A quasi un anno dall’assalto alla sede della CGIL di Roma e a due giorni dall’attacco alla CGIL di Montecatini Terme, gli atti vandalici di sapore squadristico colpiscono la sede dello stesso sindacato a Scandicci.
Un attacco che ci preoccupa in quanto è il secondo con le stesse modalità e rivendicato dallo stesso movimento nella nostra regione; il movimento VV., che come da inchieste giornalistiche gestisce chat Telegram in cui si pianificano attacchi alle strutture democratiche di questo paese, si sente legittimato dalla nuova situazione uscita dal voto.
Esprimiamo la nostra solidarietà alla CGIL di Scandicci e alla Camera del Lavoro di Firenze contro questi deliranti attacchi che non hanno nulla a che fare con la storia democratica del nostro Paese. Non ci lasceremo intimidire.
Dmitrij Palagi e Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune:
«Il Governo Draghi è stato presentato come l’unica speranza per salvare il Paese, analogamente a quanto era già avvenuto con Monti, anche se in un contesto completamente diverso. Anche in Palazzo Vecchio, nei primi mesi di pandemia, si è parlato di unità tra tutte le forze consiliari: ma la politica serve a far emergere i bisogni e le differenze di interessi, soprattutto in società fortemente segnate dalla disuguaglianza. Due anni fa si era annunciato che niente sarebbe stato come prima di SARS-CoV-2: purtroppo al momento sono state invece confermate le logiche del recente ventennio, in chiave peggiorativa, soprattutto in risposta alla criminale invasione russa in Ucraina. Per questo abbiamo accolto l’invito di Rifondazione Comunista a collaborare per la conferenza stampa fiorentina della loro campagna nazionale ‘Basta guerra e carovita’».
Lorenzo Palandri, Segretario provinciale PRC Firenze:
«La mattina del 28 maggio siamo stati in tutte le città di Italia per lanciare la campagna contro la guerra e il carovita, in difesa dei redditi delle lavoratrici, dei lavoratori e dei ceti popolari. La velocità con cui sono state trovate le risorse per aumentare le spese militari e il numero di armi da esportare ci dice molto di quali siano le priorità di chi ci ha governato negli ultimi anni. I conti in rosso della sanità, la mancanza di personale e risorse nel pubblico, gli aumenti delle bollette (da noi anche della TARI) e il continuo indebolirsi dei salari ci parlano della necessità di un radicale cambiamento. I 200 euro, in forma di bonus, sono una risposta del tutto insufficiente. Lo sappiamo bene, come lo sanno quei nuclei familiari a cui ci siamo rivolti pochi mesi fa con la campagna AranC’È, raccogliendo sottoscrizioni da lasciare alle realtà associative e di movimenti che si occupano di diritto all’abitare, per evitare che nelle case si accumulassero debiti per le bollette. Abbiamo presentato la campagna nazionale “basta guerra e carovita”, che ci vedrà impegnati a Firenze, come in tutta la provincia, con volantini e momenti di confronto con la cittadinanza. Abbiamo bisogno di unire e dare forza all’opposizione sociale nei confronti delle politiche di questo governo, mentre continuiamo a ricercare la massima unità politica tra chi condivide la necessità di proporre un’alternativa allo stato di cose presenti, fuori dal centrosinistra. Soprattutto nel nostro territorio, in cui il turismo e il precariato sembrano essere l’unica risposta immaginata per il futuro economico della zona».
L’invasione russa dell’Ucraina ha scatenato una corsa al riarmo che riporta l’Europa indietro di decenni, come se aumentare gli arsenali potesse portare la pace che a parole tutti dichiarano di volere.
L’aumento della produzione e del commercio di armi può forse rappresentare la soluzione del conflitto? Le armi servono a fare le guerre, non certo a fermarle.
Sono altri gli interessi che spingono a un riarmo generalizzato: le industrie produttrici di armamenti non si sono mai fermate, neanche durante la pandemia.
