La foto di gruppo dei Capi di Stato a Kazan, ospite Putin, assieme al segretario Onu è sicuramente un coreografico messaggio forte che la dice lunga sui nuovi equilibri che vanno delineandosi Quando la sigla “Brics” venne coniata più di vent’anni fa, voleva solo sottolineare quanto quei cinque paesi “emergenti” – Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa – avessero il potenziale di correre. Non un’unione, né un’alleanza, era solo un acronimo buono per economisti e analisti finanziari. Un ventennio dopo, una nuova realtà geo-politica va formandosi, e i “mattoni” pare vadano costruendo un muro attorno all’Occidente. La foto di gruppo dei Capi di Stato a Kazan, ospite Putin, assieme al segretario Onu è sicuramente un coreografico messaggio forte che la dice lunga sui nuovi equilibri che vanno delineandosi. Del resto, i dati della stessa Banca Mondiale confermano che l’economia mondiale, un tempo dominata dagli Stati Uniti, è ormai decisamente multipolare: una realtà, questa, che gli strateghi americani non riescono né a riconoscere, ad accettare o finanche ad ammettere. Nel 1994 dai Paesi del G7 veniva il 45,3% del prodotto mondiale, laddove i Brics+, che oggi includono Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi, non arrivavano al 19%. Oggi, questi hanno il 35,2%, contro il 29,3% dei G7.
L’economia cinese è già di un quarto più grande di quella USA – con un prodotto pro-capite del 30%, però – e tre delle cinque economie maggiori sono Brics e solo due nei G7. Anche il potere globale, poi, si sta spostando. Gli USA e i suoi alleati, che avevano il 56% del Pil mondiale nel 1994, hanno oggi meno del 40%, e l’influenza globale degli Stati Uniti non fa che diminuire di giorno in giorno. Prova ne è, ad esempio, l’esito delle sanzioni applicate alla Russia nel 2022, cui nessuno dei Paesi non alleati ha aderito. Come ha sottolineato Jeffrey Sachs, gli Stati Uniti stanno usando il sistema monetario internazionale – imperniato sul dollaro – come un’arma, per sanzionare gli avversari, «confiscando le riserve di Iran, Venezuela, Corea del Nord e Afghanistan e ora Russia. Perché gli altri Paesi dovrebbero ricorrere alle banche americane? È chiaro che, così facendo si mina il sistema internazionale». «Le sanzioni Usa violano il diritto internazionale, non essendo sancite per decisione dell’Onu. L’allargamento dei Brics non farà che porre fine all’egemonia del dollaro». Non dovrebbe sorprendere, quindi, se ora Algeria, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Nigeria, Thailandia, Turchia, Uganda, Uzbekistan e Vietnam vogliano entrare nel nuovo club.
Ora pare che i Brics vogliano fare sul serio. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Vedant Patel ha criticato i progetti annunciati a Kazan di creare una valuta globale alternativa al dollaro e al sistema di transazioni Swift: «Minare il ruolo del dollaro e sviluppare alternative allo Swift è una minaccia diretta alla democrazia nel mondo. Gli Stati Uniti, ovviamente, non possono permettere che ciò accada». A parte il “non sequitur” dell’affermazione di Patel – che c’entra l’alternativa al dollaro con la minaccia alla democrazia? – il nervosismo americano è evidente. Gli Usa continuano a perseguire una strategia di “primazia” in ogni regione del mondo – militare, oltreché economica – ma questa appare sempre più “fuori dalla storia”. Economicamente, gli USA sono sempre più “piccoli”, mentre l’Occidente, sotto la loro guida, appare sempre più isolato. Anche perché la convergenza economica globale implica che l’egemonia Usa non sarà sostituita da un’egemonia cinese. La Cina raggiungerà un picco, dopodiché sarà seguita dall’India e da altri Paesi: andiamo verso un mondo multipolare, in cui i pesi geopolitici saranno distribuiti. Perché ostinarsi a volerlo dominare? Se si vuole davvero “esportare la democrazia” non lo si può fare a suon di bombe, né si può pensare di controllare il sistema Swift usando il dollaro come unica moneta di scambio: sul palco dell’economia ci sono altri attori oggi, che saranno protagonisti, e il potere di Washington non potrà più estendersi come un mantello sul resto del mondo.
