diritti
BASTA MORTI SUL LAVORO! TUTTI IN PIAZZA IL 23 MARZO!
16 febbraio, Firenze. Una trave di cemento armato cede durante i lavori di realizzazione della nuova Esselunga in via Mariti. 5 operai perdono la vita.
Dopo la demolizione dell’ex Panificio Militare, già da anni al centro di diatribe, la nostra città dovrebbe accogliere l’ennesimo centro commerciale, quando se ne possono già contare una quindicina nelle immediate vicinanze.
La nostra città, e in particolare i quartieri di Novoli e Rifredi, vive ormai una realtà fatta di speculazione e guerra concorrenziale fra colossi della grande distribuzione.
Le conseguenze sono evidenti a chiunque viva e frequenti i nostri quartieri: stanno tentando di ridurli a zone dormitorio svuotate di ogni socialità e solidarietà popolare; gli unici rapporti sociali incoraggiati sono quelli mediati dagli interessi commerciali dei potentati economici, che reclamano spazi e guadagni sempre maggiori. Questo rischia di spegnere la capacità dei cittadini di Firenze di mantenere viva la vita collettiva della parte popolare della città.
La solidarietà sociale, la protezione reciproca che deriva dalla condivisione di un territorio, la capacità di prendersi cura dei rapporti che si creano per le nostre strade, la vicinanza alle difficoltà di vita nostre e di chi abbiamo intorno: tutte queste sono caratteristiche storiche dei nostri quartieri!
Da tempo comitati e cittadinanza reclamano una città che sia finalmente a dimensione di chi la vive, ma nonostante questo si è voluto spingere sull’acceleratore, finché non è successo l’irreparabile. E ora non vogliamo più aspettare, non vogliamo più vivere in una città svenduta al profitto di pochissimi, costretti, per accrescerlo, a rischiare le nostre vite. Via Mariti, il cantiere Esselunga e 5 lavoratori morti sono una testimonianza del punto a cui siamo arrivati!
È per questo che proponiamo una raccolta firme, che insieme ad altre iniziative, rigetti la costruzione del centro commerciale di Esselunga in via Mariti; in quel luogo vogliamo un parco, realizzato con soldi pubblici, da intitolare a Luigi Coclite, Mohamed El Ferhane, Bouzekri Rahimi, Mohamed Toukabri e Taufik Haidar – i cinque lavoratori caduti sotto il peso del profitto.
Invitiamo tutta la cittadinanza a sottoscrivere e far sentire la propria voce e tutta la rabbia che questa strage ci ha lasciato dentro!
Puoi firmare la petizione ai banchini dell’assemblea 16 febbraio che troverai in giro per Rifredi nelle prossime settimane, e anche online:
https://www.change.org/p/facciamoci-un-parco-no-centro-commerciale-in-via-mariti-basta-morti-sul-lavoro?fbclid=IwAR2VFyBFWehMh7YLmX2cSHB3QlNyt7zXGzFaxS8j56P8izljEA4fdshfiQw
Inoltre, sabato 23 marzo saremo presenti alla manifestazione indetta per chiedere la costruzione di un parco al posto del supermercato e per dire basta alle morti sul lavoro. Appuntamento alle ore 15:30 davanti all’Esselunga di via di Novoli (Firenze).
Per la PALESTINA: lettera dal Meyer di Firenze
Firenze, 14/03/2024
Poche ore fa siamo venuti a conoscenza della visita della premier Giorgia Meloni ai bambini di Gaza ricoverati presso il nostro ospedale.
La sua visita coincide con la recente pubblicazione, da parte dell’UNRWA, di un grafico che mostra come il numero di bambini uccisi in poco più di 4 mesi a Gaza è superiore al numero dei bambini uccisi in 4 anni di guerre in tutto il mondo messi insieme.
Il bilancio finora è terrificante.
Quasi 13000 bambini sono morti.
Quasi 17000 bambini sono rimasti orfani, abbandonati in uno dei posti più pericolosi al mondo.