L’Unione Europea sta finanziando una corsa agli armamenti senza precedenti: il budget del Fondo Europeo per la Difesa prevede per i prossimi anni 8 miliardi a favore della ricerca su nuovi armamenti, e in particolare su sistemi tecnologici che cambieranno radicalmente il modo di condurre la guerra. Il Fondo Europeo per la Difesa è stato istituito sulla base di un rapporto redatto dal Gruppo di Personalità di cui fanno parte le principali industrie di armi europee (fra cui Leonardo), che hanno già ricevuto 86 miliardi di euro. Si tratta, fra l’altro di industrie che non rispettano leggi e trattati internazionali, esportando armi verso paesi in conflitto o che non rispettano i diritti umani.
Dall’inizio della guerra i loro guadagni aumentano vertiginosamente, solo alcuni esempi: Leonardo Finmeccanica +15%, Thales Group +17%, Rheinmetall +31%. Il Parlamento italiano ha votato un aumento del bilancio militare fino a prevedere una spesa di oltre 25 miliardi in un anno, dei quali una buona parte per l’acquisto di nuovi sistemi di armamento. Un voto, com’è ormai consuetudine, che non ha visto svilupparsi un dibattito su una tematica così importante per tutti i cittadini, e che di questi cittadini e del loro parere non si è curato di tener conto.
Senza un attimo di riflessione e di analisi, l’Europa, al traino degli USA e soprattutto della NATO, si getta a capofitto nell’atmosfera bellica, e il pensiero unico diventa “siamo in guerra!”. Si abbandonano così tutti i progetti e le promesse di un nuovo modo di sviluppo, le preoccupazioni per un cambiamento climatico che diventa ogni giorno più evidente e pericoloso, le dichiarazioni che parlavano della difesa di un ambiente sempre più sfruttato e deteriorato.
Oltre alle vite umane e alla civiltà, la guerra distrugge anche il territorio: l’enorme quantità di armi che si stanno riversando in Ucraina sono una delle fonti di inquinamento più pesante e distruttivo. E’ questo il nuovo modello di sviluppo economico di cui si è parlato (o si è fatto finta di parlare) dopo la pandemia? Uno sviluppo che doveva puntare alla cosiddetta riconversione ecologica?
E’ evidente che non è la pace l’interesse delle lobbies più potenti del globo, quelle delle armi: la guerra è un grande affare per i fabbricanti di armi e la pace non sarà mai un obiettivo per chi trae potere e guadagni dallo scatenarsi di guerre e massacri.
Giovedì 14 aprile ore 17,30 Presidio davanti allo stabilimento Leonardo (via delle Officine Galileo 1)
No all’aumento del bilancio militare Fermiamo la corsa al riarmo Fermiamo i produttori di morte Riconvertiamo le industrie di armi
L’accordo sull’integrazione al contratto con gli allevatori, scaduto a fine marzo, dovrebbe essere rivisto in meglio. Le istituzioni confermino le rassicurazioni avute nella commissione del Comune di Firenze.
A fine marzo è scaduto l’accordo di Newlat con le realtà locali del Mugello impegnate nella produzione di latte, per cui si era prevista un’integrazione ai contratti di 3 centesimi per litro, un intervento non risolutivo, ma che era importante fosse confermato. In Commissione Controllo del Comune di Firenze, ieri, la società che controlla la centrale del latte ha riferito che si sta lavorando con la Regione Toscana per rinnovare in positivo il supporto alle realtà del territorio, ipotizzando un incremento a questa integrazione.
“Le notizie riportate dai consiglieri della sinistra fiorentina ci rassicurano, ma fino ad un certo punto. Chiediamo un impegno straordinario alle istituzioni, regione in testa, per confermare, ampliare e rendere strutturale un incremento del prezzo alla stalla per gli allevatori mugellani” afferma Enrico Carpini, Consigliere Città Metropolitana di Firenze gruppo Territori – Beni Comuni.