Che gli Usa arrivino a minacciare apertamente i Brics+, il consorzio di paesi che progetta di sottrarsi al potere egoista e sanzionatorio del dollaro, è cosa nuova e molto pericolosa perché l’approdo non potrà che essere, ancora una volta, la guerra, quella cosa che piace tanto a Washington come mezzo per regolare le controversie fastidiose e intervenire in Paesi dove ci sono autocrati che non sono amici. Stiamo entrando in un mondo post-egemonico, multipolare. Che, certo, può essere fragile, dando luogo a una nuova “tragedia delle grandi potenze”, in cui le potenze nucleari competono, invano, per l’egemonia. Ma potrebbe anche portare a un mondo in cui i grandi agiscono con mutua tolleranza, o anche in cooperazione, perché riconoscono che solo così si può rendere il mondo sicuro nell’era nucleare. Bisogna volerlo, però, e spingere perché si realizzi.
⚡⚡⚡Panico tra l’intelligence dell’ angolosfera e l’ IDF: trapelato rapporto del Pentagono top secret altamente sensibile sui preparativi di un attacco israeliano contro l’Iran
Il canale Telegram Middle East Spectator ha pubblicato il 18 ottobre dei leak classificati destinati ai Paesi del five eyes che riguardano i preparativi di un attacco su larga scala di Israele in risposta all’ Iran.
➡Tra le altre cose i leaks confermano che Israele possiede testate nucleari. “Una fonte informata all’interno della comunità di intelligence statunitense ha condiviso con noi un documento di intelligence statunitense “top secret” estremamente sensibile della NGIA, datato 15-16 ottobre, che descrive in dettaglio i preparativi israeliani per un attacco su vasta scala all’interno dell’Iran”, si legge sul canale. La CNN conferma l’autenticità dei documenti, dopo aver consultato una fonte a conoscenza dei fatti, che ha definito la fuga di notizie “estremamente preoccupante”.
Il rapporto altamente classificato proviene dalla National Geospatial-Intelligence Agency (NGIA), che appartiene al Pentagono.
Secondo i leaks, gli Stati Uniti hanno osservato lo spostamento di missili balistici lanciati da aerei (ALBM) come il “Golden Horizon” (almeno 16) e il “ROCKS” (almeno 40) presso la base aerea di Hatserim dall’8 ottobre. Ciò dimostrerebbe l’intenzione di Israele di sferrare un attacco su larga scala.
Dal 15 al 16 ottobre l’aeronautica militare israeliana ha inoltre gestito diversi ASM (missili aria-superficie) presso le basi aeree di Ramot David e Ramon, il che indica un attacco imminente.
Inoltre, il 15 ottobre l’aeronautica militare israeliana ha condotto un’esercitazione LFE per addestrarsi nel rifornimento in volo e nelle operazioni di ricerca e soccorso in combattimento con un gran numero di velivoli, tra cui almeno tre aerei cisterna KC-707, un aereo AWAC Gulfstream G-550 e forse anche jet da combattimento.
In conclusione di uno dei due documenti viene specificato che non è stata osservata l’intenzione di Israele di utilizzare armi atomiche. Questo passaggio conferma il possesso della dotazione nucleare, che Israele non ha mai ufficializzato.
La CNN si è rifiutata di pubblicare i documenti (le due foto) e specifica che la fuga di notizie “innescherebbe automaticamente un’indagine da parte dell’FBI insieme al Pentagono e alle agenzie di intelligence statunitensi”.
L’FBI ha rifiutato di commentare.
“Se è vero che sono trapelati i piani tattici israeliani per rispondere all’attacco dell’Iran del 1° ottobre, si tratta di una grave violazione”, ha affermato Mick Mulroy, ex vice assistente segretario alla Difesa per il Medio Oriente e funzionario della CIA in pensione.