Nel frattempo, le condizioni dei bambini ancora in vita si stanno deteriorando velocemente.
Unicef riporta che i casi di diarrea tra i minori di 5 anni sono aumentati del 2000% dal 7 ottobre.
La diarrea acuta e prolungata aggrava gravemente le cattive condizioni di salute e la malnutrizione dei bambini, mettendoli ad alto rischio di morte.
I bambini malnutriti hanno un rischio di morte 11 volte superiore.
Nella striscia di Gaza non si muore solo sotto le bombe.
Non dimentichiamo, inoltre, che i bambini che sopravvivranno alla fame avranno una vita segnata da problemi sanitari come deficit cognitivi e ritardi nella crescita.
Nel contesto di una catastrofe umanitaria che ha visto uccisi circa 340 operatori sanitari nell’esercizio delle loro funzioni, a Gennaio 16 paesi hanno deciso di tagliare i fondi a UNRWA, la più grande agenzia umanitaria a Gaza e il principale fornitore di aiuti per i Palestinesi per una perdita di circa 450 milioni di dollari.
L’Italia fa parte di questi 16 paesi.
Questa decisione arriva dopo che la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato un’azione immediata ed efficace per garantire la fornitura di assistenza umanitaria ai civili a Gaza.
Questa decisione implica un forte impatto sull’assistenza salvavita per oltre due milioni di civili, più della metà dei quali sono bambini, che dipendono dagli aiuti dell’UNRWA a Gaza.
Siamo esterrefatti dalla strumentalizzazione che questo governo fa dei piccoli ricoverati e delle loro famiglie mentre lascia consapevolmente morire di fame e di sete il resto della popolazione palestinese ancora in vita.
Un’ipocrisia insopportabile vista anche la posizione internazionale tenuta dall’Italia, completamente aderente a quella di Washington, complice del genocidio dei palestinesi.
Chi protesta per un cessate il fuoco a Gaza viene tacciato di antisemitismo, screditato, criminalizzato e/o manganellato durante manifestazioni pacifiche, come dimostrano recenti fatti nostrani.
L’apice di tutto questo è la presentazione da parte della Lega, di un Ddi che, proprio all’art. 3, vorrebbe garantire il diniego all’autorizzazione di riunioni o manifestazioni che critichino in qualche modo Israele, uno stato sotto indagine per genocidio.
Di fronte a tale incoerenza noi risponderemo continuando ad offrire la migliore assistenza sanitaria possibile a chiunque ne abbia bisogno, bambini e famiglie, senza
discriminazione di alcun tipo.
Un gruppo di operatori sanitari dell’AOU IRCCS Meyer
No all’autonomia differenziata! Presidio a Firenze contro la presenza di Gelmini
Autonomia differenziata significa barbarie. Gelmini non sei gradita. La Regione Toscana si smarchi dall’ennesimo attacco ai diritti di tutte e tutti
Autonomia differenziata. La ministra Gelmini accelera e sarà ospite martedì prossimo, 7 giugno, ad un convegno organizzato presso la sede della presidenza della Regione Toscana a parlarne con il presidente Giani e l’ex Presidente Vannino Chiti.
Un appuntamento non casuale, poiché è stato presentato dal Governo un nuovo disegno di legge devastante per l’unità del paese e l’uguaglianza dei cittadini, teso a far approvare l’autonomia differenziata entro luglio, con l’aggravante di una procedura che impedirà al Parlamento di presentare una qualsiasi modifica e sostanzialmente bypassando anche il nodo dei Livelli essenziali delle prestazioni. Un gioco di sponda con la stessa Regione Toscana, che con Giani nei giorni scorsi si è detta pronta a sostenere anche qui l’autonomia differenziata.
Lo stato di emergenza permanente sta quindi facendo un’altra vittima, cioè l’uguaglianza sostanziale delle cittadine e dei cittadini ovunque risiedano, su temi non astratti ma molto concreti, cioè la creazione di categorie di cittadine e cittadini di serie A o B a seconda della regione di appartenenza per quanto riguarda sanità, scuola, beni culturali, trasporti ecc.
