complice degli alleati, da quando, con un lavoro di inchiesta eccezionale rivelò le pratiche di violenza indiscriminata e i crimini di guerra commessi dai militari statunitensi in Afghanistan ed in Iraq. Una mole mostruosa di documenti che fece imbestialire l’amministrazione Usa al punto da costruire contro di lui e Wikileaks una campagna di vero e proprio terrorismo. Accusato di aver messo a rischio le attività militari americane, rischiava una pena di 175 anni di carcere. Se l’è cavata, si fa per dire, con una residenza forzata dal 2012 al 2019, nell’ambasciata dell’Ecuador in Gran Bretagna, dove aveva trovato asilo politico poi revocato e poi in 5 anni di detenzione in un carcere di sicurezza londinese sempre in attesa di un’estradizione che equivaleva alla morte. In tante e tante si sono battuti per la sua liberazione ma, per avere una chiara idea di quanto l’informazione in Italia sia deformata, sotto ogni governo la copertura di questo caso è stata pochissima sui tg. Ci sono detenuti di serie A e di serie B evidentemente. Il patteggiamento è una decisione pilatesca degli USA. Assange ha riconosciuto di aver commesso un reato, rivelando segreti, in cambio è condannato alla stessa pena, 62 mesi, già scontati in Gran Bretagna. Per questo da oggi è cittadino libero ma resta irrisolta una questione: chi racconta gli scenari di guerra è sotto minaccia di fare la stessa identica fine di Julian Assange.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Dopo tanta retorica sulla patria e il tricolore il governo di Giorgia Meloni ha dato il via libera alla frantumazione leghista dell’unità nazionale. Traditori della patria spaccano l’Italia e stracciano la Costituzione.
Un giorno e una notte per stravolgere l’assetto del Paese: ieri il Senato ha licenziato in prima lettura la legge sul premierato, stanotte la Camera ha votato il DdL Calderoli sull’autonomia differenziata.
Due misfatti in poche ore: la torsione autoritaria e lo spacchettamento della Repubblica. La democrazia parlamentare e l’uguaglianza dei diritti trattati come oggetti di scambio da un governo che tradisce la Costituzione sulla quale ha giurato. Hanno portato a compimento il regionalismo predatorio, insensibili ai moniti di Banca d’Italia, della CEI, dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, in spregio delle opposizioni dentro e fuori il Parlamento, di un vasto movimento sociale che in questi anni ha tenuto alta la mobilitazione.
Ora chi ha indegnamente sventolato in Aula i vessilli secessionisti si prepara a passare all’incasso.
Non sarà così facile: ci opporremo con i ricorsi alla Corte Costituzionale, il blocco delle intese, i referendum per impedire di realizzare questo scempio.
Ora le opposizioni parlamentari, in primis il PD, sono tenute a comportamenti coerenti con quanto affermato ieri in piazza a partire dal ritiro delle intese firmate a suo tempo da Bonaccini per la Regione Emilia Romagna e dalla presentazione dei ricorsi da parte dei presidenti delle regioni. Ricordiamo che l’autonomia differenziata è stata resa possibile dalla modifica della Costituzione nel 2001 da parte del centrosinistra a cui solo noi ci opponemmo.
Ancora una volta la destra avanza sull’autostrada aperta dal centrosinistra.
Rifondazione Comunista lavora da anni con i comitati per la crescita di un largo movimento unitario e per questo ieri eravamo in piazza a Roma. Unità per salvare la Costituzione e scongiurare la disgregazione del nostro paese.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Tonia Guerra, responsabile campagna contro autonomia differenziata del Partito della Rifondazione Comunista
La risposta di Sinistra Progetto Comune all’ultimatum di Tomaso Montanari
Abbiamo avuto modo di confermare in queste ore a 11 Agosto e Firenze Città Aperta la totale disponibilità al confronto, per costruire una coalizione comune. Ribadiamo che i tempi sono fondamentali e che in questi giorni non abbiamo in nessun modo voluto compromettere il percorso partito il 6 aprile, pur non avendone voluto fare parte.