Mulroy ha aggiunto che “anche il futuro coordinamento tra USA e Israele potrebbe essere messo in discussione. La fiducia è una componente chiave nella relazione e, a seconda di come questa è trapelata, tale fiducia potrebbe essere erosa”. Successivamente il canale MES ha dichiarato di aver ricevuto i due leaks su un canale più piccolo, da un anonimo dipendente del dipartimento di stato USA.
MES ha dichiarato in due comunicati ufficiali di non aver alcune legame con il presunto whistbloster e di non avere neanche la conferma dell’ autenticità dei documenti.
🚨 Soldati sionisti sono stati catturati in un’imboscata dalla resistenza libanese e l’imboscata è stata descritta come un “grave incidente di sicurezza” ai confini tra Palestina e Libano.
Secondo Al-Mayadeen, i soldati dell’occupazione hanno tentato di entrare a Odaisseh, ma quando hanno raggiunto il filo spinato, sono caduti in un’imboscata ben pianificata in cui la resistenza ha aperto il fuoco sulle forze di occupazione dal punto zero, provocando scontri diffusi.
Gli elicotteri delle IOF hanno evacuato i soldati uccisi e feriti mentre venivano lanciati fumogeni per mascherare le perdite.
Da un corrispondente di Al-Mayadeen: “L’occupazione ammette l’uccisione di un soldato nell’imboscata di Odaisseh, ma confermiamo che il numero di morti è molto più alto”.
Secondo i media sionisti, almeno quattro soldati delle IOF sono stati uccisi e altri 20 sono rimasti feriti. L’operazione per evacuarli è stata descritta come difficile a causa dei ripetuti attacchi della Resistenza libanese e almeno 4 elicotteri di occupazione sono stati avvistati mentre atterravano in vari ospedali nella Palestina occupata.
La resistenza continua a colpire gli insediamenti nel nord, compresi gli insediamenti a nord di Haifa e “Metulla”, con conseguenti danni a diversi edifici e altre località che le IOF hanno rifiutato di rivelare.
🔻 Continuano i feroci scontri armati tra la resistenza libanese e le IOF, mentre le IOF tentano disperatamente di violare il confine meridionale.
I media sionisti hanno segnalato almeno 35 soldati delle IOF feriti a Maroun Al-Ras e altri due sono stati uccisi nello stesso agguato, subito dopo l’agguato di Odaisseh che ha ucciso 8 persone e ne ha ferite decine.
I media sionisti hanno ammesso la morte di uno dei suoi soldati dell’unità “d’élite” “Egoz” in seguito a un fallito tentativo di infiltrazione in Libano nell’agguato di Odaisseh. Il numero reale dei morti è molto più alto.
L’unità “d’élite” “Egoz” ha notoriamente preso parte alla brutalità e all’aggressione contro il Libano nel corso degli anni. Fa parte della famigerata 98a Divisione, che ora si trova sul confine settentrionale dopo aver partecipato all’invasione di Khan Younis durata mesi e al massacro di Nusseirat nella Striscia di Gaza.
La 98a Divisione è la stessa divisione responsabile dei massacri al Nasser Medical Complex di Khan Younis, all’Al-Shifa Medical Complex di Gaza City e nel campo di Jabalia. La divisione è nota per aver causato il più alto numero di vittime civili attraverso le sue tattiche di terra bruciata.
L’esercito libanese ha aggiunto che una forza delle IOF “ha violato la Linea Blu di circa 400 metri nelle terre libanesi nelle aree di Khirbet Yaroun e della Porta di Odaisseh, prima di ritirarsi poco dopo“.
La resistenza continua a ostacolare gli obiettivi dell’occupazione di un’invasione di terra. Questa mattina, mentre copriva l’imboscata di Odaisseh, un corrispondente di Al-Mayadeen nel sud ha dichiarato: “Decine di soldati dell’unità d’élite dell'”esercito israeliano” sono rimasti feriti e le loro urla sono state udite nella zona. I soldati dell’occupazione che hanno tentato di infiltrarsi “sono entrati verticalmente e sono usciti orizzontalmente”, come Sayyed Nasrallah aveva promesso loro. La resistenza era a conoscenza dell’operazione che i soldati si stavano preparando per quella zona”.
