Torna il vino del Partito!! 🍷 Un bicchiere di rosso per gli ottant’anni dalla Liberazione
⭐ Anche quest’anno abbiamo realizzato, in occasione delle feste, il vino di Rifondazione Comunista Firenze. Il tema scelto per le bottiglie 2025 è quello degli ottant’anni dalla Liberazione dal nazifascismo: importante avvenimento che avremo modo di celebrare nel corso dell’anno.
Le bottiglie sono disponibili ad un contributo di 6 euro. Possono essere prenotate scrivendo una mail afederazione@prcfirenze.org
Domani, sabato 21 dicembre 2024, dalle 9:30 alle 12:30 al Progresso (via Vittorio Emanuele II 135 Firenze) è organizzato un primo momento di distribuzione (referente Giancarlo Coccheri 3204791066)
Nord-Est della Siria sotto attacco: il futuro del Rojava è a rischio
Dal 26 novembre 2024 la Siria del Nord-Est è teatro di una nuova crisi umanitaria, che vede intensi scontri tra i gruppi jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e l’Esercito Nazionale Siriano (SNA), sostenuti dalla Turchia di Erdogan, e il governo di Assad. La regione, già fragile a causa della decennale guerra civile siriana, sta affrontando un’escalation che ha provocato fino a ora la morte di oltre 500 persone, di cui circa 100 civili. Migliaia di famiglie, composte da donne, bambini e anziani, sono state costrette a fuggire dalle proprie case, trovandosi senza rifugio e obbligate a fronteggiare il gelo invernale. Le conseguenze di questa offensiva sono devastanti, e colpiscono soprattutto le comunità più vulnerabili che ora vivono in uno stato di emergenza senza precedenti. Nella serata di lunedì 2 dicembre, HTS e le fazioni alleate hanno annunciato di avere preso il controllo di sette città nella regione di Hama, tra cui il villaggio di Qasr Abu Samra. Accerchiata anche la regione di Shahba, dove l’assalto delle fazioni dell’SNA sta costringendo migliaia di rifugiatx curdx e di altre etnie a esodare. Scontri infine a Deir ez-Zor, dove si teme possano risvegliarsi cellule dormienti dell’ISIS.
In questo scenario di violenza crescente, le Forze Democratiche Siriane (SDF), sotto l’amministrazione della DAANES (Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est), sono in prima linea nel tentativo di difendere le popolazioni curde nei quartieri di Sheikh Maqsoud e Ashrafiye ad Aleppo, che ospitano circa 150.000 persone e si trovano attualmente sotto assedio, anche a fronte dell’impossibilità di approvvigionamento a causa del controllo delle fazioni HTS e NSA sulle zone circostanti. Queste aree, che hanno cercato di mantenere una propria autonomia dal governo di Damasco e dalle forze jihadiste, sono ora minacciate dall’avanzata dei gruppi armati e dalla crescente interferenza della Turchia. L’intervento diretto di quest’ultima, e il suo sostegno al sedicente Esercito Nazionale Siriano (SNA) e a Hayat Tahrir al-Sham, sta avendo un chiaro impatto nella destabilizzazione della regione. L’intensificazione delle operazioni militari nelle aree di Shehba e Tel Rifaat sta colpendo moltissimi rifugiati curdi, la maggior parte dei quali fu precedentemente costretta a fuggire da Afrin a seguito dell’Operazione Ramoscello d’Ulivo, avviata dalla Turchia nel 2018. Sono infatti circa 200.000 i civili che in queste ore stanno tentando di scappare dai territori sotto attacco; le SDF stanno facilitando l’evacuazione da Tel Rifaat e Shahba verso le città di Manbij, Tabqa e Raqqa, ma le operazioni di salvataggio sono complicate e pericolose, poiché le zone continuano a essere oggetto di attacchi aerei e bombardamenti da parte delle forze turche e dei gruppi alleati jihadisti, nonché scenario di arrestri arbitrari.
A tal proposito, e in occasione del decimo anniversario dalla liberazione di Kobane, è essenziale ricordare la straordinaria lotta delle popolazioni del Kurdistan contro lo Stato Islamico. Le forze curde hanno giocato un ruolo determinante nella sconfitta di ISIS, fermando l’espansione del gruppo terrorista e stabilizzando ampie aree del territorio siriano. La loro resistenza è stata un simbolo di coraggio, non solo nella difesa del proprio popolo, ma nella protezione dei valori universali di libertà, democrazia e dignità, in un contesto segnato dalla brutalità della guerra. Oltre ai curdi, anche la comunità ezida, vittima di atrocità indicibili durante il genocidio perpetrato da Daesh, ha trovato rifugio nelle zone che oggi sono sotto attacco e stanno essendo evacuate.
