💥𝐔𝐧 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐨 𝐛𝐚𝐭𝐭𝐢𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚: 𝐝𝐨𝐦𝐞𝐧𝐢𝐜𝐚 𝟏𝟕 𝐧𝐨𝐯𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞, 𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐫𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐡 𝟏𝟎.𝟑𝟎, 𝐏𝐢𝐚𝐳𝐳𝐚 𝐏𝐨𝐠𝐠𝐢, 𝐅𝐢𝐫𝐞𝐧𝐳𝐞 💥Assemblea dell’azionariato popolare, rivisitazione di tre anni di lotta, evento di festa e rabbia.
🛠 Ogni azienda in crisi è una ragione in più per non perdere alla ex Gkn. Perché “loro” hanno bisogno di farci perdere, per continuare a dimostrare al mondo che non c’è alternativa. Che non c’è alternativa a licenziamenti, precariato, a una industria che ti lascia a casa disoccupato oppure ti chiama a produrre merda, con contratti di merda.
⚡E Abbiamo da spiegare, fare il punto, narrare, ricordare, denunciare, cantare, gridare. E il 17 novembre proveremo a farlo a modo nostro, facendo convergere il tutto.
👉 h A partire dalle h 10.30. E poi? Qualcosa di botto e senza senso? Dove? Piazza Poggi, Firenze, sotto la Torre di San Niccolò.
⛈ In caso di maltempo, sarà comunicato eventuale cambio di luogo sui canali social, su info Gkn, su insorgiamo.org
👉 PRENOTA LA TUA PRESENZA SUL FORM DI PARTECIPAZIONE ✍ https://forms.gle/aqHhzGfUsAyCrQNQ6
👊 h 10.30-15.30 Assemblea dell’azionariato popolare e della rete solidale e interventi artistici su tre anni di lotta.
🔥 Con (lista in aggiornamento): Kepler-452, Militanza Grafica, Benedetta Sabene (@non mi piaci), Francesca Coin, Christian Raimo Raimo, Gea Scancarello, Andrea Roventini, Wu Ming, Alberto Prunetti, Elio Germano, Niccolò Falsetti, @Francesco Turbanti, Emiliano Pagani, intervento di EMERGENCY, oltre naturalmente ad associazioni, organizzazioni sindacali e tutt_ le/gli azionisti popolari.
💣 Dalle 15.30, festa e rabbia (lista in aggiornamento…). Con Dutch Nazari, con Luca Sicket e Matteo Di Giuseppe, Gianluca Spirito, (Modena City Ramblers), Romanticismo Periferico, Errico Canta Male, ZULU 99 Posse Official, Mauràs, Gli Ultimi
Tutta la nostra solidarietà e il nostro supporto va ai lavoratori del Collettivo di Fabbrica della GKN che da ieri hanno occupato il Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio, interrompendo e portando, di fatto, all’ordine del giorno della seduta la loro vertenza aziendale. Come affermato dai nostri consiglieri di Sinistra Progetto Comune Palagi e Bundu, “dopo quasi 24 ore dall’apertura della seduta di ieri, il Consiglio comunale deve rimanere sospeso e non chiudersi”.
Da mesi il Collettivo sta condividendo le vicende di chi lavora nello stabilimento di Campi Bisenzio, portando esperienze, modalità ed elaborazioni in patrimonio di un territorio che viene, giorno dopo giorno, stremato da crisi aziendali, economiche e ambientali che hanno fortissime conseguenze sociali.
Sin dall’inizio è stata chiara la rivendicazione: la GKN è una risorsa del nostro territorio e come tale deve essere gestita, in prospettiva, nel rispetto di chi ci lavora, dell’ambiente e del tessuto produttivo.
Non possiamo fare altro che sostenere l’occupazione della “casa Comune” per eccellenza, la sede dell’amministrazione comunale, portata avanti dai lavoratori che hanno smesso di percepire lo stipendio senza alcun anticipo di cassa integrazione e che, ancora dopo mesi, non hanno avuto risponste alle domande sul piano industriale che la nuova proprietà dovrebbe presentare per il loro stabilimento.