Lo chiariamo, perché tante persone dei nostri mondi si sono preoccupate di un’ulteriore divisione della sinistra, che però escludiamo con determinazione. Con Firenze Democratica abbiamo avuto modo di confrontarci durante gli emendamenti sul Piano Operativo e le ultime sedute del Consiglio comunale. Ci sono stati passaggi di convergenza, ma altri di differenza. Non vogliamo essere un ostacolo, ma ricordiamo che la nostra proposta di alternativa a Funaro, Nardella, Saccardi e Renzi è stata avanzata molti mesi fa, subito dopo l’estate 2023.
In queste settimane evidentemente non ci sono stati passi in avanti, perché oggi ci viene proposto un ultimatum (termine che di per sé non favorisce il confronto) “tutto o niente”, dove però non è ancora certa la disponibilità del Movimento 5 Stelle, che da gennaio attendiamo di capire cosa voglia fare, mentre una delle sue anime si è dichiarata incompatibile con le nostre posizioni. Rispetto a questo passaggio ci teniamo a evidenziare la consueta trasparenza e la volontà di evitare ogni polemica.
La nostra prospettiva non è quella del centrosinistra, ma della sinistra di alternativa, plurale, popolare, ecologista e di governo. Immaginiamo che ci sia spazio per più liste, compresa una più legata al civismo, che merita di essere costruita nei tempi giusti. Abbiamo tentato proprio in queste ore di tenere canali di dialogo informali per capire come sbloccare la situazione mentre rimaniamo in attesa di capire su quale programma di 11 Agosto e Firenze Democratica dovremmo confrontarci, con elementi di discontinuità rispetto alle politiche di questi anni, che abbiamo contrastato.
Snistra Progetto Comune Possibile Firenze Potere al Popolo Firenze Rifondazione Comunista Firenze
La Segreteria e le compagne e i compagni della Federazione Provinciale di Firenze del Partito della Rifondazione Comunista – SE esprimono la propria solidarietà alla lista “Sinistra per l’Alternativa” ed al Circolo PRC Valdarno Fiorentino, dopo il danneggiamento della bacheca del Partito nel centro di Figline.
Nello spazio erano stati appena esposti un manifesto per la pace e del materiale informativo sulla lista che concorrerà alle prossime elezioni amministrative: la rottura del vetro è, quindi, un chiaro segno di intolleranza, che dovrebbe far allarmare tutti gli schieramenti politici democratici ed antifascisti.
La battaglia delle comuniste e dei comunisti per la pace e la giustizia non arretrerà, ai compagni ed alle compagne all’opera in vista delle elezioni amministrative ed europee, va tutto il sostegno del Partito.
Rifondazione: Anna Camposampiero espulsa dalla Turchia. Alle 11 a Bergamo Pubblicato il 30 mar 2024
La compagna Anna Camposampiero è stata espulsa dalla Turchia e caricata su un volo per l’Italia. Dovrebbe arrivare all’aeroporto di Bergamo alle 11. Abbiamo appreso che il regime di Erdogan ha disposto il divieto di ingresso in Turchia nei confronti della nostra compagna. Non è stato possibile ancora verificare le motivazioni del provvedimento ma di certo ha a che fare con il suo impegno a sostegno dei diritti del popolo curdo e dell’opposizione di sinistra in Turchia. Ricordiamo che Anna Camposampiero avrebbe dovuto svolgere il ruolo di osservatrice alle elezioni amministrative nelle regioni a maggioranza curda e doveva arrivare a Dyarbakir. La sua espulsione descrive bene il clima di repressione in cui si svolgeranno le elezioni amministrative in Turchia.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista
ALIA la conoscete? Sapete che si occupa di servizi ambientali, cioè quelli per cui paghiamo la TARI. Sapete anche che è l’azienda che svilupperà il progetto multiutility, finendo per gestire anche acqua e gas? Sapete che chi ci governa vuole quotarla in borsa?
Oggi ancora non abbiamo avuto modo di ottenere il piano industriale. Tutte le volte che chiediamo documenti, ci vengono negati. Perché ALIA (che aveva il Comune di Firenze come socio al 58% e che ad oggi continua ad avere solo soci pubblici) risponde sempre negando le nostre richieste di accesso agli atti.
