manifestazione
SINISTRA PROGETTO COMUNE HA UNA SEDE!!
🔥 Sinistra Progetto Comune ha una.. Sede!
🍸 Vi invitiamo domani, sabato 30 marzo alle 18:30, in via Toselli 13/R (angolo via Spontini) per brindare a questo nuovo spazio, che ci ospiterà da qui alle elezioni di giugno.
Sarà uno spazio aperto, di incontro e confronto che faremo vivere con il supporto e l’aiuto di coloro che credono nel nostro progetto per una Firenze più equa, più solidale, più accessibile e sostenibile.
Vi aspettiamo!
BASTA MORTI SUL LAVORO! TUTTI IN PIAZZA IL 23 MARZO!
16 febbraio, Firenze. Una trave di cemento armato cede durante i lavori di realizzazione della nuova Esselunga in via Mariti. 5 operai perdono la vita.
Dopo la demolizione dell’ex Panificio Militare, già da anni al centro di diatribe, la nostra città dovrebbe accogliere l’ennesimo centro commerciale, quando se ne possono già contare una quindicina nelle immediate vicinanze.
La nostra città, e in particolare i quartieri di Novoli e Rifredi, vive ormai una realtà fatta di speculazione e guerra concorrenziale fra colossi della grande distribuzione.
Le conseguenze sono evidenti a chiunque viva e frequenti i nostri quartieri: stanno tentando di ridurli a zone dormitorio svuotate di ogni socialità e solidarietà popolare; gli unici rapporti sociali incoraggiati sono quelli mediati dagli interessi commerciali dei potentati economici, che reclamano spazi e guadagni sempre maggiori. Questo rischia di spegnere la capacità dei cittadini di Firenze di mantenere viva la vita collettiva della parte popolare della città.
La solidarietà sociale, la protezione reciproca che deriva dalla condivisione di un territorio, la capacità di prendersi cura dei rapporti che si creano per le nostre strade, la vicinanza alle difficoltà di vita nostre e di chi abbiamo intorno: tutte queste sono caratteristiche storiche dei nostri quartieri!
Da tempo comitati e cittadinanza reclamano una città che sia finalmente a dimensione di chi la vive, ma nonostante questo si è voluto spingere sull’acceleratore, finché non è successo l’irreparabile. E ora non vogliamo più aspettare, non vogliamo più vivere in una città svenduta al profitto di pochissimi, costretti, per accrescerlo, a rischiare le nostre vite. Via Mariti, il cantiere Esselunga e 5 lavoratori morti sono una testimonianza del punto a cui siamo arrivati!
È per questo che proponiamo una raccolta firme, che insieme ad altre iniziative, rigetti la costruzione del centro commerciale di Esselunga in via Mariti; in quel luogo vogliamo un parco, realizzato con soldi pubblici, da intitolare a Luigi Coclite, Mohamed El Ferhane, Bouzekri Rahimi, Mohamed Toukabri e Taufik Haidar – i cinque lavoratori caduti sotto il peso del profitto.
Invitiamo tutta la cittadinanza a sottoscrivere e far sentire la propria voce e tutta la rabbia che questa strage ci ha lasciato dentro!
Puoi firmare la petizione ai banchini dell’assemblea 16 febbraio che troverai in giro per Rifredi nelle prossime settimane, e anche online:
https://www.change.org/p/facciamoci-un-parco-no-centro-commerciale-in-via-mariti-basta-morti-sul-lavoro?fbclid=IwAR2VFyBFWehMh7YLmX2cSHB3QlNyt7zXGzFaxS8j56P8izljEA4fdshfiQw
Inoltre, sabato 23 marzo saremo presenti alla manifestazione indetta per chiedere la costruzione di un parco al posto del supermercato e per dire basta alle morti sul lavoro. Appuntamento alle ore 15:30 davanti all’Esselunga di via di Novoli (Firenze).