Il Governo accelera su questo percorso e la Regione Toscana si accoda, nonostante la pandemia abbia reso evidente le deficienze della regionalizzazione dei sistemi sanitari. E adesso con il conflitto in Ucraina, che sta accentuando una situazione già esplosiva di crisi economica e le disuguaglianze sociali e territoriali, impoverendo fasce sempre più ampie di popolazione, le regioni più forti fra cui la nostra chiedono di gestire in maniera egoistica le risorse finanziarie pubbliche, che appartengono invece a tutti i cittadini.
Quindi regioni più ricche puntano a portare a casa più risorse possibile, senza dimenticare che PNRR per come concepito e attuato, e DDL concorrenza con la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali, ma anche la distruzione dei contratti nazionali di lavoro che l’autonomia di fatto prevede e quindi dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, vedranno i ceti più abbienti sottrarre a tutti gli altri anche all’interno delle comunità locali e regionali.
Dobbiamo impedirlo, dobbiamo ribadire l’uguaglianza sostanziale di tutte e tutti e imporre un’agenda diversa, tesa alla pace, alla riduzione delle disuguaglianze sociali e territoriali. Per questo saremo martedì prossimo 7 giugno alle ore 16:30, sotto la sede della Presidenza della Regione Toscana in Piazza Duomo per dire il nostro NO all’autonomia differenziata, alla sua approvazione a democratica, alla partecipazione della “civile” Toscana a questo scempio del nostro futuro e della Carta costituzionale. L’autonomia differenziata va ritirata non allargata e accelerata, per questo sosteniamo anche le proposte di legge presentate in Parlamento per la modifica di quegli articoli del titolo V della Costituzione che rendono possibile questa deriva, recentemente presentati e chiediamo vengano al più presto discussi.
Martedì 7 giugno 2022 ore 16:30 presidio contro l’autonomia differenziata e la presenza della Ministra Gelmini davanti alla sede della Presidenza della Regione Toscana in Piazza Duomo
TARI: gli aumenti hanno responsabilità politiche chiare
Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Firenze
Cosa sta succedendo?
Si stanno votando in questi giorni nei comuni della Città Metropolitana i Piani Economici Finanziari di ALIA per il 2022, con aumenti rivisti al rialzo rispetto al 2021 fino ad un + 8,6%.
Un problema di democrazia
Anche all’interno del Partito Democratico ci sono sindaci che hanno esplicitato l’assenza di tempo per poter discutere gli aumenti (Bagno a Ripoli, Calenzano, comuni del Mugello). Come nel 2021 c’è difficoltà a capire quali sono i calcoli e le cifre che retroattivamente cambiano i costi dei servizi di gestione dei rifiuti. Le competenze si rimbalzano tra Arera, ALIA, ATO Toscana Centro, mentre i Comuni sono trattati come meri ratificatori degli aumenti e semplici pagatori. Le istituzioni democratiche vengono ridotte a soggetti passivi, che possono solo registrare informazioni tecniche.
Perché gli aumenti?
L’attenzione è concentrata, come già nel 2021, sulla mancanza di impianti, ma c’è anche chi punta il dito sul passaggio al porta a porta e sulla mancata costruzione dell’inceneritore nella Piana. Sono gli stessi dati, però, che contraddicono queste ricostruzioni: i costi del trasporto dei rifiuti e per il trattamento dell’indifferenziato, non sono aumentati, mentre a lievitare sono stati i costi di gestione, non compensati dal valore generato dal recupero dei materiali.
Riguardo ai problemi nella filiera dei rifiuti che non permette di “chiudere il cerchio”, emblematico è quanto succede con la frazione organica: sempre più protagonista con l’aumento della raccolta differenziata, ma con impianti sul territorio che non la riescono a gestire.