Negli ultimi giorni, l’assistenza sanitaria fornita dalla Mezzaluna Rossa Curda (Heyva Sor a Kurd) durante le operazioni di sfollamento forzato dai territori colpiti si è dimostrata di vitale importanza. Al valico di Abu Asi, dove migliaia di rifugiati cercano di mettersi in salvo dai bombardamenti, i medici e gli operatori umanitari sono impegnati senza sosta per distribuire farmaci e presidi medici, cercando di alleviare le gravi sofferenze di chi è costretto a fuggire da questa emergenza. A Tabqa sono inoltre stati allestiti alloggi temporanei per gli sfollati interni.
L’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale, chiedendo di fermare l’escalation in corso, di aprire corridoi umanitari per proteggere i civili e di salvaguardare il modello democratico costruito nel Rojava. Questo modello, che promuove la convivenza pacifica di diverse etnie e religioni ispirandosi a principi ecologisti e femministi, è un simbolo di autodeterminazione e di lotta per i diritti umani in una regione lacerata da conflitti. Tuttavia, è oggi minacciato da un’offensiva militare che non solo mette in pericolo i principi di libertà e democrazia che il popolo curdo ha costruito e difeso, ma anche la sopravvivenza stessa della sua comunità.
Ora più che mai è fondamentale intervenire per difendere le conquiste democratiche del Rojava. Il futuro della Siria, e in particolare delle sue minoranze, dipende dalla solidarietà globale e da una risposta politica e umanitaria che possa garantire la sicurezza e la dignità di tutti i popoli della regione. Vi invitiamo a sostenere questa causa e a sensibilizzare l’opinione pubblica su una situazione che sta mettendo in pericolo la vita di migliaia di persone innocenti.
La foto di gruppo dei Capi di Stato a Kazan, ospite Putin, assieme al segretario Onu è sicuramente un coreografico messaggio forte che la dice lunga sui nuovi equilibri che vanno delineandosi Quando la sigla “Brics” venne coniata più di vent’anni fa, voleva solo sottolineare quanto quei cinque paesi “emergenti” – Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa – avessero il potenziale di correre. Non un’unione, né un’alleanza, era solo un acronimo buono per economisti e analisti finanziari. Un ventennio dopo, una nuova realtà geo-politica va formandosi, e i “mattoni” pare vadano costruendo un muro attorno all’Occidente. La foto di gruppo dei Capi di Stato a Kazan, ospite Putin, assieme al segretario Onu è sicuramente un coreografico messaggio forte che la dice lunga sui nuovi equilibri che vanno delineandosi. Del resto, i dati della stessa Banca Mondiale confermano che l’economia mondiale, un tempo dominata dagli Stati Uniti, è ormai decisamente multipolare: una realtà, questa, che gli strateghi americani non riescono né a riconoscere, ad accettare o finanche ad ammettere. Nel 1994 dai Paesi del G7 veniva il 45,3% del prodotto mondiale, laddove i Brics+, che oggi includono Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi, non arrivavano al 19%. Oggi, questi hanno il 35,2%, contro il 29,3% dei G7.
L’economia cinese è già di un quarto più grande di quella USA – con un prodotto pro-capite del 30%, però – e tre delle cinque economie maggiori sono Brics e solo due nei G7. Anche il potere globale, poi, si sta spostando. Gli USA e i suoi alleati, che avevano il 56% del Pil mondiale nel 1994, hanno oggi meno del 40%, e l’influenza globale degli Stati Uniti non fa che diminuire di giorno in giorno. Prova ne è, ad esempio, l’esito delle sanzioni applicate alla Russia nel 2022, cui nessuno dei Paesi non alleati ha aderito. Come ha sottolineato Jeffrey Sachs, gli Stati Uniti stanno usando il sistema monetario internazionale – imperniato sul dollaro – come un’arma, per sanzionare gli avversari, «confiscando le riserve di Iran, Venezuela, Corea del Nord e Afghanistan e ora Russia. Perché gli altri Paesi dovrebbero ricorrere alle banche americane? È chiaro che, così facendo si mina il sistema internazionale». «Le sanzioni Usa violano il diritto internazionale, non essendo sancite per decisione dell’Onu. L’allargamento dei Brics non farà che porre fine all’egemonia del dollaro». Non dovrebbe sorprendere, quindi, se ora Algeria, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Nigeria, Thailandia, Turchia, Uganda, Uzbekistan e Vietnam vogliano entrare nel nuovo club.