Nessuna base per nessuna guerra! 2 giugno manifestazione a Coltano e pullman da Firenze
Condividiamo l’appello per la manifestazione Nazionale, 2 giugno | Pisa
440.000 metri cubi di edifici. 73 ettari di territorio cementificato a fini militari. In un territorio già insopportabilmente militarizzato. All’interno di un parco naturale, dove non si potrebbe cementificare un metro quadro. In segreto, in aperto spregio alla trasparenza democratica e alla partecipazione popolare. A danno di chi ci vive e chi ci lavora. Attraverso le procedure del PNRR, con soldi pubblici – 190 milioni di euro – che dovrebbero essere ufficialmente destinati a fondamentali progetti ambientali e bisogni sociali. Nel contesto di un tragico e pericolosissimo scenario di guerra in cui il governo decide di eliminare l’iva per i servizi e beni militari anziché finanziare scuole, sanità, edilizia popolare e agevolata, misure di prevenzione e contrasto della violenza di genere.
Questo è ciò che ha cercato di imporre al territorio pisano e in particolare alla comunità di Coltano e al Parco di Migliarino San Rossore Massacciuccoli il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi pubblicato il 23 marzo 2022 sulla Gazzetta ufficiale e tenuto nascosto da più di un anno da chi governa a livello locale, il sindaco Michele Conti e il presidente della Regione Eugenio Giani, e nazionale. Un chiaro attacco alla democrazia rispetto al quale la popolazione chiede il ritiro immediato del decreto.
Contro questa imposizione un territorio è insorto, con forza. Da ogni parte d’Italia arrivano solidarietà e sostegno. Tanti territori si riconoscono in Coltano, perché i tratti costitutivi del progetto di base militare, sono propri del sistema capitalista e patriarcale in cui siamo immers*.
Un sistema che associa la sicurezza al controllo, al filo spinato, ai mezzi blindati. Un sistema che vuole trasformare Pisa nella più importante piattaforma logistica per la guerra, da Camp Darby all’aeroporto militare. Per noi la sicurezza è diritto a un’abitazione dignitosa, autodeterminazione e indipendenza economica, un ambiente e un cibo sano, servizi sociali che funzionano, diritti e sicurezza sul lavoro, libertà dalla violenza e dalla devastazione su corpi e territori.
Un sistema che disprezza la tutela dell’ambiente e del paesaggio, perché è un ostacolo alla produzione continua e incontrollata. Nel quale la guerra è il paradigma dell’inquinamento e della distruzione delle risorse. Per noi il mondo che verrà avrà più campi da coltivare e meno
speculazione edilizia, più biodiversità e meno ruspe, più tutela delle risorse naturali, più risorse ai parchi per vivere meglio e più a lungo.
Un sistema che si fonda sull’economia di guerra che investe in armi, continua ad aumentare le spese belliche, invia missioni militari all’estero è l’espressione più organizzata della violenza patriarcale che impone e riproduce identità di genere funzionali a questo sistema. Noi vogliamo che le risorse pubbliche vengano utilizzate davvero per rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale, di genere e provenienza che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e delle cittadine.
Noi vogliamo un mondo di pace in cui le persone possano crescere e vivere sapendo che i loro diritti sono garantiti e non debbano avere paura.
Un sistema opaco, autoritario, patriarcale e razzista. Che pensa di poter decidere sulla vita di tutti e tutte noi per decreto, scavalcando discussione e partecipazione. La nostra idea di democrazia è ascolto, interesse collettivo, partecipazione, trasparenza.
CONTRO la costruzione di una nuova base militare a Coltano e in qualunque altro territorio, PER ribadire che i soldi pubblici devono essere spesi per la nostra sicurezza sociale e l’accesso ai servizi, la tutela dell’ambiente e del territorio.
Per questo e per molto altro lanciamo una manifestazione nazionale a Pisa il 2 giugno. Per un 2 giugno contro la guerra.
Da Firenze organizzeremo un pullman per raggiungere insieme il luogo del concentramento
Partenza il 2 giugno ore 11:15 dal Mercato ortofrutticolo di Novoli (Firenze) e passaggio dalla GKN per la carovana Insorgiamo
Rientro a Firenze ore 20
Costo 14 euro
Per info e prenotazioni 3351246551 (Sandro) e 3317878254 (Laura)
No alla base militare. Né a Coltano né altrove.
Il 4 Maggio a Firenze un presidio per dire no alla base militare, né a Coltano né altrove. Là, dove si incontreranno rappresentanti del Governo, Arma dei Carabinieri, Regione Toscana e Comune di Pisa.
