Quando la disumanità del sistema non è uno slogan ma una triste realtà.

Quante situazioni di sfruttamento sono state messe alla luce ( inutilmente)?
Ricordate la storia degli immigrati invisibili a raccogliere pomodori per qualche centesimo al chilo, storia che coinvolse anche l’ “onorevole” Bellanova ( cgil, Italia Viva…) che parve cadere dalle nuvole? e tutte le vicende di donne rumene usate, sfruttate ed anche violate nelle baraccopoli dello sfruttamento in Puglia, clima e scene da campo di sterminio…? Ed anche quanto portato alla ribalta da Sumahoro, prima che la stupidità ed ingordigia dei familiari facessero oscurare le sacrosante denunce da costui effettuate dietro una triste questione personale….
Adesso siamo difronte all’ennesimo fatto, dico fatto e non sospetto, del disumano sfruttamento di un porco padrone che, sentendosi dio, dispone del tempo, del corpo, della vita di quello che nella nostra Repubblica ( fondata sul lavoro) dovrebbe essere un LAVORATORE SALARIATO ma che nella realtà è, letteralmente, CARNE DA MACELLO.
Satnam Singh, 31 anni, indiano lasciato morire d’agonia.
Prima il lavoro in condizioni di totale sfruttamento, insieme a centinaia di altri; poi la tragedia: un macchinario avvolgi-plastica agguanta il braccio di Singh recidendolo dal corpo.
Il padrone, presente, invece di precipitarsi all’ospedale spenge la macchina agricola, prende il corpo del bracciante, lo riversa in un pulmino e lo va a scaricare, vivo agonizzante, difronte all’abitazione stessa del povero cristo, morente. Con mostruoso e disumano cinismo va a fare una doccia, lava il pulmino e quindi va a cercare due avvocati. Nel frattempo Singh, dissanguato, muore dopo 36 ore di agonia… Stomacherebbe pensare che una fine del genere l’ha fatta il gatto di casa….
Questa la ricostruzione dei fatti riportata dalla stampa odierna.
Rabbia, dolore, ma anche stupore ed incredulità, difronte ad un’indifferenza, una violenza, una barbarie del genere.
Ma la riflessione politica richiede che si prenda atto che la brutalità, la freddezza e l’ingordigia di profitto del sistema capitalista che alleva e cresce questi mostri ( altro che imprenditori che danno lavoro!) non può che essere risolta tramite la distruzione di questo stesso sistema.
Non è (solo) una questione di umanità! In questo sistema, in particolare da quando l’Impresa è assurta al rango di Religione di Stato, divinità alla quale è lecito tutto, episodi del genere sono solo “incidenti di percorso”. L’ideologia capitalista vuole trasformare tutti nell’Uomo-imprenditore-di-se-stesso, unica concezione del nostro vivere, per cui un povero bracciante che vive per lavorare ( e non che lavora per vivere, come voleva la civiltà novecentesca) non è altro che un piccolo sfigato imprenditore che investe il proprio tempo con l’obbiettivo di risolvere INDIVIDUALMENTE i suoi problemi e collocarsi, almeno, fra i “garantiti” che, stante un salario di sopravvivenza, senza certezza sanitaria, senza istruzione di qualità, potrà comunque trascorrere il suo poco tempo libero a spippolare un i-phone o andare in qualche Mall incarnandosi, a sua volta, in un consumatore di beni, ossia una persona felice!
” Ci ha rovinati tutti!” hanno dichiarato, almeno a quanto riportano i quotidiani main-stream, i familiari del padrone-assassino recitando ovviamente la parte delle povere vittime! Loro, benefattori dei pezzenti, sbattuti sui giornali e, chissà, processati da un tribunale per colpa di un cretino che ha pensato bene di farsi spappolare un braccio, invece di lavorare dall’alba a quasi notte per uno stipendio da capogiro di qualche euro al giorno ( la ditta che lo sfruttava dichiara due milioni di euro – Fonte: La Repubblica).
E chissà quanti altri “imprenditori”, quanti ministri ( chissà perché viene in mente Santanchè), quanti sottosegretari, padroni e padroncini penseranno la stessa cosa: che roba! non si può più rapinare la società come si deve che succede sempre qualcosa… quasi quasi ci vorrebbe una legge che trasformi l’omicidio sul lavoro in una svista “contabile”….
Perché la tragedia nella tragedia è che il fallimento della moderazione socialdemocratica, lo sdoganamento, prima, e l’avanzata in questi tempi delle destre fascistoidi, la disperazione che non trova risposta, creano una sottocultura dilagante nella quale i ricchi sono belli, giusti ed intoccabili, a prescindere. E che chi ha le pezze al culo è perché se lo è scelto o perché iddio in persona ha voluto così.
E questa sottocultura attraversa e corrompe le menti, anche quelle di noi sfruttati.
Proletari di tutti i Paesi, Unitevi.