🚨 Un attacco aereo delle IOF ha preso di mira il centro di protezione civile della Commissione sanitaria islamica ad Aitaroun, nel Libano meridionale, colpendo un veicolo mentre stavano estraendo i martiri e i feriti dalla città e provocando un certo numero di martiri e feriti.
🚨 Insolitamente, le IOF hanno ammesso che i missili iraniani hanno colpito le basi militari prese di mira nell’operazione True Promise 2 di ieri. Il 90% dei 200 razzi ha colpito i propri obiettivi.
I media sionisti hanno ammesso che i missili iraniani hanno distrutto edifici e officine di manutenzione per aerei da guerra nelle basi aeree delle IOF.
04/10/2024
Diario del genocidio – Anbamed, 4 ottobre
Gaza
Le forze di occupazione israeliane hanno compiuto ieri a Gaza 8 stragi. 99 uccisi e 169 feriti, secondo l’agenzia stampa Wafa. Nelle prime ore di stamattina in altri attacchi aerei e dell’artiglieria sono stati uccisi almeno 17 civili. Un drone ha preso di mira una casa a Deir Balah, uccidendo un’intera famiglia. Altre stragi sono avvenute a Khan Younis e Rafah.
Libano
Ancora bombardamenti su Beirut e sulle città e villaggi del sud Libano. 11 attacchi in poche ore. È stata la notte più dura. Nella giornata di ieri sono state uccise 34 persone. Esattamente come la tattica militare applicata intenzionalmente a Gaza, anche in Libano vengono presi di mira il personale sanitario, le ambulanze e le strutture mediche. In un solo attacco, informa la Croce rossa libanese, sono stati assassinati 4 infermieri operativi sulle ambulanze prese di mira. “I mezzi erano segnalati sul tetto e sulle fiancate e chi ha sparato i missili sapeva cosa stava facendo. Non è stato casuale”. Il ministro della sanità libanese ha informato che in tre giorni sono stati assassinati 40 medici e infermieri sotto le bombe israeliane. E sono 20 gli ospedali e gli ambulatori colpiti, alcuni danneggiati seriamente e messi fuori servizio. L’OMS ha informato che il sistema sanitario libanese è in fase di collasso a causa degli attacchi mirati. Inoltre non è possibile fornire al Libano materiale sanitario a causa dell’embargo israeliano imposto allo spazio aereo e alle coste libanesi. Questa, che i fiancheggiatori di Netanyahu definiscono “un’operazione limitata”, è in realtà una guerra guerreggiata. Un’aggressione contro uno stato sovrano che non trova le stesse prese di posizioni politico-militari rispetto agli attacchi subiti da Israele da parte dell’Iran, malgrado l’enorme differenza negli effetti: migliaia di morti nel primo caso, qualche ferito nel secondo. Ad ogni caso, l’invasione di terra del Libano non è una passeggiata. “Il numero dei soldati israeliani uccisi in campo di battaglia – secondo i dati forniti da Hezbollah – sono 17 e il territorio conquistato dai carri armati si misura con i metri e non chilometri, come fa credere la propaganda israeliana”. La stessa stampa israeliana scrive che questa guerra invece di riportare gli sfollati israeliani alle loro case, non farà altro che rendere permanente il loro status di profughi. Secondo informazioni non ufficiali, il feretro del leader Hassan Nasrallah è stato trasferito a Teheran, dove si terranno oggi venerdì i suoi funerali, per poi procedere alla sepoltura a Kerbelà, in Iraq, nel cimitero dei martiri sciiti.
Iran
È imminente l’attacco israeliano all’Iran. Lo dicono fonti di Washington, che sottolineano che non saranno attaccati i siti nucleari. “Saranno presi di mira depositi e impianti petroliferi”. Da Teheran, il ministro degli esteri continua a ribadire che il suo paese non vuole la guerra con Israele, ma in caso di un nuovo attacco israeliano, la risposta sarà molto più dura rispetto al passato. Una spirale di violenza che non finirà presto e rischia di coinvolgere gli Stati Uniti in una guerra non loro. Teheran ha mandato, tramite il Qatar, un messaggio alla Casa Bianca, dai toni molto duri. “Bisogna frenare il guerrafondaio Netanyahu, che sta trascinando la regione alla guerra totale. È finito da parte nostra il tempo dell’autocontrollo. La calma deve essere rispettata dalle due parti. Israele continua a provocare ed ha superato i limiti. Se attacca di nuovo l’Iran, risponderemo con armi non convenzionali. Finora ci siamo limitati ad attaccare obiettivi militari”. Un messaggio che non promette nulla di buono ed averlo reso noto è un invito a nozze per Netanyahu che non tarderà a ordinare l’attacco su Teheran.
