L’invasione russa dell’Ucraina ha scatenato una corsa al riarmo che riporta l’Europa indietro di decenni, come se aumentare gli arsenali potesse portare la pace che a parole tutti dichiarano di volere.
L’aumento della produzione e del commercio di armi può forse rappresentare la soluzione del conflitto? Le armi servono a fare le guerre, non certo a fermarle.
Sono altri gli interessi che spingono a un riarmo generalizzato: le industrie produttrici di armamenti non si sono mai fermate, neanche durante la pandemia.
L’Unione Europea sta finanziando una corsa agli armamenti senza precedenti: il budget del Fondo Europeo per la Difesa prevede per i prossimi anni 8 miliardi a favore della ricerca su nuovi armamenti, e in particolare su sistemi tecnologici che cambieranno radicalmente il modo di condurre la guerra. Il Fondo Europeo per la Difesa è stato istituito sulla base di un rapporto redatto dal Gruppo di Personalità di cui fanno parte le principali industrie di armi europee (fra cui Leonardo), che hanno già ricevuto 86 miliardi di euro. Si tratta, fra l’altro di industrie che non rispettano leggi e trattati internazionali, esportando armi verso paesi in conflitto o che non rispettano i diritti umani.
Dall’inizio della guerra i loro guadagni aumentano vertiginosamente, solo alcuni esempi: Leonardo Finmeccanica +15%, Thales Group +17%, Rheinmetall +31%.
Il Parlamento italiano ha votato un aumento del bilancio militare fino a prevedere una spesa di oltre 25 miliardi in un anno, dei quali una buona parte per l’acquisto di nuovi sistemi di armamento. Un voto, com’è ormai consuetudine, che non ha visto svilupparsi un dibattito su una tematica così importante per tutti i cittadini, e che di questi cittadini e del loro parere non si è curato di tener conto.
Senza un attimo di riflessione e di analisi, l’Europa, al traino degli USA e soprattutto della NATO, si getta a capofitto nell’atmosfera bellica, e il pensiero unico diventa “siamo in guerra!”. Si abbandonano così tutti i progetti e le promesse di un nuovo modo di sviluppo, le preoccupazioni per un cambiamento climatico che diventa ogni giorno più evidente e pericoloso, le dichiarazioni che parlavano della difesa di un ambiente sempre più sfruttato e deteriorato.
Oltre alle vite umane e alla civiltà, la guerra distrugge anche il territorio: l’enorme quantità di armi che si stanno riversando in Ucraina sono una delle fonti di inquinamento più pesante e distruttivo.
E’ questo il nuovo modello di sviluppo economico di cui si è parlato (o si è fatto finta di parlare) dopo la pandemia? Uno sviluppo che doveva puntare alla cosiddetta riconversione ecologica?
E’ evidente che non è la pace l’interesse delle lobbies più potenti del globo, quelle delle armi: la guerra è un grande affare per i fabbricanti di armi e la pace non sarà mai un obiettivo per chi trae potere e guadagni dallo scatenarsi di guerre e massacri.
Giovedì 14 aprile ore 17,30
Presidio davanti allo stabilimento Leonardo (via delle Officine Galileo 1)
No all’aumento del bilancio militare
Fermiamo la corsa al riarmo
Fermiamo i produttori di morte
Riconvertiamo le industrie di armi
Assemblea Cittadina contro la Guerra
Immagine da commons.wikimedia.org