Da giovedì 9 a domenica 12 settembre si terrà, presso il Circolo Arci Santa maria (via Livornese 48, Empoli) la Festa del Circolo di Rifondazione Comunista Empolese – Valdelsa.
Programma
9 Settembre ore 19:30 – 21:30 – cena accompagnata dalla musica di Black Bird duo jazz ore 21:30 – dibattito “Perché essere comunisti e anticapitalisti oggi?” Intervengono Manuel Carraro (GC), Giuseppe Scavo (FGCI), Erika Di Michele (PAP)
10 Settembre ore 21:15 – Ambiente: un altro mondo è necessario Intervengono: Maurizio Acerbo (segretario nazionale Rifondazione Comunista), Marco Boldrini (Legambiente), Massimo Marconcini (Assessore all’Ambiente del Comune di Empoli), Leonardo Masi (consigliere comunale Buongiorno Empoli – Fabrica comune)
11 Settembre Ore 17:00: Dibattito: “Direzione Cina” con Gabriele Battaglia (giornalista) Ore 21:00: Faberband (Tributo a Fabrizio De Andrè)in concerto
12 Settembre Ore 16:30 – Studiare, studiare, studiare! Corso di formazione con Dino Greco Ore 21:30 – Attivo regionale delle/i Giovani comuniste/i
Circolo di Rifondazione Comunista di Firenze Sud – Galluzzo
Quest’anno l’11 agosto a Firenze si caratterizza assai giustamente nel sostegno agli operai GKN e, ovviamente, a tutti gli operai sottoposti ad attacco in numerose altre realtà, sebbene meno eclatanti dal punto di vista numerico.
Oggi più che mai quindi ricordare la liberazione dal fascismo significa anche lottare per la liberazione dal capitalismo che, è bene ricordarlo, si era annesso da subito il fascismo per utilizzarlo come braccio armato per reprimere un movimento operaio che stava assumendo dimensioni e forza eccezionali.
Vorrei quindi ricordare il periodo della resistenza a Firenze dal punto di vista delle fabbriche; sebbene posta al di fuori dell’allora “triangolo industriale”, Firenze era sede di almeno due delle fabbriche più importanti e all’avanguardia del paese, il Pignone e le Officine Galileo (per non parlare di una importante sede della FIAT). Ciò dava al movimento operario fiorentino una forza numerica e qualitativa ben superiore alla dimensione della città.
A partire dal 25 settembre 1943, anche Firenze non fu risparmiata dai bombardamenti. Essi miravano a colpire, in particolare, strade e le linee ferroviarie. I primi avevano interessato la zona di Campo di Marte per poi estendersi, nei mesi successivi, anche ad altre aree. Sabato 11 marzo 1944 era stata la volta di Careggi, del polo industriale di Rifredi e della zona di San Jacopino .
I bombardamenti quindi non avevano risparmiato neppure le fabbriche. Proprio in zona Rifredi erano situate alcune delle più importanti industrie cittadine: la Galileo, attiva nella produzione di materiali ottici, di puntamento e di apparecchiature elettriche per armamenti, che nel 1943 occupava più di 4.870 operai; la Pignone, da cui uscivano elmetti, macchinari, proiettili per marina e mine, la Superpila e la FIAT, a Novoli, che dava lavoro a 1.250 persone impiegate nella produzione di materiali per l’aviazione.
Fu proprio nei mesi che precedettero la ritirata dei tedeschi che emerse il malcontento degli operai, scandito dalle prime manifestazioni di dissenso. Se l’ubicazione geografica e la struttura sociale di Firenze, con agglomerati industriali più piccoli di quelli del Nord, l’avevano resa poco permeabile agli scioperi che nel marzo 1943 avevano avuto notevole successo a Torino e a Milano, ciò non vuol dire che anche nel capoluogo toscano non ci fossero segni di malcontento. I tedeschi, infatti, avevano continua necessità di produrre ed erano disposti anche a pagare somme molto alte, con grande vantaggio per gli industriali che, se da una parte incassavano di più, dall’altra tenevano comunque i salari degli operai bloccati, riducendone di giorno in giorno il potere di acquisto.
La prima mobilitazione antifascista iniziò a prendere corpo nei principali stabilimenti cittadini con la circolazione di opuscoli, fogli informativi e la raccolta di offerte a favore dei perseguitati politici e delle loro famiglie. Vennero anche messe in opera misure di sabotaggio della produzione, rallentando le fasi della lavorazione o creando pezzi fallati e incompleti.