In una fase di aumento dei costi c’è da temere che sarà comunque insufficiente, ma è fondamentale avere conferme e rassicurazioni da parte delle istituzioni. Stiamo parlando di un tessuto economico importante per tutta l’area metropolitana, di posti di lavoro e della vita delle persone. Ci aspettiamo delle conferme alle frasi di Newlat e soprattutto che dalle istituzioni interessate si sappiano fornire i necessari dettagli.
Enrico Carpini, Consigliere Città Metropolitana di Firenze gruppo Territori – Beni Comuni Antonella Bundu e Dmitrij Palagi, Consiglieri Comune di Firenze gruppo Sinistra Progetto Comune
Manifestazione contro la guerra e contro l’invio di armi sabato 19 marzo alle 15:00 dall’aeroporto Galileo Galilei
La notizia di quanto avvenuto a Pisa lo scorso sabato 12 marzo non può che destare molta preoccupazione. Il fatto che solo l’attenzione dei lavoratori dell’aeroporto Galileo Galilei abbia permesso di scoprire che il carico in partenza per l’Ucraina non conteneva aiuti umanitari come dichiarato quanto piuttosto materiale bellico destinato ad alimentare il conflitto.
Ringraziamo e esprimiamo tutto il nostro supporto e la nostra solidarietà in primo luogo i lavoratori dell’aeroporto che si sono rifiutati di portare a termine l’operazione e al sindacato USB che ha reso nota la notizia.
L’appoggio quasi totale del Parlamento alle decisioni del Governo in merito al conflitto in Ucraina ci fanno pensare che molte e molti di coloro che oggi sono chiamati a rappresentare le cittadine e i cittadini non abbiano la più pallida idea di cosa affermi l’articolo 11 della Costituzione e del suo significato. L’ipocrisia delle vuote parole di pace di chi poi non esita a schierarsi a fianco dell’industria bellica e decide di fomentare un conflitto che, come tutti gli altri a cui abbiamo assistito negli ultimo decenni, sta causando morte e distruzione, deve essere denunciata con ogni mezzo e in ogni luogo.
Per questo motivo la Segreteria della Federazione di Firenze del Partito della Rifondazione Comunista – SE appoggia pienamente ed invita le compagne e i compagni, le cittadine e i cittadini a partecipare alla manifestazione indetta per sabato 19 marzo dall’Unione Sindacale di Base (appuntamento alle ore 15:00 davanti all’aeroporto Galileo Galilei).
La Segreteria provinciale Firenze di Rifondazione Comunista – SE
Come donne e uomini di pace vogliamo manifestare la nostra vicinanza alle popolazioni civili, vere vittime del conflitto in corso. La condanna dell’invasione russa è totale perché non ha cercato soluzioni negoziate e persegue una visione imperialistica. In un momento così delicato, con una guerra che rischia di produrre un’escalation senza precedenti, sarebbe però un errore gravissimo schierarsi in modo acritico, vista la sconsiderata politica di allargamento ad est che la NATO ha perseguito negli ultimi due decenni, destabilizzando pericolosamente i precedenti equilibri.
Ora occorre una mobilitazione decisa contro la guerra. È necessario che tanto l’Italia quanto l’intera Europa intervengano per un immediato cessate il fuoco e per riportare la diplomazia a lavorare ad una soluzione del conflitto. L’Italia nella sua Costituzione ripudia la guerra come soluzione delle controversie internazionali e questa indicazione deve essere alla base dell’operato del nostro paese in questa situazione di crisi umanitaria.
La pace si costruisce perseguendo il dialogo e ricercando le condizioni che la possano garantire anche attraverso la disponibilità a rivedere alleanze militari o l’applicazione di accordi come quello di Minsk riconosciuto dalla Comunità Internazionale. Serve quindi che il nostro Paese prenda le distanze da qualsiasi posizione contraria ad un vero processo di pace, rifiutando un conflitto che, come al solito, si alimenta di interessi economici e geopolitici e schiaccia diritti e vite umane.