Non possiamo fare altro che sostenere la fermezza con cui si richiede una risposta chiara e certa alle istituzioni, a tutti i livelli, che devono una volta per tutte impegnarsi nel fare luce su quale sarà il destino della ex GKN, confrontandosi nel merito con le proposte elaborate dal Collettivo di Fabbrica e dalla rete che nei mesi lo ha sostenuto (su tutti, il Decreto anti-delocalizzazioni bocciato dallo scorso Parlamento).
Non possiamo fare altro che sostenere i lavoratori del Collettivo, con cui da mesi condividiamo piazze e proteste, che sono oggetto attacchi meschini e screditanti di Borgomeo che li accusa, tra le altre cose, di “rendere inagibile” lo stabilimento. Con i lavoratori del Collettivo lo stabilimento GKN è diventato il centro di una fucina di idee, di elaborazioni, di progetti di riconversione industriale che dovrebbero essere valorizzati e non messi sotto attacco.
Segreteria Provinciale di Rifondazione Comunista – SE Firenze Circolo di Rifondazione Comunista – SE di Campi Bisenzio
Condividiamo l’appello per la manifestazione Nazionale, 2 giugno | Pisa
440.000 metri cubi di edifici. 73 ettari di territorio cementificato a fini militari. In un territorio già insopportabilmente militarizzato. All’interno di un parco naturale, dove non si potrebbe cementificare un metro quadro. In segreto, in aperto spregio alla trasparenza democratica e alla partecipazione popolare. A danno di chi ci vive e chi ci lavora. Attraverso le procedure del PNRR, con soldi pubblici – 190 milioni di euro – che dovrebbero essere ufficialmente destinati a fondamentali progetti ambientali e bisogni sociali. Nel contesto di un tragico e pericolosissimo scenario di guerra in cui il governo decide di eliminare l’iva per i servizi e beni militari anziché finanziare scuole, sanità, edilizia popolare e agevolata, misure di prevenzione e contrasto della violenza di genere.
Questo è ciò che ha cercato di imporre al territorio pisano e in particolare alla comunità di Coltano e al Parco di Migliarino San Rossore Massacciuccoli il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi pubblicato il 23 marzo 2022 sulla Gazzetta ufficiale e tenuto nascosto da più di un anno da chi governa a livello locale, il sindaco Michele Conti e il presidente della Regione Eugenio Giani, e nazionale. Un chiaro attacco alla democrazia rispetto al quale la popolazione chiede il ritiro immediato del decreto.
Contro questa imposizione un territorio è insorto, con forza. Da ogni parte d’Italia arrivano solidarietà e sostegno. Tanti territori si riconoscono in Coltano, perché i tratti costitutivi del progetto di base militare, sono propri del sistema capitalista e patriarcale in cui siamo immers*. Un sistema che associa la sicurezza al controllo, al filo spinato, ai mezzi blindati. Un sistema che vuole trasformare Pisa nella più importante piattaforma logistica per la guerra, da Camp Darby all’aeroporto militare. Per noi la sicurezza è diritto a un’abitazione dignitosa, autodeterminazione e indipendenza economica, un ambiente e un cibo sano, servizi sociali che funzionano, diritti e sicurezza sul lavoro, libertà dalla violenza e dalla devastazione su corpi e territori.
Un sistema che disprezza la tutela dell’ambiente e del paesaggio, perché è un ostacolo alla produzione continua e incontrollata. Nel quale la guerra è il paradigma dell’inquinamento e della distruzione delle risorse. Per noi il mondo che verrà avrà più campi da coltivare e meno speculazione edilizia, più biodiversità e meno ruspe, più tutela delle risorse naturali, più risorse ai parchi per vivere meglio e più a lungo. Un sistema che si fonda sull’economia di guerra che investe in armi, continua ad aumentare le spese belliche, invia missioni militari all’estero è l’espressione più organizzata della violenza patriarcale che impone e riproduce identità di genere funzionali a questo sistema. Noi vogliamo che le risorse pubbliche vengano utilizzate davvero per rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale, di genere e provenienza che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e delle cittadine.
Noi vogliamo un mondo di pace in cui le persone possano crescere e vivere sapendo che i loro diritti sono garantiti e non debbano avere paura. Un sistema opaco, autoritario, patriarcale e razzista. Che pensa di poter decidere sulla vita di tutti e tutte noi per decreto, scavalcando discussione e partecipazione. La nostra idea di democrazia è ascolto, interesse collettivo, partecipazione, trasparenza.