Proprio durante l’estate 1943, su iniziativa del Partito Comunista, venne costituito a Rifredi, all’interno del locale Sottocomitato di Liberazione, il Comitato Settore industriale. Diretto dal comunista Mario Fabiani, futuro sindaco di Firenze, era formato da rappresentanti delle imprese più importanti. Sotto la spinta di questa forza di opposizione, nell’inverno fra il 1943 e il 1944, si susseguirono dimostrazioni e proteste generate dal peggioramento delle condizioni di vita. Le richieste dei lavoratori erano prevalentemente di tipo economico, ma possedevano anche un chiaro significato politico.
Le prime due fabbriche fiorentine in cui ebbero luogo, a fine di gennaio ‘44, manifestazioni organizzate dal Partito Comunista, furono proprio la Galileo e la Pignone.
Presso la Galileo, il giorno 27, il Comitato di Agitazione, diretto da Fabiani e con la collaborazione di Alfredo Mazzoni e Leo Nigro, capeggiò i lavoratori che, in segno di protesta, rallentarono la produzione e, in certi reparti, la bloccarono. Alla Pignone, sotto la guida del Comitato aziendale composto da Otello Bandini, Alviero Biagiotti, Tiberio Ciampi, Gino Lulli, Galliamo Melani, Nello Secci, Paolo Tincolini, i dipendenti iniziarono la loro mobilitazione per ottenere aumenti salariali e supplementi alla tessera del pane, incontrando un netto rifiuto da parte dei dirigenti sindacali fascisti, che spalleggiavano la proprietà.
Un mese più tardi, il 3 marzo, un grande sciopero bloccò la produzione in tutte le principali fabbriche cittadine. Esso fu preceduto da attentati incendiari a opera dei gappisti compiuti contro la sede dei sindacati fascisti, in seguito ai quali vennero distrutti gli schedari con i nomi dei lavoratori destinati a essere deportati in Germania.
In questa fase di lotta si distinse, in particolare, la Manifattura Tabacchi il primo stabilimento (dal 1940 occupava la nuova sede delle Cascine) che entrò in sciopero e le cui maestranze erano allora per il 90% femminili. Le sigaraie, attivissime nella protesta, si scagliarono contro Raffaele Manganiello, Prefetto della Provincia, giunto in fabbrica per intimare loro che fosse ripreso il lavoro: «abbiamo fame, vogliamo la pace e non vogliamo che i nostri figli siano mandati a morire per Hitler».
I nazifascisti non tardarono a punire gli operai compiendo vasti rastrellamenti con l’intenzione di creare un deterrente verso possibili e ulteriori azioni di lotta. Centinaia di lavoratori furono prelevati, soprattutto nel popolare rione di San Frediano e in modo analogo in diverse zone industriali della provincia, come Prato ed Empoli.
L’8 marzo 1944 partì da Firenze un trasporto di deportati politici con destinazione Mauthausen: il “carico” era composto da 597 uomini, 338 dei quali arrestati in Toscana. Tra questi anche Thos Bonardi, Ugo Bracci, Dino Mangini, Narciso Niccolai, tecnici della Pignone arrestati per aver partecipato allo sciopero dei primi di marzo. Nessuno di loro farà più ritorno.
“Presenti alla manifestazione nazionale lanciata dal collettivo di fabbrica della GKN a Campi Bisenzio, dietro alla parola d’ordine ‘Insorgiamo’”
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro PRC/Se Segreteria provinciale PRC Firenze
Il collettivo di fabbrica della GKN di Campi Bisenzio prosegue la sua lotta con l’assemblea permanente: per oggi ha lanciato una manifestazione nazionale che partirà dai suoi cancelli e come Partito della Rifondazione Comunista saremo ovviamente presenti, assieme alle nostre comunità militanti e con tutti i rappresentanti degli enti locali della zona, sapendo quanto poco si aspettano le lavotrici e i lavoratori dalle istituzioni, che continuamente vedono le forze di governo esprimere parole di solidarietà, senza nessun tipo di azione risolutiva a favore del lavoro e di chi lavora.