Il compostaggio a Faltona (Borgo San Lorenzo) ha una percentuale di scarto, che finisce fuori regione per lo smaltimento, del 20%. Il sito di Montespertoli è oggetto di lavori per l’implementazione, mentre l’impianto TMB di Case Passerini è stato addirittura sequestrato nel 2018 per gravi irregolarità. Nel frattempo, è emerso come la cosiddetta bioplastica finisca nell’indifferenziato, sempre per la mancanza di tecnologie adeguate.
Chi controlla ALIA?
Comprendere invece cosa siano i “costi di gestione” non è facile e dovrebbe essere approfondito, magari verificando l’operato del management degli ultimi anni e le responsabilità di chi lo ha sostenuto. ATO Toscana Centro dice che c’è un problema con ALIA: ma quest’ultima società è una controllata del Comune di Firenze, che ne detiene una partecipazione di oltre il 58%, a cui si affiancano altri enti locali e partecipate pubbliche.
L’ossessione per l’inceneritore
La Regione Toscana arriva con anni di ritardo a ipotizzare impianti alternativi agli inceneritori, nonostante la storica lotta di movimenti, comitati e sinistre per una politica “rifiuti zero”. Ancora oggi i Sindaci di Prato e Firenze insistono nel chiarire che per loro era necessario realizzare l’impianto di “termovalorizzazione” di Case Passerini. La scelta deve essere netta, complessiva e chiara. Di chi è la colpa degli oltre 3 milioni dati a HERA per farla uscire da Q. Thermo, la società creata a suo tempo apposta per costruire l’inceneritore poi (per fortuna) mai realizzato? Invece di insistere su un’opera sbagliata, chi governa si deve assumere le sue responsabilità e chiedere scusa.
I costi maggiori sono per uno sviluppo più sostenibile?
Magari. A differenze delle destre non ci interessa cavalcare la retorica “contro le tasse”. Nulla di male a pagare di più per un servizio efficace, capace di riciclare e recuperare, di tutelare l’ambiente, la qualità della vita e la salute delle persone. Il problema è che questi aumenti sono legati al passato, non al “nuovo” porta a porta.
Quindi?
Quindi dobbiamo pretendere un’inversione di tendenza. Una nuova politica di gestione dei rifiuti, nettamente contraria all’idea di poter bruciare il futuro. Una gestione trasparente di tariffe, costi e servizi. Un’assunzione di responsabilità nei confronti di ALIA e di ATO Toscana Centro. Una centralità degli enti locali e dei consigli comunali, per favorire la partecipazione. Il contrario del progetto di multiutility di cui ci parlano, che renderà i servizi completamente impossibili da controllare e gestire dal basso.
Abbiamo bisogno di una politica capace di governare, assumersi responsabilità, prendere decisioni chiare e programmare, discutendo con la cittadinanza. Non di una classe dirigente pronta a scaricare le proprie colpe sui comitati in difesa dell’ambiente e le sinistre.
Basta guerra e carovita: anche Firenze per la campagna di Rifondazione Comunista
Dmitrij Palagi e Antonella Bundu – Sinistra Progetto Comune:
«Il Governo Draghi è stato presentato come l’unica speranza per salvare il Paese, analogamente a quanto era già avvenuto con Monti, anche se in un contesto completamente diverso. Anche in Palazzo Vecchio, nei primi mesi di pandemia, si è parlato di unità tra tutte le forze consiliari: ma la politica serve a far emergere i bisogni e le differenze di interessi, soprattutto in società fortemente segnate dalla disuguaglianza. Due anni fa si era annunciato che niente sarebbe stato come prima di SARS-CoV-2: purtroppo al momento sono state invece confermate le logiche del recente ventennio, in chiave peggiorativa, soprattutto in risposta alla criminale invasione russa in Ucraina. Per questo abbiamo accolto l’invito di Rifondazione Comunista a collaborare per la conferenza stampa fiorentina della loro campagna nazionale ‘Basta guerra e carovita’».