Da Coltano si è estesa a tutta Pisa e ai territori della regione una forte mobilitazione che sta mettendo insieme agricoltor* e allevator*, cittadini e cittadine, movimenti di lavoratrici e lavoratori, organizzazioni politiche, associazioni e movimenti pacifisti, antimilitaristi, femministi, ambientalisti, comitati di quartiere, sindacati, collettivi studenteschi. Tutti stanno collaborando per un obiettivo preciso: bloccare il progetto, far ritirare il Decreto del Presidente Draghi.
73 ettari, 440.000 metri cubi di edificato, 190 milioni di euro. Un vero mostro di cemento armato nella già intollerabilmente cementificata Piana Pisana, dentro i confini di un parco naturale regionale tra i più importanti d’Italia, su preziosi terreni oggi consacrati all’agricoltura biologica.
Il tutto in un silenzio tombale condiviso da parte di tutte le forze politiche che governano a livello nazionale, regionale e locale. Il presidente della Regione Giani ha tenuto nascosto questo progetto per un anno, a dimostrazione che le cittadine e i cittadini, chi vive e lavora su quei terreni, chi paga le conseguenze di scelte così costose e impattanti non hanno per lui alcun diritto. Anzi: non esistono.
Il progetto della mega-base di Coltano è un esemplare concentrato dei caratteri più iniqui e devastanti di un modello di sviluppo che devasta il territorio e le comunità, per fare di Pisa una delle più grandi piattaforme logistiche per la guerra a livello internazionale. E’ un tassello fondamentale che si aggiunge all’aeroporto militare e a Camp Darby.
Dire no a un’opera dall’impatto ambientale e sociale così violento non è solo possibile: è necessario. Nel Parco di Migliarino – San Rossore -Massacciuccoli, nella Piana Pisana, ovunque.
190 milioni devono essere destinati alla giustizia sociale, ai consultori e ai centri antiviolenza, alle scuole e alla crescita civile e culturale delle comunità, delle bambine e dei bambini, all’ambiente, al benessere collettivo, al lavoro, alla pace. Questa è la vera sfida per l’oggi e per il futuro.
Per questo facciamo un appello a partecipare con noi al presidio che si terrà il 4 maggio a Firenze durante l’incontro.
No alla base militare, né a Coltano né altrove.
Mercoledì 4 maggio alle 10:00 davanti alla caserma Baldissera, Lungarno Guglielmo Pecori Giraldi, 4 (Firenze) per dire no a nuove basi militari, né a Coltano né altrove
Basta abusi, sciogliere le squadre antidegrado!
Sabato 16 aprile anche la federazione di Firenze del Partito di Rifondazione Comunista – SE scenderà in piazza, partecipando ai due appuntamenti indetti in seguito all’episodio di violenza ai danni di un lavoratore senegalese avvenuto la scorsa settimana.
Per l’ennesima volta, nella Firenze città vetrina a dimensione di turista, in cui ogni elemento che non risponde alla logica del decoro imposta da chi governa la città viene spazzato via come elemento di degrado, il tentativo da parte delle autorità di mantenere questo “ordine fittizio” è sfociato in un episodio di violenza ad opera di agenti del reparto antidegrado della Pulizia Municipale.
Il tentativo di imporre ordine e sicurezza a suon di decreti, allontanamenti forzati e DASPO non può che avere come risultato episodi come quello della scorsa settimana, che spesso vedono vittima le persone più deboli, che non rispondono all’idea di ordine pensato per la “vetrina” di Firenze. Il risultato? Una città finta, cara, inaccessibile alle stesse persone che la abitano e che ci lavorano.
Saremo quindi in piazza sabato 16 aprile, ai due appuntamenti indetti per la giornata: la mattina alle 10:30 in Piazza Indipendenza con la comunità senegalese e il pomeriggio, alle 15:30 al Ponte Vespucci con Firenze Antifascista e le altre forze che hanno aderito. In solidarietà al lavoratore vittima dell’ennesimo episodio di violenza che vede coinvolto un membro della comunità senegalese a Firenze ma anche per chiedere lo scioglimento del reparto antidegrado della Polizia Municipale e per una città finalmente libera da quest’insulsa idea di decoro, che torni ad essere vissuta e accessibile a tutte e tutti!
Riportiamo qui di seguito la piattaforma della manifestazione di Firenze Antifascista
Basta abusi in divisa! Sciogliere le squadre antidegrado dello sceriffo Nardella!