L’azienda, in mano a un fondo di investimento che in pochi giorni ha guadagnato in borsa con la procedura di licenziamento e chiusura dello stabilimento, nonostante non fosse in perdita, ha beneficiato dei soldi della legge 808 per il sostegno all’industria aeronautica.
Ha preso soldi pubblici e ora lascia al territorio una situazione drammatica per 500 persone, con le loro famiglie gettate nella totale incertezza, insieme ai loro mutui, affitti, bisogni.
Siamo e saremo parte di questa lotta, garantendo il massimo sostegno alle decisioni che verranno assunte dal collettivo di fabbrica e pretendendo soluzioni che rimettano al centro il ruolo del pubblico, decisivo non solo per la salvaguardia della Gkn, ma per la tenuta e il rilancio dell’automotive nella difficile transizione ecologica di fronte alla quale pesano i ritardi del capitalismo nostrano e l’assenza di questo come dei precedenti governi. Ci battiamo per l’unificazione e l’ampliamento delle lotte, l’unica strada per avviare una riconversione dell’economia che metta al centro il lavoro, la cura delle persone e l’ambiente e marginalizzi la finanza.
La catena di nuovi licenziamenti di massa che sta colpendo lavoratrici e lavoratori, in molte grandi aziende del paese, dalla Gkn alla Whirpool, dalla ex Embraco alla Giannetti, alla Stellantis, con rischio di allargamento ad altre vertenze come Alitalia e Ilva, è una mattanza vergognosa che mette in pericolo il futuro di migliaia di famiglie e minaccia una desertificazione industriale del paese.
Tale situazione brucia ancora di più per i cittadini di Figline e Incisa Valdarno e per lavoratrici e lavoratori della Bekaert (ex Pirelli), che dopo anni di false promesse, si ritrovano licenziati in centinaia. Un attacco così pesante del capitalismo italiano, all’indomani dello sblocco dei licenziamenti non può essere casuale: i padroni, contando sulla lealtà del Governo Draghi come rappresentante della grande finanza mondiale, ricattano il paese per ottenere incentivi, sgravi fiscali e impunità.
Le multinazionali godono nel nostro paese di un potere strabordante e pericoloso, che deve essere regolato e limitato; contrastando le iniquità di un sistema basato sullo sfruttamento del lavoro e sullo schiacciamento dei diritti. Non è ammissibile che i capitalisti si continuino a riempire le tasche sfruttando tutto ciò che è sfruttabile, per poi prendere la cassa e fuggire verso altre terre da dissanguare.
I territori devono essere dei cittadini e le fabbriche devono essere degli operai! Le attività produttive di chi specula e distrugge, devono essere requisite e restituite alla collettività. Anche per la Bekaert di Figline Valdarno chiediamo l’esproprio della fabbrica e l’avvio della produzione industriale sotto il controllo pubblico, con la riassunzione di tutti gli operai oggi licenziati!! Sarebbe infatti gravissimo vedere il sito industriale trasformato in un centro commerciale o in area residenziale, un epilogo che non permetteremo.
Parallelamente oggi la battaglia dei lavoratori GKN, brutalmente licenziati in 500 (contando gli appalti) senza preavviso, dal fondo di investimento inglese proprietario del marchio, diventa una lotta emblematica per il territorio toscano e non solo: Fermare gli speculatori in GKN significa dare slancio a molte altre lotte operaie in corso.
La solidarietà della popolazione e la determinazione dei lavoratori può infatti portare a una vittoria piena e alla riapertura della fabbriche, senza compromessi al ribasso!! Come circolo del Valdarno del Partito della Rifondazione Comunista esprimiamo massima solidarietà a lavoratrici e lavoratori in lotta e ci impegneremo per tenere viva l’attenzione e la solidarietà sulle vertenze contro i licenziamenti.
Basta sfruttamento, basta ricatti tra salute e lavoro, basta strapotere delle multinazionali. Riprendiamoci territori e lavoro.
Figline e Incisa Valdarno, Luglio 2021 Circolo PRC del Valdarno, Angelo Gracci
Come ormai consueto da diversi anni, anche quest’estate l’ASL ha convenuto chiusure estive per l’ospedale Serristori di Figline Valdarno che però quest’anno risultano più ampie, causando giuste preoccupazioni per dipendenti e utenti.