Lorenzo Palandri, Segretario provinciale PRC Firenze:
«La mattina del 28 maggio siamo stati in tutte le città di Italia per lanciare la campagna contro la guerra e il carovita, in difesa dei redditi delle lavoratrici, dei lavoratori e dei ceti popolari. La velocità con cui sono state trovate le risorse per aumentare le spese militari e il numero di armi da esportare ci dice molto di quali siano le priorità di chi ci ha governato negli ultimi anni. I conti in rosso della sanità, la mancanza di personale e risorse nel pubblico, gli aumenti delle bollette (da noi anche della TARI) e il continuo indebolirsi dei salari ci parlano della necessità di un radicale cambiamento.
I 200 euro, in forma di bonus, sono una risposta del tutto insufficiente. Lo sappiamo bene, come lo sanno quei nuclei familiari a cui ci siamo rivolti pochi mesi fa con la campagna AranC’È, raccogliendo sottoscrizioni da lasciare alle realtà associative e di movimenti che si occupano di diritto all’abitare, per evitare che nelle case si accumulassero debiti per le bollette.
Abbiamo presentato la campagna nazionale “basta guerra e carovita”, che ci vedrà impegnati a Firenze, come in tutta la provincia, con volantini e momenti di confronto con la cittadinanza. Abbiamo bisogno di unire e dare forza all’opposizione sociale nei confronti delle politiche di questo governo, mentre continuiamo a ricercare la massima unità politica tra chi condivide la necessità di proporre un’alternativa allo stato di cose presenti, fuori dal centrosinistra.
Soprattutto nel nostro territorio, in cui il turismo e il precariato sembrano essere l’unica risposta immaginata per il futuro economico della zona».
Una città colorata di rosso al grido “Insorgiamo!”
La giornata del 26 marzo è stata una boccata d’ossigeno. Le vie della nostra città si sono riempite di bandiere rosse, di compagne e compagni da tutta Italia, che al grido di “Insorgiamo!” hanno raccolto l’appello del Collettivo di Fabbrica GKN.
Lavoratrici e lavoratori, precarie e precari, persone che hanno perso il lavoro, cittadine e cittadine che chiedono pace, che rivendicano diritti, sanità per tutte e tutti e salari decenti. Tutte queste lotte, tutte queste rivendicazioni sono state portate in piazza con forza e gioia, creando una “convergenza” a cui hanno partecipato in migliaia.
Ringraziamo il Collettivo di Fabbrica, tutte le organizzazioni che hanno reso possibile a questa giornata e le compagne e i compagni, tra cui moltissime e moltissime del Partito della Rifondazione Comunista – SE, che sono arrivate da tutta Italia.
Contro il carobollette: mobilitazione anche a Firenze
Dmitrij Palagi, Sinistra Progetto Comune
Lorenzo Palandri, Segretario provinciale Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea Firenze
“Campagna arrivata stamani in piazza Dalmazia, promossa da Rifondazione, con conferenza stampa a cui hanno partecipato anche Dmitrij Palagi (Sinistra Progetto Comune), Enrico Carpini (Territori Beni Comuni) e Lorenzo Ballerini (Campi a Sinistra)”
Queste le dichiarazioni di Dmitrij Palagi, consigliere comunale Sinistra Progetto Comune:
“Questa mattina abbiamo partecipato alla conferenza stampa lanciata da Rifondazione Comunista – Sinistra Europea per ribadire la necessità di politiche energetiche adeguate al XXI secolo e sostenibili: il pianeta può sopravvivere all’umanità, pretendere scelte radicali e rapide è un atto di egoismo per la sopravvivenza della nostra specie, ma chi governa sembra dimenticarlo. Crisi sanitaria ed economica segnalano la necessità di scelte chiare, dalla parte delle classi sociali più in difficoltà e fragili”.