Firenze contro il razzismo, violenza della polizia, sgomberi, sfratti e repressione, il “decoro” di PD e Nardella: non è questa la città che vogliamo!
Sabato 16 aprile ore 15.30, Ponte Vespucci, la Firenze Antifascista scende in piazza!
L’Appello pubblico per una manifestazione cittadina.
PER QUESTO…
Nella Firenze in cui attorno alla “cultura del decoro” è stata costruita la retorica sulla sicurezza l’azione di alcune unità speciali, come il reparto “antidegrado” della municipale (!) non può sfociare in altro che in abusi e violenza. È successo alla stazione qualche anno fa. È successo la settimana scorsa a pochi metri da Ponte Vecchio. È solo questione di quando si ripeterà, non del se si ripeterà. Chiedere lo scioglimento di questo reparto non risolve il problema della deriva securitaria e “antidegrado” ma è una prima rivendicazione. Se anche questa volta ad essere stato colpito è un lavoratore senegalese la questione va ben oltre.
PER ALTRO…
Con la retorica del decoro si esercita politica classista e repressiva rispetto a ciò che risulta incompatibile: tra Daspo urbani e zone rosse, fino alla recentissima istituzione del “MiniDaspo” di 48 ore, la repressione è sempre più legata alla volontà di “ripulire” lo spazio pubblico da tutto ciò che non è in linea con il modello della città vetrina, ad uso e consumo di chi se la può permettere. Aumento degli affitti, sfratti, svendita del patrimonio pubblico e abitativo, privatizzazione delle piazze, spazi pubblici ad uso e consumo di “clienti” e non di “abitanti” è un modello di città classista, a cui opporre resistenza e contro cui combattere. Il risultato di questo livello repressivo è un progressivo incremento della militarizzazione degli spazi, soprattutto in centro dove ormai è impossibile percorrere più di qualche decina di metri senza incontrare una divisa, il tutto accompagnato da una retorica di “legalità” e “sicurezza”. La stessa campagna contro gli spazi sociali occupati va in questo senso. Ma cos’è davvero la sicurezza? Sicurezza per chi? E come la si costruisce? Un quartiere, una piazza, una via vissuta e con legami di solidarietà è più “sicura” di un quartiere, una piazza, una via vuoti.
PER TUTTO…
Questo contesto è il risultato di precise scelte politiche per cui, la sempre maggiore arbitrarietà concessa alle istituzioni cittadine in materia di “ordine e sicurezza” produce una serie di provvedimenti e ordinanze che restringono sempre di più il campo delle libertà individuali e collettive. La necessità di stretta repressiva è direttamente connessa all’aggravamento generale delle condizioni di vita come diretta conseguenza delle politiche del Pd, che fa la guerra sul fronte esterno inviando armi all’ucraina e sanzioni alla Russia e sul fronte interno.
La manifestazione di sabato 16 aprile parte necessariamente dalla solidarietà al lavoratore senegalese aggredito dalla squadretta antidegrado e dalla necessità di scioglimento di quel reparto.
Da quel “particolare” guarda però al “generale” e alla volontà di creare le condizioni perché si inizi ad imporre l’idea di una città diversa.
Una città che rifugga l’idea di uno spazio urbano gestito ad uso e consumo del profitto e della rendita dove la “sicurezza” sia elemento di difesa di questi interessi e offesa verso chi li mette in discussioni.
Una città che rifiuti e di opponga a privatizzazioni, sgomberi, sfratti, delocalizzazioni e sfruttamento a cui contrapporre l’elemento della solidarietà come motore di trasformazione delle relazioni e della gestione dello spazio urbano.
La manifestazione arriverà sotto le finestre di Palazzo Vecchio perché nessuno deve provare a giocarsi la solita carta delle “mele marce”.
Noi non dimentichiamo le foto segnaletiche dei lavoratori senegalesi in San Lorenzo che hanno preceduto la strage di Piazza Dalmazia ad opera di Casseri di CasaPound.
Non dimentichiamo le altre azioni squadriste del reparto antidegrado contro tutti gli “incompatibili” di questa città.
Tutto questo ha un mandante che siede in Palazzo Vecchio. Ad essere marcio è tutto l’albero.
ADESSO BASTA!
