Questo anno e mezzo di pandemia ci ha purtroppo confermato ciò che oramai sapevamo da anni: l’istruzione pubblica non è tra le priorità delle forze politiche che si sono avvicendate al governo. Chi vive la scuola e l’università è tra coloro che più ha risentito della situazione emergenziale e la cosa grave è che questa non è vista come occasione per cambiare radicalmente approccio al tema.
Tutte e tutti si riempiono la bocca di diritto alla studio e istruzione e ricerca di qualità ma nei fatti solo risorse (economiche e politiche) marginali vengono destinate a sostegno di questo settore, cruciale per il futuro del paese.
I fondi che arriveranno dall’Unione europea dovrebbero essere utilizzati per intervenire strutturalmente: la scuola ha bisogno di personale retribuito adeguatamente, di edifici adatti, di eliminare la classi pollaio, di investimenti in ricerca e di trasporti adeguati per studentə e insegnanti.
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