Queste le dichiarazioni di Lorenzo Palandri, segretario provinciale di Rifondazione Comunista Firenze
“Ringraziamo gli istituzionali della sinistra presenti questa mattina con noi in piazza (oltre al gruppo consiliare di Firenze c’erano anche Territori Beni Comuni della Città Metropolitana, con Enrico Carpini, e Campi a Sinistra, con Lorenzo Ballerini). La nostra iniziativa è nazionale ma a disposizione per la costruzione di percorsi unitari, tanto nella società, quanto a livello elettorale. Abbiamo bisogno di conflitto e opposizione, per difendere la vita quotidiana di chi vive del proprio salario, a loro dobbiamo unità ed efficacia.
A Firenze prosegue la campagna Aranc’è con la vendita delle arance solidali, per creare una cassa di resistenza da mettere a disposizione a chi deve scegliere se arrivare a fine mese o accendere il riscaldamento. L’abbiamo collegata alla mobilitazione nazionale di cui riportiamo la piattaforma”.
Questa la nota nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea.
“Oggi e domani saremo in piazza in tutta Italia per la campagna contro l’aumento delle bollette e il carovita. L’aumento dei prezzi che ha toccato a gennaio il 4,8% trainato dall’aumento delle bollette di luce e gas colpisce duramente soprattutto lavoratori dipendenti e autonomi, i ceti popolari in generale, già allo stremo a causa della crisi e di salari e pensioni tra i più bassi d’Europa. Ci sono 5 milioni di lavoratrici e lavoratori che hanno stipendi mensili sotto i mille euro e centinaia di migliaia di partite iva hanno dovuto cessare l’ attività. Nel nostro martoriato paese ben il 27% della popolazione è a rischio povertà. La situazione per le famiglie a basso reddito è molto più grave di come viene dipinta dalle statistiche per la concomitanza di due fattori. Il primo è che tanto più basso è il reddito, tanto più assorbente diventa la quota di salario destinata all’acquisto dei beni di prima necessità e a pagare le bollette, arrivando in molti casi ad assorbirlo tutto.
In secondo luogo perché sono proprio questi beni di sussistenza ad aver subito insieme alle bollette aumenti esorbitanti. Altro che 4,8%! Generi di base indispensabili come l’olio, la verdura e la pasta sono aumentati secondo l’Istat fino a due tre volte il tasso d’inflazione!
E una situazione drammatica prodotta da anni di blocchi contrattuali, di aumenti così limitati, non solo nei contratti pirata, da essere annullati dall’inflazione in pochissimo tempo anche perché ancorati a un indice, l’IPCA che esclude i prezzi dell’energia.
È ora di rilanciare le lotte per imporre al governo e ai padroni salari dignitosi nel pubblico e nel privato contro l’intenzione palese di scaricare l’inflazione sui salari e sulle pensioni.
Chiediamo al governo di approvare subito un provvedimento di blocco degli aumenti delle bollette come in Francia e Spagna, di calmierare i prezzi dei beni di prima necessità, di introdurre un salario minimo legale di 10 euro netti all’ora per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, di reintrodurre uno strumento automatico di adeguamento di salari e pensioni all’inflazione come la scala mobile”.
Basta l’assalto al paesaggio e al territorio, no alla deregulation in Toscana: presidio regionale del prossimo 26 gennaio a Firenze
Tutti abbiamo ben presente quanto successo sulla gravissima e tutt’altro che conclusa vicenda cosiddetta del “Keu” la quale, ultima in ordine di tempo – al di là degli aspetti penali che prefigura – ha mostrato come ci fosse un sistema radicato di interessi particolari che ha trovato gravi e continuative sponde nelle istituzioni e nella politica toscana.