Firenze Antifascista
Bekaert: servono nuove indagini sanitari – ambientali e progetti chiari
Circolo del Valdarno del Partito di Rifondazione Comunista – SE
Come Circolo del Valdarno Fiorentino del PRC continuiamo il nostro impegno per una soluzione dignitosa, sia dal punto di vista occupazione che ecologica, della vicenda Bekaert (ex Pirelli) di Figline Valdarno.
Dopo il presidio pubblico del 5 dicembre 2021, organizzato insieme alle altre forze politiche della sinistra figlinese, abbiamo ottenuto e analizzato i dati Arpat sulla situazione ambientale dell’area dimessa Bekaert.
In data 05/04/22 abbiamo infatti ricevuto da ARPAT la risposta alla nostra richiesta sulla bonifica dell’area industriale ex Pirelli-Bekaert spa situata nel comune di Figline.
La nostra richiesta scaturiva dal fatto, accertato, che in tale fabbrica venne compiuta un’operazione di bonifica (sito notificato il 16/11/2012) a causa della presenza, nel terreno circostante l’edificio ed in alcuni pozzi d’ispezione della falda, di inquinanti di varia natura; tale operazione venne eseguita in due fasi, a partire dal 2014, per concludersi come attestato dal Decreto Regionale 14844 il 30/08/21.
I nostri chiarimenti all’ARPAT vertevano in particolare sul verificare se altre misure della qualità di acque e terreni fossero state fatte più recentemente e se lo stato d’abbandono in cui versa l’ex stabilimento possa configurarsi come una variazione delle condizioni ambientali, tale da dover verificare che non risulti pregiudizievole delle condizioni di sicurezza per la salute pubblica.
Nella sua risposta l’ARPAT dichiara:
Che non risultano analisi delle acque e dei terreni successive a quelle già menzionate che rientravano nel progetto di bonifica di cui sopra; nello stesso capoverso ARPAT riconosce la giustezza della nostra affermazione per la quale, in caso di variazioni delle condizioni ambientali/antropiche, il responsabile dell’immobile debba elaborare una nuova Analisi di Rischio.
Rispetto a ciò è dirimente il fatto che Bekaert spa e/o il Comune di Figline Incisa riconoscano che l’abbandono stesso costituisca una forma di variazione delle condizioni di essere dell’edificio.
In merito allo stato d’abbandono la stessa Arpat dichiara che la responsabilità dell’accertamento se ciò possa costituire condizione di pericolosità spetta all’Amministrazione Comunale attraverso un’ispezione da compiere tramite la Polizia Municipale.
- Come Rifondazione Comunista – SE del Valdarno, chiediamo:
- Al Comune di Figline e Incisa Valdarno una accertamento del Comando di Polizia Municipale su eventuali condizioni di pericolosità ambientali relative all’attuale stato della struttura; chiediamo inoltre al Comune se siano previste variazioni urbanistico/edilizie del sito ex Bekaert.
- Alla ASL, un’indagine sanitaria approfondita sull’area ex Bekaert e sul relativo edificio industriale.
- A tutti soggetti privati e istituzionali coinvolti, che venga definita con urgenza la destinazione della struttura Bekaert (a pochi passi dal centro storico e dall’abitato di Figline), di cui le istituzioni pubbliche devono farsi carico, se necessario anche acquisendo l’area con i nuovi fondi europei per rimetterla a disposizione e utilità dei cittadini e di un territorio che ha un gran bisogno, ad esempio, di spazi sanitari e sportivi pubblico, fermo restando la necessità di piena occupazione e di diritto a reddito stabile e degno, per gli oltre 100 lavoratori ex Bekaert attualmente in Naspi.
Figline e Incisa Valdarno, 14/04/2022
Le armi devono tacere: solo questo può porre fine alla guerra
Assemblea cittadina contro la guerra – Firenze
Condanniamo fermamente l’aggressione della Russia all’Ucraina, che porta morte, distruzione e sofferenze alla popolazione civile, e che non può trovare giustificazione alcuna.
Riteniamo grave e sbagliata la decisione del Governo e del Parlamento italiani per l’invio di aiuti militari, in netto contrasto con l’art.11 della nostra Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e di risoluzione delle controversie internazionali”.