Per questo facciamo appello a tutti coloro che anche sul territorio del Mugello vogliono costruire un vero movimento che chieda la fine della guerra e la ricerca di negoziati diplomatici per rimuovere ogni ostacolo alla costruzione di una pace duratura. L’Europa e il nostro paese si facciano inoltre carico di accogliere coloro che fuggono da questa e da altre guerre in un doveroso slancio umanitario che rispetti il diritto di questi uomini, donne e bambini a vivere in pace guardando con speranza al futuro.
Aderisci alla pace. Sottoscrivi l’appello scrivendo a mugelloperlapace@gmail.com
Simona Baldanzi, scrittrice Massimo Rossi, giornalista Pietro Cardelli Daniele Bianchini, giornalista Caterina Corti, consigliera comunale Scarperia-San Piero a Sieve Tatiana Bertini, consigliera comunale Scarperia-San Piero a Sieve Lorenzo Verdi, consigliere comunale Borgo San Lorenzo Leonardo Romagnoli, consigliere comunale Borgo San Lorenzo Enrico Carpini, consigliere comunale Barberino di Mugello/consigliere metropolitano Paola Nardi, consigliera comunale Barberino di Mugello Stefano Berni, consigliere comunale Barberino di Mugello Emiliano Salsetta, consigliere comunale Vicchio Lorenzo Banchi, consigliere comunale Vicchio Hanno aderito inoltre le liste civiche LiberaMente a sinistra, Borgo in Comune, Ora Barberino, Officina 19 Vicchio e il Partito della Rifondazione Comunista Zona Mugello
Segreteria Provinciale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea Firenze
Il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea di Firenze parteciperà alla manifestazione per la pace indetta per sabato 26 Febbraio alle 10:00 presso Ponte Santa Trinita.
Di fronte ai venti di guerra che si stanno muovendo tra Nato e Russia, da comuniste e comunisti non possiamo che sostenere, dare forza e dare vita a mobilitazioni e momenti collettivi contro la guerra; teniamo bene a mente che ogni conflitto armato richiede un prezzo carissimo per la popolazione civile e per le persone con meno mezzi.
In tutta Europa le conseguenze di queste tensioni si sono già tradotte in aumenti del costo dell’energia, mentre è chiaro come la contrapposizione tra popolazione di lingua russa e popolazione di lunga ucraina sia usata per ragioni di interesse economico di chi detiene il potere. Al capitalismo non interessa la pace. L’Ucraina è il territorio con la maggiore presenza di terre nere in Europa, cosa che permetterebbe con un altro sistema economico di sfamare tutta la popolazione europea; gli immensi giacimenti di risorse ferrose e di materiali radioattivi la rendono fondamentale per la produzione di armi contemporanee.
La partita in corso non si gioca sulla democrazia. Il gesto della Russia è sbagliato, perché rompe definitivamente la possibilità di evitare la guerra. Le responsabilità sono da individuare nelle scelte della NATO, di allargarsi a est e di continuare a portare avanti un patto atlantico anacronistico e destabilizzante per tutto il mondo.
Lo schierarsi con la Casa Bianca sta rendendo l’Europa ancora più debole, favorendo così logiche polarizzanti che negano ogni possibilità di pace. Superare le logiche del capitalismo, bloccare le operazioni militari russe, sciogliere la NATO: sono le priorità su cui dare forza alle mobilitazioni per la pace che ci saranno in tutta Italia sabato. Con le nostre bandiere e le nostre parole saremo al fianco dei movimenti, anche a Firenze.
Lorenzo Ballerini, consigliere comunale di Campi a Sinistra
Si è tenuta ieri l’assemblea RLS della Piana Fiorentina, da dove è arrivata la proposta di istituire un tavolo con Asl, Ispettorato del lavoro e istituzioni per tutelare lavoratori e lavoratrici di fronte a una situazione insostenibile sulla sicurezza sul lavoro. Una proposta, quella dei sindacati, di buon senso e condivisibile che accogliamo con entusiasmo e fiducia.
Perché finalmente tenta di squarciare il velo del silenzio sopra una situazione che ormai non è più sostenibile, e, non lo neghiamo, anche perché è una proposta che va esattamente nella stessa direzione dell’idea di un “Assessorato alla buona occupazione” che, come Campi a Sinistra, abbiamo rilanciato a più riprese da oltre tre anni.