Fra i tanti aspetti che emergono vi è quello secondo il quale si è dimostrato come alla base vi fosse una certa idea di modello di sviluppo sbagliato, devastante ambientalmente e socialmente. La stessa idea ci pare emerga da alcuni dei successivi provvedimenti – approvati o il cui iter non è al momento concluso – da parte della Regione Toscana. Stiamo parlando in particolare della legge 47 approvata a fine novembre scorso, della proposta di legge 92 e della normativa passata sotto la denominazione di “legge delle motoseghe”. Pur avendo tematiche parzialmente diverse lo spirito delle suddette è sostanzialmente identico: destrutturare le norme per la tutela e lo sviluppo armonico del territorio – in particolare la legge 65/2014 c.d. “legge Marson” e minare le sovra ordinate normative nazionali e regionali come il Piano Paesaggistico e il PIT, operare una forte deregulation, aprire ad uno sviluppismo quasi senza regole come elemento di rilancio dell’economia regionale. Il tutto – si pensi alle norme che aprono al maggiore consumo di suolo, a togliere di mezzo gli strumenti di partecipazione e di valutazione ambientale come VIA, VAS e AIA, ma anche derogare ai vincoli nelle aree boschive – nella solita logica dell’emergenza permanente (magari con la necessità di portare a casa progetti del Piano Nazionale di Ripresa e resilienza che nessuno ha discusso nei consigli comunali e tantomeno con le cittadine e cittadini, con voci e dichiarazioni preoccupanti di risuscitare o accelerare alcune “grandi opere” già ampiamente bocciate in ogni sede).
Al di là dei giudizi generali è chiaro che con queste tre norme in particolare siamo di fronte ad un attacco senza precedenti all’ambiente, al paesaggio, ad uno sviluppo armonico e duraturo per la nostra regione, ma anche al ruolo programmatorio effettivo della stessa regione o meglio degli strumenti di pianificazione urbanistica. Insomma ci pare un passo indietro epocale proprio nel momento in cui è ormai chiaro a tutti come una radicale modifica del modello di sviluppo, come una transizione ecologica della economia e della società non siano rinviabili e non possano essere relegate a dichiarazioni di principio in qualche documento o convegno.
Per questo facciamo appello a tutte le cittadine e a tutti i cittadini, associazioni, forze politiche e di cittadinanza, sindacali della Toscana, senza nessuna logica primigenia o proprietaria, per portare avanti un più incisivo – molti di voi si sono già espressi e mobilitati ma ad ora i risultati latinano, come se si fosse davanti ad un muro di gomma – rapporto reciproco che possa permettere in tempi brevi di mettere in atto iniziative di contrasto alle normative suddette. In particolare i firmatari del presente appello terranno un presidio regionale – sotto la sede del Consiglio Regionale della Toscana, a Firenze – il prossimo mercoledì 26 gennaio, dalle ore 16:30 sotto la sede del Consiglio Regionale via Cavour, 4 Firenze, per far sentire la voce dei tanti e tanti che dicono di no a tutto questo e propugnano una idea diversa di modello di sviluppo, la tutela dell’interesse generale e fermare l’avanzare di questa deregulation che rischia di dare un colpo durissimo alla nostra regione.
Firmatari:
Partito della Rifondazione Comunista – Toscana
Firenze Città Aperta
Una città in comune – Pisa
Piana contro le Nocività Presidio No Inceneritori No Aeroporto
Medicina democratica
Italia Nostra – Firenze
Associazione Progetto Firenze
Associazione Piazza della Vittoria
Comitato Sorvolati Brozzi Peretola Quaracchi Le Piagge
Comitato mamme no inceneritore
Associazione Vas vita salute Ambiente
Comitato Ambientale di Casale (Po)
Ass. Ambientalista Val Fegana – Tereglio (LU)
Associazione Atto Primo Salute Ambiente Cultura
Comitato Difendiamo la nostra salute-Prato Sud
Comitato In mezzo ad un autostrada (prato)
ExtintionRebellion – Prato
Pro Bisenzio
Gruppo Consiliare “Sinistra progetto Comune” – Firenze
Enrico Carpini – Consigliere Città Metropolitana di Firenze
Gruppo Consiliare “Buongiorno Empoli – Fabbrica Comune” – Empoli
Gruppo Consiliare “Campi a Sinistra” – Campi Bisenzio (FI)
Gruppo Consiliare Liberamente a Sinistra – Comune di Scarperia e San Piero (FI)
Gruppo Consiliare Ora Barberino – Comune Barberino del Mugello (FI)
Gruppo Consiliare “Mugello in Comune” – Unione montana dei Comuni del Mugello
Federico Verponziani – Consigliere Comunale – Comune di Casole d’Elsa (SI)
Immagine da pixabay.com
Politiche abitative: il Consiglio Comunale di Campi Bisenzio rigetta le proposte di Campi a Sinistra
Circolo di Campi Bisenzio di Rifondazione Comunista – SE
Nello scorso consiglio comunale a Campi Bisenzio è stato bocciato dalla maggioranza un atto presentato da Campi a Sinistra (Lista di cui fa parte Rifondazione con il nostro consigliere Lorenzo Ballerini) e da Sinistra Italiana dove venivano fatte delle proposte concrete rispetto al tema delle politiche abitative da adottare sul territorio.