CONTRO la costruzione di una nuova base militare a Coltano e in qualunque altro territorio, PER ribadire che i soldi pubblici devono essere spesi per la nostra sicurezza sociale e l’accesso ai servizi, la tutela dell’ambiente e del territorio. Per questo e per molto altro lanciamo una manifestazione nazionale a Pisa il 2 giugno. Per un 2 giugno contro la guerra.
Da Firenze organizzeremo un pullman per raggiungere insieme il luogo del concentramento
Partenza il 2 giugno ore 11:15 dal Mercato ortofrutticolo di Novoli (Firenze) e passaggio dalla GKN per la carovana Insorgiamo Rientro a Firenze ore 20 Costo 14 euro Per info e prenotazioni 3351246551 (Sandro) e 3317878254 (Laura)
La giornata del 26 marzo è stata una boccata d’ossigeno. Le vie della nostra città si sono riempite di bandiere rosse, di compagne e compagni da tutta Italia, che al grido di “Insorgiamo!” hanno raccolto l’appello del Collettivo di Fabbrica GKN.
Lavoratrici e lavoratori, precarie e precari, persone che hanno perso il lavoro, cittadine e cittadine che chiedono pace, che rivendicano diritti, sanità per tutte e tutti e salari decenti. Tutte queste lotte, tutte queste rivendicazioni sono state portate in piazza con forza e gioia, creando una “convergenza” a cui hanno partecipato in migliaia.
Ringraziamo il Collettivo di Fabbrica, tutte le organizzazioni che hanno reso possibile a questa giornata e le compagne e i compagni, tra cui moltissime e moltissime del Partito della Rifondazione Comunista – SE, che sono arrivate da tutta Italia.
Lorenzo Palandri, Segretario provinciale PRC Firenze Duccio Vignoli, Segretario del Circolo PRC di Campi Bisenzio
L’imponente manifestazione di sabato 18 settembre a cui abbiamo partecipato, assieme a decine di migliaia di persone, con le compagne e i compagni di tutta Italia, avevo l’obiettivo di ribadire al fondo Melrose che i destinatari di quelle comunicazione di licenziamento non avevano alcuna intenzione di arrendersi. Non solo perché è inammissibile che oltre 400 persone perdano il proprio posto di lavoro dalla sera alla mattina e lo vengano a sapere via mail ma anche perché dietro la lotta dei lavoratori della GKN ci sta quella di chi un lavoro non ce lo ha, di chi lo ha precario, di chi nonostante lavori non riesce ad attivare alla fine del mese.
Finalmente, questa mattina il Tribunale del Lavoro ha riconosciuto le ragioni dei lavoratori e dei sindacati che li rappresentano ed hanno annullato i licenziamenti, dal momento che questi erano stati effettuati in violazione dello Statuto dei Lavoratori.
Un grazie, ancora oggi, lo dobbiamo a chi, a partire dal secondo dopoguerra, si è battuto per ottenere i diritti che la legge riconosce a chi lavora (e previsti dalla Costituzione), nonostante la devastazione che centrosinistra e centrodestra hanno portato avanti a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, indebolendo in modo quasi letale il mondo del lavoro.
Per questo salutiamo con soddisfazione la notizia di questa mattina, ma riteniamo che la politica non debba commentarla – o peggio rivendicarla. Essere al servizio della lotta del Collettivo di Fabbrica vuol dire riconoscere la sua centralità e lavorare per fare in modo che si registri un momento di svolta per ridare centralità a un diverso modello di sviluppo, non più fondato su finanziarizzazione dell’economia e speculazione, ma capace di partire dai bisogni del territorio, sia di chi lo vive che dell’ambiente.
Oggi è stata vinta una battaglia, non certo la guerra. Continueremo a sostenere ed affiancare le lavoratrici e i lavoratori della GKN nella lotta e continuando a chiedere a gran voce un impegno serio e risolutivo contro le delocalizzazioni: va fermata questa pratica spregiudicata, che vede i padroni diventare ancora più ricchi trattando chi lavora come carta straccia e mettendo i popoli uno contro l’altro.