A novembre volevamo conoscere stipendi e benefit della dirigenza. Di fronte all’ennesimo no, abbiamo deciso di ricorrere al TAR. Abbiamo scelto di farne una questione politica perché riteniamo inaccettabile che chi rappresenta cittadinanza (e utenza) non possa esercitare compiutamente la funzione di controllo, a difesa degli interessi pubblici.
Per poter sostenere le spese del ricorso abbiamo bisogno di voi e vi chiediamo di contribuire, anche con piccole cifre. Come consigliere comunale della lista Sinistra Progetto Comune, mi occuperò della raccolta fondi. Alle logiche del profitto sui nostri bisogni rispondiamo dal basso, con la solidarietà.
Sarà anche l’occasione per parlare di come la politica si rapporta con le bollette che paghiamo ogni mese. Il ricorso è stato presentato nella seconda metà di febbraio e confidiamo che la risposta arrivi entro la fine di aprile.
Le spese si aggirano intorno a 2.500 euro. Se vincendo recupereremo le spese: le doneremo a Medicina Democratica, per le campagne contro i morti sul lavoro.
Gassificatore, raddoppio ferroviario, Multiutility sono tre temi centrali nella nostra città. Le forze politiche che al momento sostengono la maggioranza a Empoli (PD e Calenda/Renzi) hanno trattato le varie vicende in modo simile provocando tra la cittadinanza rabbia e malcontento.
Per effettuare due opere, il gassificatore e il raddoppio ferroviario, e portare avanti una scelta politica, la multiutility, cruciali, l’amministrazione ha evitato il più possibile la partecipazione pubblica, adducendo scuse in caso di rimostranze da parte dei cittadini: “c’è il commissario per il raddoppio, non possiamo intervenire”, “la quotazione in borsa salvaguarderà i cittadini”, “ancora non abbiamo deciso di fare il gassificatore”, etc…
La politica dovrebbe essere prima di tutto condivisione, ascolto, farsi carico dei dubbi, delle richieste e del sentimento della popolazione e tramite queste agire cercando di governare il territorio, tracciare le strade future, incidere su tutti gli aspetti del vivere quotidiano. La politica non dovrebbe, al contrario, subire passivamente, o peggio ancora, assecondare le richieste dei “forti”, anche quando mascherate da azienda partecipate e abbandonare i più fragili al loro destino.
Oltre al metodo, ci sarebbe da dire molto anche sul merito. L’attesissimo raddoppio ferroviario, fondamentale per il nostro territorio, viene proposto senza alternative, un unico progetto senza possibilità di replica, elaborato non tenendo conto delle esigenze e dei danni agli abitanti delle frazioni interessate. Il gassificatore, proposto da Alia e due multinazionali, va nella direzione opposta rispetto ai tentativi di riduzione dei rifiuti e di maggior differenziazione. Necessiterà infatti, secondo i tecnici, di 250.000 tonnellate di rifiuti all’anno e rimarrà operativo per 30 anni, questo non farà che incentivare la produzione e la compravendita di materiali di scarto. Non sarebbe invece più coerente investire i 400 milioni di euro necessari a costruire l’impianto in strutture più piccole volte al recupero della materia e non alla sua trasformazione in gas, mettendo in atto un vero percorso circolare? La Multiutility è la prosecuzione delle ricette neoliberiste che negli ultimi trent’anni hanno portato alla privatizzazione dei servizi pubblici e quindi alla loro inefficienza, all’aumento dei costi per l’utilizzatore e al peggioramento delle condizioni di lavoro. Altro aspetto critico è la distanza che si andrà a creare tra il gestore (Alia) e le scelte politiche dei proprietari pubblici (sindaci) che avranno sempre minor controllo. Abbiamo visto a cosa porta la finanziarizzazione: con le speculazioni in borsa in borsa il prezzo del gas è aumentato in modo esponenziale influendo oltre che sulle bollette sul costo della produzione e di conseguenza sui prezzi finali al compratore di molti beni di prima necessità.
Questa è solo un’analisi ridotta a proposito di questi argomenti di cui potremmo parlare per ore ma per stavolta ci fermiamo qui.
Circolo di Rifondazione Comunista – SE Empolese Valdelsa
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.