Da tempo a Campi Rifondazione e Sinistra Italiana si confrontano e discutono sul tema casa, siamo arrivati così a produrre un documento programmatico sulla questione abitativa che poneva alcune questioni che sono state poi riprese attraverso la mozione presentata. In sintesi: ristrutturazione degli alloggi ERP tenuti vuoti e in attesa di manutenzione che sono appena 36, censimento patrimonio sfitto e invenduto da oltre due anni, auto-recupero con la promozione di cooperative di abitanti e potenziamento del fondo per il contributo affitto e dei così detti alloggi parcheggio per l’emergenza abitativa.
Il tema del passaggio da casa a casa per chi subisce uno sfratto è per noi un punto fondamentale, la parola d’ordine è che nessuna e nessuno deve finire per strada.
Sulla questione sfratti è bene ricordare che Il 90% avviene per morosità incolpevole, persone che perdendo il lavoro rischiano di perdere anche la casa non essendo più in grado di pagare affitti sempre più fuori controllo.
Da quando sono ripresi gli sfratti, a Firenze, assistiamo ad una gestione delle problematiche abitative vergognosa. Soprattutto negli ultimi mesi le soluzioni che le istituzioni hanno introdotto per chi subisce lo sfratto, sono pari a zero, i metodi adottati sono esclusivamente muscolari come quelli adottati con una persona di sessant’anni che durante il proprio sfratto si è ritrovata poliziotti in tenuta antisommossa, oppure le persone senza casa e senza soluzioni che sono state costrette ad occupare e sono state sgomberate ben cinque volte in meno di due mesi.
A Campi Bisenzio per il momento non ci sono sfratti esecutivi con forza pubblica ma sappiamo che è solo questione di tempo, diverse sono le famiglie seguite attraverso il Gruppo Casa, lo sportello di assistenza su tematiche abitative a Campi che si concentra principalmente sugli sfratti, molte sono le persone che durante la pandemia hanno subito una diminuzione dello stipendio oppure hanno perso il lavoro e hanno sempre più difficoltà a pagare l’affitto.
Certamente sappiamo bene che il problema casa è un problema strutturale da risolvere a livello generale con appunto soluzioni strutturali come un aumento esponenziale delle case popolari senza nuovo consumo di suolo, ma occorre anche provare a segnare un cambio di passo sul tema casa a livello territoriale.
La pandemia ha amplificato ulteriormente la crisi economica che già vivevamo aumentando disuguaglianze e povertà. Per questo abbiamo ritenuto importante presentare un atto come Campi a Sinistra insieme a Sinistra Italiana per provare a prevenire lo scoppio di una vera e propria bomba sociale sul territorio.
Delle motivazioni vere e proprie rispetto alla bocciatura dell’atto non ci sono state da parte dell’amministrazione, dimostrando così una leggerezza e una sottovalutazione del problema a dir poco preoccupante.
Continueremo a adoperarci con determinazione su questo tema sia dentro che fuori dal consiglio comunale continuando a fare proposte concrete ponendo nel dibattito pubblico la questione abitativa e vigilando al contempo che nessuna e nessuno rimanga senza casa.