L’UNRWA ha descritto la vita della popolazione di Gaza come uno “spaventoso orrore, perpetrato dall’esercito occupante in un modo perpetuo”. Si aggrava la situazione alimentare nel nord della Striscia, ermeticamente chiusa dall’esercito di occupazione. 300 mila persone sono sull’orlo della morte per fame. L’esercito vieta l’ingresso di qualsiasi aiuto umanitario. A nord del Wadi, la valle denominata dagli israeliani Netzarim, è stata dichiarata “zona militare chiusa” e tutta la popolazione sarà costretta alla deportazione.
Maher Salah è un nativo di Gerusalemme. Il giorno del bombardamento iraniano si trovava sulla via di ritorno a casa ed ha dovuto, insieme al fratello, di fermare l’auto e di nascondersi al riparo di un muro. Dietro di loro è arrivato un pullmino con un gruppo di soldati israeliani, anche loro sorpresi dalla caduta dei razzi. Sono scesi dal mezzo e quando si sono imbattuti in Maher e suo fratello e saputo che erano palestinesi, hanno iniziato a riempirli di botte. Essendo residenti a Gerusalemme hanno chiamato la polizia. All’arrivo degli agenti, invece di identificare gli aggressori, hanno raddoppiato la dose di botte. “Siamo svenuti e ci siamo svegliati in ospedale”, ha detto Maher ad una tv araba. “Mi hanno fracassato il naso e ho un’emorragia alla testa soltanto perché sono palestinese”. La democrazia dell’Apartheid.
Cisgiordania e #Gerusalemme est
Tulkarem come Gaza e Beirut. Un bombardamento israeliano ha centrato un caffè popolare molto frequentato e ha fatto una strage: 17 civili assassinati e molti dei feriti versano in difficili condizioni. L’esercito israeliano, per mascherare i suoi crimini contro l’umanità, parla di aver preso di mira un capo di Hamas.
Ad El-Khalil, un giovane palestinese è stato assassinato, a sangue freddo, ad un posto di blocco. Secondo testimoni oculari, Salah Shawaheen, 23 anni, stava andando al lavoro nelle terre di famiglia ed aveva sulle spalle gli attrezzi di lavoro. La versione dell’esercito parla di un tentativo di accoltellamento, ma nel resoconto militare nessun soldato risulta ferito.
Siria
Non passa giorno che non vi sia un’aggressione israeliana sul suolo siriano. E per gli amici di Netanyahu a Washington, Londra, Parigi, Berlino e Roma tutto è normale. Ieri, un altro attacco aereo a Damasco. La zona colpita è sempre Mizza, dove nei giorni passati è stata assassinata una giornalista della TV pubblica. Negli ultimi due giorni, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono stati uccisi 13 persone tra miliziani e civili. I due palazzi colpiti sono nelle vicinanze del consolato iraniano. Sono stati presi di mira anche le località di confine con il Libano. Un missile ha centrato un’auto di profughi libanesi in fuga verso il territorio siriano. Un’intera famiglia, con due bambini piccoli, è stata decimata.
Yemen
Attacchi aerei statunitensi e britannici su Hodeida in Yemen. La notizia annunciata dagli Houthi è stata confermata dal Centcom e dalla base aerea britannica a Cipro. Come al solito si parla di attacco contro le basi di lancio dei missili balistici. I paesi Nato proclamano di non voler allargare il conflitto, mentre loro sono invischiati fino al midollo. https://www.anbamed.it/2024/10/04/anbamed1520-04-ottobre-24/
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