L’invio di armi in Ucraina espone il nostro Paese a un grave rischio, ponendolo in una condizione di possibile cobelligeranza, che nell’escalation potrebbe comportare pericoli devastanti, data la presenza di testate nucleari nelle basi NATO italiane. Non stiamo difendendo i valori della democrazia: la guerra nasce dalla lotta per il predominio economico e per il controllo delle fonti energetiche.
Esprimiamo netta contrarietà a qualsiasi aumento delle spese militari che invece devono essere drasticamente ridotte.
Condanniamo la posizione dell’Europa, che invece di adoperarsi per una soluzione del conflitto alza il livello dello scontro inviando truppe e armamenti nella zona di guerra.
Siamo fermamente contrari all’espansione ad est della NATO, così come convenuto subito dopo la caduta dell’URSS e la fine del Patto di Varsavia. Occorre invece sciogliere la NATO portatrice di tensioni e di conflitti in Europa come in altre parti del mondo.
Denunciamo i gravissimi danni sociali ed ambientali della guerra, già da otto anni causa del forte inquinamento dei terreni agricoli in Donbass, danni che si moltiplicheranno soprattutto per i paesi con forte dipendenza energetica come il nostro, in cui Draghi parla addirittura di riapertura delle centrali a carbone.
Chiediamo:
- l’immediato cessate il fuoco e il ritiro delle truppe dall’Ucraina
- la ripresa di trattative, a partire dagli accordi mai rispettati di Minsk del 2014, che prevedevano l’impegno dell’Ucraina a garantire maggiore autonomia alle regioni di Doneck e Lugansk. Al contrario, i governi che si sono succeduti in Ucraina, compreso l’attuale, hanno fomentato il conflitto in Donbass con la crescita di gruppi nazionalisti di destra e formazioni neonaziste.
- una soluzione diplomatica del conflitto che garantisca la sicurezza di tutte le parti
- che l’Europa eserciti ogni sforzo per arrivare a soluzioni politiche e non invii aiuti militari
- protezione, assistenza, diritti a tutte le popolazioni colpite dalla guerra, senza distinzione di lingua cultura, e generi, con particolare riferimento alla comunità LGBTQIA+ Ucraina, accoglienza per tutti i profughi
- neutralità e smilitarizzazione dell’Ucraina, che deve stare fuori dalla NATO nello scontro tra potenze atomiche. Sì alla sicurezza condivisa. Sì al disarmo
- un’Europa senza armi nucleari dall’Atlantico agli Urali
- il ritiro di formazioni armate straniere, milizie armate e mercenari stranieri dalla zona di conflitto
Il prezzo di questa guerra, anche in termini economici, verrà pagato dalle popolazioni di tutta Europa. Le cittadine e i cittadini italiani pagheranno l’aumento degli investimenti in armi con una ulteriore penalizzazione dei servizi essenziali (sanità, scuola, trasporti) e con aumenti insostenibili del costo della vita.
L’intensificarsi dello scontro armato porterà profitti enormi solo all’industria bellica
Fermiamo la guerra in Ucraina, fermiamo tutte le guerre nel mondo!
Sabato 2 aprile 2022 ore 10.30-12.00 presidio sul Ponte Santa Trinita
Le armi devono tacere: solo questo può porre fine alla guerra!
Condanniamo fermamente l’aggressione della Russia all’Ucraina, che porta morte, distruzione e sofferenze alla popolazione civile, e che non può trovare giustificazione alcuna.
Siamo fermamente contrari a qualunque espansione della NATO, che provoca tensioni e conflitti in Europa come in altre parti del mondo; la NATO ha continuato ad allargarsi verso l’est Europa nonostante gli accordi presi dopo la fine del Patto di Varsavia
Riteniamo inaccettabile la decisione del Governo e del Parlamento italiani per l’invio di aiuti militari, in netto contrasto con l’art.11 della nostra Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e di risoluzione delle controversie internazionali”.
L’invio di armi in Ucraina espone il nostro Paese a un grave rischio, ponendolo in una condizione di possibile cobelligeranza, che nell’escalation potrebbe comportare pericoli devastanti, data la presenza di testate nucleari nelle basi NATO italiane.
Condanniamo la posizione dell’Unione Europea, che invece di adoperarsi per una soluzione del conflitto alza il livello dello scontro inviando truppe e armamenti nella zona di guerra.