La vertenza della fabbrica di Campi Bisenzio non è un caso isolato, ma un’opportunità per misurarci con i doveri che abbiamo verso la società, ognuno per la propria competenza.
La manifestazione di ieri è stata un’importante tappa nella lotta del collettivo di fabbrica gkn e ha dimostrato che il tema del lavoro smuove ancora migliaia di persone.
La nostra comunità ha risposto con una forte partecipazione, che ha animato lunga parte del corteo. La lotta di “insorgiamo” è ancora solo all’inizio, e sarà lunga la strada che abbiamo davanti, ma il tentativo di cambiare i rapporti di forza nella società è parte del nostro compito come comuniste e comunisti.
Ringraziamo quindi tutte le compagne e tutti i compagni per l’impegno messo ieri nella riuscita del nostro spezzone, la risposta alla mobilitazione è stata forte e sentita! Un ulteriore ringraziamento a tutte le persone accorse da fuori Firenze e alla giovanile, particolarmente numerosa!
La giornata di ieri 11 agosto è stata densa di appuntamenti e, grazie ai compagni e alle compagne, siamo riusciti ad assicurare la nostra presenza ad ognuno di essi.
La mattina siamo stati presenti al suono della Martinella, suonata in presenza di una delegazione del Collettivo di Fabbrica GKN, per poi spostarci a Trespiano all’appuntamento lanciato dalla Rete Democratica fiorentina, per promuovere il ricordo di chi ha liberato la città dall’occupazione nazista e dal regime fascista.
La sera siamo tornati in piazza della Signoria a supporto dei lavoratori e delle lavoratrici della GKN, insieme a molte realtà del territorio: una chiusura del cerchio in senso metaforico, ma anche letterale.
La lotta del personale di fabbrica GKN, oltre ad aver attinto alla storia del territorio per la scelta della parola d’ordine “insorgiamo”, sta smuovendo il dibattito pubblico, coinvolgendo sia le realtà politiche e sociali presenti nella piana, sia le istituzioni.
L’attualità della memoria è oggi più che mai fondamentale e la militanza ne è il motore principale.
Circolo di Rifondazione Comunista di Firenze Sud – Galluzzo
Quest’anno l’11 agosto a Firenze si caratterizza assai giustamente nel sostegno agli operai GKN e, ovviamente, a tutti gli operai sottoposti ad attacco in numerose altre realtà, sebbene meno eclatanti dal punto di vista numerico.
Oggi più che mai quindi ricordare la liberazione dal fascismo significa anche lottare per la liberazione dal capitalismo che, è bene ricordarlo, si era annesso da subito il fascismo per utilizzarlo come braccio armato per reprimere un movimento operaio che stava assumendo dimensioni e forza eccezionali.
Vorrei quindi ricordare il periodo della resistenza a Firenze dal punto di vista delle fabbriche; sebbene posta al di fuori dell’allora “triangolo industriale”, Firenze era sede di almeno due delle fabbriche più importanti e all’avanguardia del paese, il Pignone e le Officine Galileo (per non parlare di una importante sede della FIAT). Ciò dava al movimento operario fiorentino una forza numerica e qualitativa ben superiore alla dimensione della città.
A partire dal 25 settembre 1943, anche Firenze non fu risparmiata dai bombardamenti. Essi miravano a colpire, in particolare, strade e le linee ferroviarie. I primi avevano interessato la zona di Campo di Marte per poi estendersi, nei mesi successivi, anche ad altre aree. Sabato 11 marzo 1944 era stata la volta di Careggi, del polo industriale di Rifredi e della zona di San Jacopino .
I bombardamenti quindi non avevano risparmiato neppure le fabbriche. Proprio in zona Rifredi erano situate alcune delle più importanti industrie cittadine: la Galileo, attiva nella produzione di materiali ottici, di puntamento e di apparecchiature elettriche per armamenti, che nel 1943 occupava più di 4.870 operai; la Pignone, da cui uscivano elmetti, macchinari, proiettili per marina e mine, la Superpila e la FIAT, a Novoli, che dava lavoro a 1.250 persone impiegate nella produzione di materiali per l’aviazione.