Rispetto alle molteplici crisi, alla mancanza di sicurezza, alla tutela della qualità del lavoro, quale ruolo può ricoprire la politica locale? Come può agire e intervenire nel concreto? Davanti all’immobilismo abbiamo appunto proposto l’Assessorato alla buona occupazione, un osservatorio permanente per la qualità dell’occupazione, quindi anche alla sicurezza nei luoghi di lavoro, in grado di garantire in tutto il territorio un’offensiva a difesa della dignità del lavoro e di chi lavora.
Una vera lente di ingrandimento sul mondo del lavoro nel nostro territorio, capace però di intervenire anche in anticipo orientando le politiche pubbliche territoriali a sostegno dei lavoratori e delle lavoratrici e attivando strumenti nuovi di controllo sui territori in maniera diffusa e capillare, quale rete di uffici e servizi per intervenire in maniera vincolante su ogni attività produttiva. Avere sul proprio territorio ogni azienda in regola rispetto al d.81/2008 dovrebbe essere un passaggio obbligato, come necessario dovrebbe essere valutare ogni variante urbanistica, ogni concessione a costruire che viene rilasciata, in una prospettiva temporale più ampia e non solo in termini di aumento dell’occupazione.
Bene, quindi, la proposta del tavolo permanente, bene avviare con urgenza un percorso a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici. Non c’è più tempo da perdere e la situazione è insostenibile.
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea di Borgo San Lorenzo
La stagione dei raccolti ancora non è iniziata e il lento coltivare privatizzazioni e alienazioni continua a dare frutti amari e difficili da digerire. Siamo infatti di fronte ad aumenti delle tariffe del servizio mensa comunale, oramai frequente conseguenza che si verifica per i servizi che vengono esternalizzati. Se la gestione della pandemia sembrava averci insegnato cosa vuol dire smantellare i servizi pubblici, c’è forse chi ha deciso di non farne tesoro.
Nel caso del Comune di Borgo San Lorenzo addirittura gli aumenti sono stati decisi dall’amministrazione ancor prima del subentro del gestore privato, il quale in ogni caso ne godrà fra pochi mesi. Che i due aspetti, aumenti e subentro di un privato, siano scollegati appare oramai molto difficile da credere. Forse l’amministrazione non voleva rimangiarsi l’impegno a non alzare le tariffe come conseguenza dell’esternalizzazione, quindi ha trasformato la conseguenza in una premessa? Ha forse fatto ora quello che comunque sarebbe stato fatto dopo?
In ogni caso, quando si smantella il pubblico ciò che si ottiene è il profitto nelle tasche dei privati, a fronte di un peggioramento dei servizi per i cittadini. Questa non è ideologia, come può ancora sostenere qualcuno, ma è un fatto, solido e incontestabile, dimostrato dagli ultimi vent’anni di esternalizzazioni. Chiunque sostenga il contrario è evidentemente in malafede, così come chi ha portato avanti politiche di alienazione dei servizi pubblici è responsabile degli effetti che hanno prodotto, e non si può nascondere dietro ragioni contingenti e inevitabili, come il prezzo delle materie prime, il Covid o altro.
L’unica vera ragione che va riconosciuta è che il servizio mensa, fino ad ora interamente comunale a Borgo San Lorenzo, è stato svenduto e chi sta subentrando nella gestione vorrà guadagnarci e per questo forse si sono resi necessari aumenti nelle tariffe. Noi avremmo voluto invece che la gestione del servizio fosse rimasta pubblica, così da intervenire per scongiurare simili aumenti, tutelando l’accesso al servizio e evitando di gravare sui bilanci delle famiglie in un momento in cui il costo della vita sta aumentando in modo intollerabile.
