La vittoria di Melenchon viene da lontano… articolo del compagno Ferrero sul Fatto Quotidiano 08/07/2024
Mentre festeggiamo per i risultati delle elezioni francesi, mostrando una certa invidia per i nostri cugini d’oltralpe, molti di noi si chiedono ma come è stato possibile? Come è stato possibile sconfiggere le destre? Come è stato possibile costruire un Fronte Popolare non fondato sulla politica del meno peggio ma al contrario con una posizione politica molto radicale? Come è stato possibile che un candidato di sinistra come Jean-Luc Melenchon fosse alla guida dello schieramento? Senza voler analizzare in questa sede cosa succederà in Francia nei prossimi giorni o fare i pronostici sulle grandi manovre in corso per impedire alla sinistra di governare, qui di seguito cercherò di rispondere ad alcune di queste domande, aiutato da una lunga frequentazione nel corso degli anni con Melenchon.
Partiamo innanzitutto da Melenchon, un leader di sinistra, popolare, antiliberista e contrario ad ogni logica del “meno peggio”. Melenchon, oltre 15 anni fa ha rotto con il partito Socialista ed ha dato vita al Partì de Gauche, al Front de Gauche – col PCF – e poi a France Insoumise. In tutti questi anni, prima di arrivare alla costruzione della NUPES (2022) e poi del Nouveau Front Populaire (2024), ha lavorato a costruire una sinistra di classe e antiliberista in Francia, in polemica frontale con l’indirizzo politico del Partito Socialista. In questo contesto, anche in autonomia dal PCF, si è sovente rifiutato di sostenere i socialisti nelle elezioni amministrative, comprese quelle delle capitale.
Melenchon ha quindi perseguito in questi 15 anni la crescita della sinistra di alternativa, sottolineando la necessità di battere la sinistra liberista quale condizione per poter unire la sinistra e sconfiggere le destre sottraendogli il consenso popolare. Il Nostro si è quindi sempre rifiutato di convergere su programmi e candidati imposti dal Partito socialista in quanto forza più grande, ponendosi l’obiettivo di rovesciare i rapporti di forza all’interno della sinistra, facendo in modo che la sinistra radicale diventasse più grande della sinistra moderata. Questo rovesciamento di rapporti di forza e quindi di linea politica è stata la condizione per l’alleanza della sinistra. Sempre in questa direzione di marcia il Partì de Gauche di Melenchon chiese addirittura l’espulsione di Syriza dal Partito della Sinistra Europea dopo che questa aveva accettato di governare sul programma imposto dall’Unione Europea. Parlare quindi di Melenchon come espressione del centro sinistra come se fosse Elly Schlein è una pura fesseria: i punti di riferimento di Melenchon sono Chavez ed Evo Morales, non certo i socialisti europei e non a caso nel 2022 venne in Italia a sostenere le liste di Unione Popolare.
Il fatto che in Francia sia esistita in questi 15 anni una sinistra degna di questo nome, di cui Melenchon e il PCF, con il Fronte de Gauche, sono stati protagonisti, insieme alla determinazione della CGT guidata dai comunisti, ha favorito un significativo conflitto sociale che noi in Italia ci siamo sognati. La forza politica e sindacale della sinistra di alternativa è cresciuta nello sviluppo di un conflitto sociale e lo ha a sua volta favorito. Questo ha determinato un punto decisivo di maturazione della realtà sociale francese fondato sulla consapevolezza della propria forza e della propria dignità, il contrario del senso di impotenza e di fatalismo che caratterizza la situazione italiana. Non a caso addirittura nel movimento di lotta francese contro la precarizzazione si sono ritrovati riferimenti al fatto che non bisognava fare come in Italia. La costruzione della sinistra di alternativa sul piano politico e sindacale ha quindi favorito ed è stata a sua volta favorita dalle lotte e dal protagonismo sociale di un popolo che ha sempre operato per prendere nelle proprie mani il proprio destino e non certo per delegarlo a qualche uomo della provvidenza.
Su questa base si è arrivati ad aggregare la NUPES nelle legislative del 2022 e le Nouveau Front Populaire oggi: non una aggregazione di ceto politico di centro sinistra ma una aggregazione popolare di sinistra in cui le forze di centro sinistra non hanno l’egemonia. In questo contesto è nato il programma di cui Melenchon rivendica la realizzazione: non una serie generica di promesse da disattendere alla prima occasione ma l’impegno a realizzare nei primi 15 giorni di governo l’aumento del salario minimo a 1.600 euro netti, l’abolizione della riforma pensionistica di Macron e l’imposizione di un prezzo calmierato per i beni di prima necessità.
Il risultato francese – che in ogni caso segna positivamente la situazione transalpina – non è quindi frutto del caso o di un miracolo, ma l’esito ricercato di un lungo scontro politico in cui la prospettiva della sinistra di alternativa si è imposta sulla sinistra liberista. Comprendere questo può essere utile per cercare, anche a casa nostra, di individuare dopo decenni di sconfitte, una strada solida su cui procedere, evitando illusioni e presunte scorciatoie.