Ora pare che i Brics vogliano fare sul serio. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Vedant Patel ha criticato i progetti annunciati a Kazan di creare una valuta globale alternativa al dollaro e al sistema di transazioni Swift: «Minare il ruolo del dollaro e sviluppare alternative allo Swift è una minaccia diretta alla democrazia nel mondo. Gli Stati Uniti, ovviamente, non possono permettere che ciò accada». A parte il “non sequitur” dell’affermazione di Patel – che c’entra l’alternativa al dollaro con la minaccia alla democrazia? – il nervosismo americano è evidente. Gli Usa continuano a perseguire una strategia di “primazia” in ogni regione del mondo – militare, oltreché economica – ma questa appare sempre più “fuori dalla storia”. Economicamente, gli USA sono sempre più “piccoli”, mentre l’Occidente, sotto la loro guida, appare sempre più isolato. Anche perché la convergenza economica globale implica che l’egemonia Usa non sarà sostituita da un’egemonia cinese. La Cina raggiungerà un picco, dopodiché sarà seguita dall’India e da altri Paesi: andiamo verso un mondo multipolare, in cui i pesi geopolitici saranno distribuiti. Perché ostinarsi a volerlo dominare? Se si vuole davvero “esportare la democrazia” non lo si può fare a suon di bombe, né si può pensare di controllare il sistema Swift usando il dollaro come unica moneta di scambio: sul palco dell’economia ci sono altri attori oggi, che saranno protagonisti, e il potere di Washington non potrà più estendersi come un mantello sul resto del mondo.
Che gli Usa arrivino a minacciare apertamente i Brics+, il consorzio di paesi che progetta di sottrarsi al potere egoista e sanzionatorio del dollaro, è cosa nuova e molto pericolosa perché l’approdo non potrà che essere, ancora una volta, la guerra, quella cosa che piace tanto a Washington come mezzo per regolare le controversie fastidiose e intervenire in Paesi dove ci sono autocrati che non sono amici. Stiamo entrando in un mondo post-egemonico, multipolare. Che, certo, può essere fragile, dando luogo a una nuova “tragedia delle grandi potenze”, in cui le potenze nucleari competono, invano, per l’egemonia. Ma potrebbe anche portare a un mondo in cui i grandi agiscono con mutua tolleranza, o anche in cooperazione, perché riconoscono che solo così si può rendere il mondo sicuro nell’era nucleare. Bisogna volerlo, però, e spingere perché si realizzi.
Martedì 15 ottobre 2024, alle 21:00, al Circolo ARCI San Niccolò (via San Niccolò 33, Firenze), quinta assemblea cittadina aperta di Sinistra Progetto Comune.
Sabato 12 Ottobre @ Brillante Nuovo Teatro Lippi (via P. Fanfani 16)
Sappiamo che ci sono tanti modi per fare politica (perché tutto è politica!) ed è per questo che, passati 100 giorni dall’inizio della nuova consiliatura, vogliamo ritrovarci come Sinistra Progetto Comune per stare insieme, a goderci lo spettacolo di Ava Hangar.
Un’occasione per offrire alla città lo spettacolo di un’artista fiorentina e rivedersi all’inizio di questo autunno, all’insegna dell’impegno fuori e dentro le istituzioni.
🎟 TENDER | Spartito Dissonante per una Drag Queen Ore 21:30 – All’ingresso del teatro sarà possibile lasciare un’offerta libera. Richiesta registrazione su Eventbrite 👇 https://shorturl.at/eig3h
🍕 CENA | GiroPizza alla Pizzeria del Circolo ARCI Lippi Ore 19:30. Prezzo 10 euro (bevande escluse) Prenotazioni al 3289387241
Documentazione di una serie di recenti attacchi di coloni e IOF in Cisgiordania.
Tulkarem: L’occupazione ha continuato a prendere d’assalto il campo profughi di Tulkarem, provocando ingenti distruzioni di proprietà e infrastrutture. Le forze hanno bruciato la casa del martire Ahmed Salit.
Le IOF hanno impedito alle squadre della Mezzaluna Rossa di entrare nel campo profughi di Tulkarem per trasportare casi medici all’ospedale, nonostante il precedente coordinamento tramite il Comitato Internazionale della Croce Rossa.
Tubas: Le IOF hanno assediato una casa nella città di Tammun e hanno impedito alle squadre mediche di raggiungere un giovane ferito nelle vicinanze. La Mezzaluna Rossa ha recuperato il ferito che era stato gravemente ferito alla coscia dagli spari dell’occupazione. Sono stati segnalati quattro feriti dagli spari delle IOF.
Le IOF hanno arrestato e aggredito i cittadini durante l’assalto alle loro case nella città di Tammun.
Ramallah: Le IOF hanno preso d’assalto il villaggio di Kharbatha Bani Harith, a ovest di Ramallah, e arrestato i cittadini.
Nablus: I coloni dell’insediamento “Rehalim” hanno attaccato le case vicine all’incrocio del villaggio di Yatma, a sud di Nablus, e hanno appiccato incendi nella zona.
Altro fronte (Libano meridionale): fonti di sicurezza europee affidabili ad Al-Mayadeen: — L’attacco condotto da Hezbollah all’Unità 8200 a “Glilot” e alla base “Ein Shemer” ha ottenuto un grande successo.
L’attacco ha causato diversi morti e feriti.
Il numero di morti dell’Unità 8200 di intelligence “israeliana” ha raggiunto quota 22.
Il numero di feriti dell’Unità 8200 di intelligence “israeliana” ha raggiunto quota 74.
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