In effetti rispetto alla riduzione dei posti letto in chirurgia e medicina vista negli anni passati, stavolta la situazione è più articolata: Durante il periodo Covid infatti l’ospedale era stato riconvertito per l’emergenza pandemica con la trasformazione di uno dei due reparti di medicina a reparto Covid e il Pronto Soccorso, servizio per il quale in particolare si era battuto per anni il comitato Serristori, è stato trasformato in Day Service per il potenziamento delle prestazioni di diagnostica e di primo soccorso.
Con l’attenuazione dell’emergenza e la riconversione dell’ospedale da presidio speciale Covid a ordinario; la direzione ospedaliera e la Regione hanno disposto la chiusura di un intero reparto di medicina e lo spostamento della chirurgia in questi spazi. Sebbene in questi giorni l’Asl si sia impegnata a recuperare dopo l’estate i posti di medicina adesso mancanti, non vi è alcuna certezza sul futuro del Pronto Soccorso per il quale non ci sono rassicurazioni di ripartenza.
Peraltro una chiusura definitiva del Pronto Soccorso del Serrritori, non danneggerebbe soltanto cittadine e cittadini di Figline e Incisa Valdarno ma in misura ancora maggiore gli abitanti di Reggello, che si allontanerebbero molto dal primo Pronto Soccorso utile, dovendo dirigersi a Ponte a Niccheri o alla della Gruccia (San Giovanni V.); inoltre non c’è garanzia del mantenimento a regime del servizio potenziato di Day Service e non è dimostrato che tali servizi compensino nell’area Figline\Ponte a Niccheri|\Gruccia, quelli mancanti all’ospedale Serristori, che ad oggi è persino sprovvisto di pediatria e di terapia intensiva. Parallelamente negli ultimi anni le prestazioni ambulatoriali del territorio sono riamaste al palo e poi ulteriormente ridotte per la emergenza Covid.
La pandemia ha dimostrato quanto sia necessario investire sulla salute e sulla sanità pubblica, pertanto chiediamo che si attinga anche dal Recovery Fund per investire e potenziare l’ospedale Serristori e la Sanità pubblica dell’area! Non sarebbe accettabile una ulteriore perdita si servizi sanitari pubblici, a favore di sciacalli privati pronti a speculare a proprio vantaggio.
Chiediamo con forza il rilancio del Serristori e la tutela del Servizio Sanitario Pubblico e ci mobiliteremo con cittadini e lavoratori per difenderli.
Figline Valdarno, Luglio 2021. Circolo Prc Valdarno Angiolo Gracci
“Un modo per confermare e dimostrare il nostro concreto e quotidiano sostegno alla lotta che verrà portata avanti dall’assemblea permanente, qualsiasi forma prenderà”
Il Partito della Rifondazione Comunista conferma la sua solidarietà e il suo sostegno alla mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori della GKN, qualsiasi forma sceglieranno per la loro lotta. Abbiamo raggiunto la fabbrica poco prima dell’assemblea aperta, con il Segretario nazionale e alcune delle figure istituzionali del territorio che abbiamo contribuito ad eleggere nei comuni dell’area e in Città Metropolitana.
Le parole di Maurizio Acerbo, Segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista: «la GKN, come azienda (acquistando Augusta) ha incassato dallo Stato centinaia di milioni mai restituiti, ora pensano di chiudere e delocalizzare all’estero. Draghi mostri di essere capace di fare qualcosa sul serio, perché finora ha fatto solo gli interessi del grande capitale. Questa non è un’azienda “decotta”, ci sono professionalità da salvaguardare. Draghi si ricordi cosa fece La Pira e ne segua l’esempio. ».
Queste le parole di Lorenzo Ballerini, consigliere comunale di Campi a Sinistra: «non possono bastare i tavoli rituali e le parole di circostanza. Quanto accade è la logica conseguenza di una centralità del lavoro che da troppo tempo manca a tutti i livelli della politica, anche sul piano locale. Dobbiamo essere in grado di sostenere le lotte che verranno decise in fabbrica durante l’assemblea permanente».
Insieme alle compagne e ai compagni del Partito, a partire dai circoli della piana, erano presenti anche il consigliere della Città Metropolitana Enrico Carpini, quelli del Comune di Firenze Dmitrij Palagi e Antonella Bundu, quelli di altri comuni dell’area (tra cui Caterina Corti, di San Piero e Scarperia).
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