Dmitrij Palagi, Sinistra Progetto Comune Lorenzo Palandri, Segretario provinciale Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea Firenze
“Campagna arrivata stamani in piazza Dalmazia, promossa da Rifondazione, con conferenza stampa a cui hanno partecipato anche Dmitrij Palagi (Sinistra Progetto Comune), Enrico Carpini (Territori Beni Comuni) e Lorenzo Ballerini (Campi a Sinistra)”
Queste le dichiarazioni di Dmitrij Palagi, consigliere comunale Sinistra Progetto Comune: “Questa mattina abbiamo partecipato alla conferenza stampa lanciata da Rifondazione Comunista – Sinistra Europea per ribadire la necessità di politiche energetiche adeguate al XXI secolo e sostenibili: il pianeta può sopravvivere all’umanità, pretendere scelte radicali e rapide è un atto di egoismo per la sopravvivenza della nostra specie, ma chi governa sembra dimenticarlo. Crisi sanitaria ed economica segnalano la necessità di scelte chiare, dalla parte delle classi sociali più in difficoltà e fragili”.
Queste le dichiarazioni di Lorenzo Palandri, segretario provinciale di Rifondazione Comunista Firenze “Ringraziamo gli istituzionali della sinistra presenti questa mattina con noi in piazza (oltre al gruppo consiliare di Firenze c’erano anche Territori Beni Comuni della Città Metropolitana, con Enrico Carpini, e Campi a Sinistra, con Lorenzo Ballerini). La nostra iniziativa è nazionale ma a disposizione per la costruzione di percorsi unitari, tanto nella società, quanto a livello elettorale. Abbiamo bisogno di conflitto e opposizione, per difendere la vita quotidiana di chi vive del proprio salario, a loro dobbiamo unità ed efficacia.
A Firenze prosegue la campagna Aranc’è con la vendita delle arance solidali, per creare una cassa di resistenza da mettere a disposizione a chi deve scegliere se arrivare a fine mese o accendere il riscaldamento. L’abbiamo collegata alla mobilitazione nazionale di cui riportiamo la piattaforma”.
Questa la nota nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea.
“Oggi e domani saremo in piazza in tutta Italia per la campagna contro l’aumento delle bollette e il carovita. L’aumento dei prezzi che ha toccato a gennaio il 4,8% trainato dall’aumento delle bollette di luce e gas colpisce duramente soprattutto lavoratori dipendenti e autonomi, i ceti popolari in generale, già allo stremo a causa della crisi e di salari e pensioni tra i più bassi d’Europa. Ci sono 5 milioni di lavoratrici e lavoratori che hanno stipendi mensili sotto i mille euro e centinaia di migliaia di partite iva hanno dovuto cessare l’ attività. Nel nostro martoriato paese ben il 27% della popolazione è a rischio povertà. La situazione per le famiglie a basso reddito è molto più grave di come viene dipinta dalle statistiche per la concomitanza di due fattori. Il primo è che tanto più basso è il reddito, tanto più assorbente diventa la quota di salario destinata all’acquisto dei beni di prima necessità e a pagare le bollette, arrivando in molti casi ad assorbirlo tutto.
In secondo luogo perché sono proprio questi beni di sussistenza ad aver subito insieme alle bollette aumenti esorbitanti. Altro che 4,8%! Generi di base indispensabili come l’olio, la verdura e la pasta sono aumentati secondo l’Istat fino a due tre volte il tasso d’inflazione! E una situazione drammatica prodotta da anni di blocchi contrattuali, di aumenti così limitati, non solo nei contratti pirata, da essere annullati dall’inflazione in pochissimo tempo anche perché ancorati a un indice, l’IPCA che esclude i prezzi dell’energia. È ora di rilanciare le lotte per imporre al governo e ai padroni salari dignitosi nel pubblico e nel privato contro l’intenzione palese di scaricare l’inflazione sui salari e sulle pensioni.
Chiediamo al governo di approvare subito un provvedimento di blocco degli aumenti delle bollette come in Francia e Spagna, di calmierare i prezzi dei beni di prima necessità, di introdurre un salario minimo legale di 10 euro netti all’ora per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, di reintrodurre uno strumento automatico di adeguamento di salari e pensioni all’inflazione come la scala mobile”.
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