Denunciamo i gravissimi danni ambientali della guerra, già da otto anni causa del forte inquinamento dei terreni agricoli in Donbass, danni che si moltiplicheranno soprattutto per i paesi con forte dipendenza energetica come il nostro, in cui Draghi parla addirittura di riapertura delle centrali a carbone.
Chiediamo:
- l’immediato cessate il fuoco e il ritiro delle truppe dall’Ucraina
- la ripresa di trattative, a partire dagli accordi mai rispettati di Minsk del 2014, che prevedevano l’impegno dell’Ucraina a garantire l’autonomia delle regioni di Doneck e Lugansk e la tutela della popolazione russofona
- una soluzione diplomatica del conflitto nel contesto e con la presenza di organismi internazionali, che garantiscano la sicurezza di tutte le parti e l’autodeterminazione di tutte le popolazioni coinvolte
- che l’Unione Europea eserciti ogni sforzo per realizzare una vera trattativa tra le parti, e non invii aiuti militari
- protezione, assistenza, diritti alla popolazione di tutta l’Ucraina, senza distinzione di lingua cultura e generi, con particolare attenzione alla comunità LGBTQIA+ Ucraina. Accoglienza per i profughi di tutte le guerre, senza distinzione di nazionalità
- sicurezza condivisa e disarmo come uniche soluzioni alla guerra
- un’Europa senza armi nucleari dall’Atlantico agli Urali
- il ritiro di formazioni armate straniere, milizie armate e mercenari stranieri dalla zona di conflitto
Il prezzo di questa guerra, anche in termini economici, verrà pagato dalle popolazioni di tutta Europa. Le cittadine e i cittadini italiani pagheranno l’aumento degli investimenti in armi con una ulteriore penalizzazione dei servizi essenziali (sanità, scuola, trasporti) e con aumenti insostenibili del costo della vita.
L’intensificarsi dello scontro armato porterà profitti enormi solo all’industria bellica.
Fermiamo la guerra in Ucraina
Fermiamo tutte le guerre nel mondo
Manifestiamo in corteo a Firenze: venerdì 11 marzo ore 17:30 in piazza Santissima Annunziata
Assemblea cittadina contro la guerra – Firenze
In piazza per la pace, contro la guerra, per sciogliere la NATO
Segreteria Provinciale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea Firenze
Il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea di Firenze parteciperà alla manifestazione per la pace indetta per sabato 26 Febbraio alle 10:00 presso Ponte Santa Trinita.
Di fronte ai venti di guerra che si stanno muovendo tra Nato e Russia, da comuniste e comunisti non possiamo che sostenere, dare forza e dare vita a mobilitazioni e momenti collettivi contro la guerra; teniamo bene a mente che ogni conflitto armato richiede un prezzo carissimo per la popolazione civile e per le persone con meno mezzi.
In tutta Europa le conseguenze di queste tensioni si sono già tradotte in aumenti del costo dell’energia, mentre è chiaro come la contrapposizione tra popolazione di lingua russa e popolazione di lunga ucraina sia usata per ragioni di interesse economico di chi detiene il potere.
Al capitalismo non interessa la pace. L’Ucraina è il territorio con la maggiore presenza di terre nere in Europa, cosa che permetterebbe con un altro sistema economico di sfamare tutta la popolazione europea; gli immensi giacimenti di risorse ferrose e di materiali radioattivi la rendono fondamentale per la produzione di armi contemporanee.
La partita in corso non si gioca sulla democrazia. Il gesto della Russia è sbagliato, perché rompe definitivamente la possibilità di evitare la guerra. Le responsabilità sono da individuare nelle scelte della NATO, di allargarsi a est e di continuare a portare avanti un patto atlantico anacronistico e destabilizzante per tutto il mondo.
Lo schierarsi con la Casa Bianca sta rendendo l’Europa ancora più debole, favorendo così logiche polarizzanti che negano ogni possibilità di pace.
Superare le logiche del capitalismo, bloccare le operazioni militari russe, sciogliere la NATO: sono le priorità su cui dare forza alle mobilitazioni per la pace che ci saranno in tutta Italia sabato. Con le nostre bandiere e le nostre parole saremo al fianco dei movimenti, anche a Firenze.
Immagine dalla pagina Facebook del Partito della Rifondazione Comunista (manifestazione contro la guerra di Milano)