Fu proprio nei mesi che precedettero la ritirata dei tedeschi che emerse il malcontento degli operai, scandito dalle prime manifestazioni di dissenso. Se l’ubicazione geografica e la struttura sociale di Firenze, con agglomerati industriali più piccoli di quelli del Nord, l’avevano resa poco permeabile agli scioperi che nel marzo 1943 avevano avuto notevole successo a Torino e a Milano, ciò non vuol dire che anche nel capoluogo toscano non ci fossero segni di malcontento. I tedeschi, infatti, avevano continua necessità di produrre ed erano disposti anche a pagare somme molto alte, con grande vantaggio per gli industriali che, se da una parte incassavano di più, dall’altra tenevano comunque i salari degli operai bloccati, riducendone di giorno in giorno il potere di acquisto.
La prima mobilitazione antifascista iniziò a prendere corpo nei principali stabilimenti cittadini con la circolazione di opuscoli, fogli informativi e la raccolta di offerte a favore dei perseguitati politici e delle loro famiglie. Vennero anche messe in opera misure di sabotaggio della produzione, rallentando le fasi della lavorazione o creando pezzi fallati e incompleti.
Proprio durante l’estate 1943, su iniziativa del Partito Comunista, venne costituito a Rifredi, all’interno del locale Sottocomitato di Liberazione, il Comitato Settore industriale. Diretto dal comunista Mario Fabiani, futuro sindaco di Firenze, era formato da rappresentanti delle imprese più importanti. Sotto la spinta di questa forza di opposizione, nell’inverno fra il 1943 e il 1944, si susseguirono dimostrazioni e proteste generate dal peggioramento delle condizioni di vita. Le richieste dei lavoratori erano prevalentemente di tipo economico, ma possedevano anche un chiaro significato politico.
Le prime due fabbriche fiorentine in cui ebbero luogo, a fine di gennaio ‘44, manifestazioni organizzate dal Partito Comunista, furono proprio la Galileo e la Pignone.
Presso la Galileo, il giorno 27, il Comitato di Agitazione, diretto da Fabiani e con la collaborazione di Alfredo Mazzoni e Leo Nigro, capeggiò i lavoratori che, in segno di protesta, rallentarono la produzione e, in certi reparti, la bloccarono. Alla Pignone, sotto la guida del Comitato aziendale composto da Otello Bandini, Alviero Biagiotti, Tiberio Ciampi, Gino Lulli, Galliamo Melani, Nello Secci, Paolo Tincolini, i dipendenti iniziarono la loro mobilitazione per ottenere aumenti salariali e supplementi alla tessera del pane, incontrando un netto rifiuto da parte dei dirigenti sindacali fascisti, che spalleggiavano la proprietà.
Un mese più tardi, il 3 marzo, un grande sciopero bloccò la produzione in tutte le principali fabbriche cittadine. Esso fu preceduto da attentati incendiari a opera dei gappisti compiuti contro la sede dei sindacati fascisti, in seguito ai quali vennero distrutti gli schedari con i nomi dei lavoratori destinati a essere deportati in Germania.
In questa fase di lotta si distinse, in particolare, la Manifattura Tabacchi il primo stabilimento (dal 1940 occupava la nuova sede delle Cascine) che entrò in sciopero e le cui maestranze erano allora per il 90% femminili. Le sigaraie, attivissime nella protesta, si scagliarono contro Raffaele Manganiello, Prefetto della Provincia, giunto in fabbrica per intimare loro che fosse ripreso il lavoro: «abbiamo fame, vogliamo la pace e non vogliamo che i nostri figli siano mandati a morire per Hitler».
I nazifascisti non tardarono a punire gli operai compiendo vasti rastrellamenti con l’intenzione di creare un deterrente verso possibili e ulteriori azioni di lotta. Centinaia di lavoratori furono prelevati, soprattutto nel popolare rione di San Frediano e in modo analogo in diverse zone industriali della provincia, come Prato ed Empoli.
L’8 marzo 1944 partì da Firenze un trasporto di deportati politici con destinazione Mauthausen: il “carico” era composto da 597 uomini, 338 dei quali arrestati in Toscana. Tra questi anche Thos Bonardi, Ugo Bracci, Dino Mangini, Narciso Niccolai, tecnici della Pignone arrestati per aver partecipato allo sciopero dei primi di marzo. Nessuno di loro farà più ritorno.
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